CAGLIARI – Il colle di Tuvixeddu e la necropoli fenicia di Cagliari tornano ad essere al centro del dibattito politico che da anni infiamma le sale consiliari e le pagine dei giornali locali. Al centro della polemica, questa volta, l’amministrazione del giovane sindaco Massimo Zedda, di Sel, insediato da giugno 2011. Zedda fece dell’opposizione al cemento su Tuvixeddu una delle bandiere della propria campagna elettorale, firmando l’11 febbraio 2011 un appello che reclamava il «necessario intervento immediato per evitare la realizzazione di ogni altra qualsivoglia opera o manufatto nell’area di Tuvixeddu-Tuvumannu».
L’area sulla quale sorge la necropoli è compresa tra i colli Tuvixeddu e Tuvumannu, ed è da anni sottoposta a molte forme di violenza e di degrado, con tombe ridotte a depositi di immondizia e i siti archeologici abbandonati a sé stessi. Da sempre personalità della cultura e della politica regionale si battono per la riqualificazione del sito, mediante anche la costruzione di un parco archeologico. Legambiente aveva espresso l’intenzione di proporre l’istituzione del parco mesi fa. Ora una proposta di legge al consiglio regionale sardo, accompagnata da 5mila firme, è stata presentata dall’opposizione di centrosinistra che comprende Partito democratico, Sinistra ecologia e libertà e Italia dei valori.
Tuttavia è da sempre in cantiere un progetto per edificare l’area e realizzare un quartiere di lusso con vista sulla necropoli, progetto che potrebbe comprendere anche la realizzazione del parco. Tre anni fa una sentenza del Tar confermò un accordo fra il Comune e il gruppo Coimpresa per edificare nell’area fra Tuvixeddu e il colle di Tuvumannu 260 mila metri cubi di edifici. Sentenza che venne poi annullata dal Consiglio di Stato nel marzo 2011, accogliendo l’istanza della Regione Sardegna, guidata allora da Renato Soru, e di Italia Nostra.
La polemica riprende a seguito della delibera della giunta comunale di Zedda, la 1/2012 del 11 gennaio 2012. Una delibera che lascia spazio a diverse perplessità esplose in critiche anche dure, come quella dello scrittore Giorgio Todde, di Italia Nostra, che sul quotidiano Nuova Sardegna ha pubblicato un articolo dai toni molto aspri, dove ha scritto: «È trascorso un anno dalla sentenza del Consiglio di Stato che affermava l’inedificabilità di Tuvixeddu. E otto mesi dall’elezione del nuovo sindaco di Cagliari. In tanti abbiamo pensato che finalmente avrebbe «vinto» un’idea nuova di città. In tanti abbiamo pensato che si sarebbe realizzata un’idea di città non fondata sul cemento, che l’urbanistica avrebbe prevalso sull’edilizia, che avrebbe vinto il verde, che i viali sarebbero stati ombrosi, i centri storici restaurati e rispettati. Invece una delibera di giunta, di questa giunta, ci toglie ogni ingenua illusione».
L’area di Tuvixeddu-Tuxumannu e le due aree di intervento
L’oggetto della contestazione è la presunta restrizione dell’area vincolata intorno alle tombe, dando il via libera alla costruzione da parte del gruppo Coimpresa (il cui progetto è legittimato da un accordo di programma del 2000), con il conseguente forte timore degli ambientalisti. All’interno della delibera si legge infatti che «l’art. 49 detta le prescrizioni normative da applicare alle aree di cui al punto precedente prescrivendo per i beni sopracitati, sino all’adeguamento del PUC al P.P.R., una fascia “di tutela” di larghezza minima di m. 100 dal perimetro esterno del bene».
Il tono della polemica è stato poi smorzato dal consigliere comunale del Partito democratico Matteo Lecis Cocco-Ortu, che sul suo blog spiega come la delibera serva «per riportare in capo al Sindaco, e non ai tecnici comunali (come pretendeva la Regione), le decisioni da prendere nella fase di copianificazione con Soprintendenza e Regione».
Ed è proprio il sindaco Massimo Zedda a confermare il no al cemento rispondendo alle domande del quotidiano La Repubblica: «Noi vogliamo esattamente l’opposto. E con un’altra delibera avvieremo l’adeguamento del piano comunale a quello regionale», ha risposto il sindaco. «Per Tuvixeddu non ce la facciamo, da soli, a fronteggiare eventuali risarcimenti chiesti dai costruttori. Solo per l’annullamento di una piccola porzione del loro intervento, vogliono 12 milioni. E poi c’è l’Ici che hanno pagato. Deve intervenire la Regione. E noi puntiamo a trovare un intesa. Le accuse al Comune sono ingiuste, devono essere indirizzate alla Regione. Il nostro obiettivo resta quello della salvaguardia integrale di Tuvixeddu».
Un problema che dunque si presenta ancora tutto da risolvere e con numerosi risvolti giuridici ancora da sistemare. La testata Sardegna Quotidiano ha ricordato che Massimo Zedda fa riferimento all’ordine del giorno del Consiglio Regionale, approvato all’unanimità nel Marzo 2011 e riguardante l’impegno da parte della Giunta di acquisire le aree di Tuvixeddu, riconosciute come patrimonio culturale. Impegno che tuttavia ancora non è stato portato a termine.
Nel frattempo il sindaco sembra godere dell’appoggio della maggior parte del centrosinistra e persino del centrodestra. La soluzione alla questione Tuvixeddu, che in questi anni è diventato non solo un problema cagliaritano ma nazionale e internazionale, è tuttavia ancora lontana.
L’area di Tuvixeddu a Cagliari (Flickr – cristianocani)