Sono giorni difficili per i partiti. Le scissioni interne, le crisi di voti, di identità, di idee. Sia Pd che Pdl sono ai minimi storici, gli scandali all’ordine del giorno. E intanto, nell’emergenza economica, l’unico vessillo sembra Monti. Dietro di lui, Casini. Un periodo difficile, di scelte faticose. Dove andranno i partiti? Ci saranno ancora? Lo abbiamo chiesto a Massimo Cacciari, filosofo, accademico e politico ex sindaco di Venezia ed ex Pd.
Cento giorni di governo. Che ne pensa dell’operato di Mario Monti?
Monti sta facendo tutto di quello che può fare. Certo, ha i limiti. Non solo di tempo: non ha una maggioranza propria, e con le forze che si sono costruite intorno a lui non può avviare riforme strutturali. Quello che può lo fa. Quello che non può, no.
Cosa non può fare?
Una riforma completa del lavoro. O una del welfare. Insomma, non può fare davvero le riforme che deve fare. Lui, adesso, può intervenire nelle cose fondamentali, avviarle, mettere ritocchi, dare una strada. Ma il resto, cioè la gran parte del lavoro, andrà fatto dopo di lui.
E chi ci sarà dopo Monti?
Ancora Monti.
Monti? Ma il presidente del Consiglio ha ripetuto, più volte, che non si candiderà.
Monti, o chi per lui. Uno della sua squadra, insomma, ci dovrà essere di sicuro.
Allora sta pensando a Corrado Passera?
Ma insomma, non lo so chi sarà, non me lo chieda nemmeno. Io dico “Monti”, ma è un modo per indicare tutta “l’area monti”, cioè tutto quello che lo circonda, che lo appoggia e lo sostiene. Intendo definire un insieme di poteri economici, industriali e cattolici che in Monti trova quello di cui ha bisogno. E che si sono espressi in modo molto chiaro. Chi vorrà governare in futuro dovrà vedersela con questo, con il “montismo”, insomma. Non si sfugge.
Anche Pd e Pdl, allora.
Certo. E in questo senso le posizioni dei due partiti sono diverse. Il Pdl, dopo la spaccatura con la Lega, che sembrerebbe definitiva, non ha scelta. O va in questa direzione, cioè quella del montismo, oppure muore. Punto. Il Pd, invece, potrebbe anche staccarsi, aprire alla sinistra, rifare una nuova edizione dell’Ulivo e presentarsi alle elezioni. Magari le vince anche.
E lei pensa che non le vincerebbe.
Non lo so, non si può sapere. Il punto è un altro, semmai: che, ormai, se si è dato appoggio al governo Monti, ha senso continuare su questa strada. Cioè, andare verso una formazione vicina all’area Monti. Diciamo, chiamamolo un Terzo Polo.
Con Casini e non con Di Pietro.
Sì, con Casini. Ma non si pensi che io sia dalla parte dell’Udc. Lo dico perché mi sembra quasi inevitabile, e soprattutto perché è stato l’unico, o il primo, a capire che le prossime elezioni si svolgeranno attorno a Monti, e a quel gruppo di potere. E si è subito posizionato lì con Monti e il suo programma.
E lei pensa che Casini possa davvero appoggiare le riforme che “l’area Monti” dovrebbe fare?
Be’, che dire? In molti lo hanno appoggiato obtorto collo, e lo dicevano anche. Casini le ha sempre approvate, in prima fila, col sorriso. Perché dovrei pensare che non le approvi?
L’Udc è un partito pro-Sud. È molto legato a Caltagirone. Insomma, non proprio il progresso.
Ma cosa vuol dire pro-Sud? Niente. Insomma, Casini è lì, e la politica si gioca, adesso, in quell’area, quella di Monti.
Ma non è possibile che qualcuno scompigli le carte? Un nuovo personaggio carismatico, un Berlusconi del futuro?
No,no. Non è possibile. Non solo perché non se ne vedono all’orizzonte, di carismatici. Ma anche perché non c’è alternativa. Se non il collasso. Il governo Monti non per niente ha ricevuto la benedizione del Presidente della Repubblica, dalle Banche, da Confindustria, dai paesi stranieri, dale grandi aziende, dal Vaticano, dal ceto produttivo. Come si potrebbe avere, o anche solo creare, un’alternativa? Si dovrà confrontarsi con questo. La prossima fase sarà ancora una fase alla Monti.
E lei dove sarà?
Qui. A studiare, a leggere. A guardare tutto da fuori.