Con Berlusconi prescritto “non esce bene nessuno né lui né la procura”

Con Berlusconi prescritto “non esce bene nessuno né lui né la procura”

Dopo cinque anni, Silvio Berlusconi è stato prescritto e il “caso Mills” passa, dal tribunale di Milano, alla storia. Prescritto, dunque. Ma una domanda ingenua resta: allora Silvio è innocente? «A livello formale, la corte non si è espressa nel merito. La prescrizione non dice nulla», spiega Frank Cimini, cronista giudiziario di Tm News e “memoria storica” del Tribunale di Milano. «Ma a livello sostanziale, invece dice tutto: e non è bello per Berlusconi». Non c’è bisogno di aspettare le motivazioni della sentenza: «i giudici, all’arrivo della prescrizione, esprimono quello che ravvisano nelle carte. E devono scegliere la soluzione più favorevole per l’imputato. Se fosse stato innocente, sarebbe stato assolto», come appunto aveva chiesto la difesa di Berlusconi. Ma, essendo stato prescritto, vuol dire che per i giudici (sempre secondo quanto vedono nelle carte) sarebbe stato da condannare.

E allora il Cavaliere l’ha scampata anche stavolta? Sembra di sì. Grazie alla legge ex Cirielli, «che ha influito tantissimo: ha dimezzato la durata della prescrizione», arrivando a quei sette anni e mezzo che sono scaduti in questi giorni. E, sembra, grazie anche al guizzo finale della difesa che, con l’istanza di ricusazione della Corte presentata negli ultimi giorni, ha guadagnato tempo all’ex presidente del Consiglio. È stata respinta, ma ha spostato l’udienza dal 18 al 25. Appena dopo la scadenza dei termini.

A nulla è servito il tiro alla fune del pm Fabio De Pasquale, che ha cercato di spostare i termini della prescrizione più in qua. La Corte, facendo i calcoli (complicati) di tutte le interruzioni che sono incorse in questi anni, ha dato ragione alla difesa. E ha emesso la sentenza. Non è da escludere che il pm tenti l’ultima offensiva: si potrebbe appellare in Cassazione e chiedere l’annullamento della sentenza. Certo, occorrono tempi rapidi (secondo il computo del pm, respinto dai giudici, la prescrizione cadrebbe a maggio) e, alla fine, sarebbe solo una vittoria simbolica. Ma non è detto che De Pasquale si arrenda, che lasci qualcosa di intentato. D’altra parte, spiega a Linkiesta, Paolino Ardia, avvocato penalista, in questo caso «si trattava di un reato a formazione progressiva e quindi era molto difficile stabilre quando sia stato esattamente compiuto e come tale quando scatta la prescrizione»

In generale, è una storia «da cui nessuno esce bene», conclude Cimini. «Non ne esce bene Berlusconi, che è prescritto, ma non assolto». E «non ne esce bene nemmeno la procura di Milano», a suo avviso, che «nel 1996, anche per opportunità politica, ha scelto di ascoltare David Mills come testimone, anche se doveva essere indagato per concorso esterno in falso in bilancio» per le società offshore di Berusconi. «È stata l’applicazione di un codice ereditato da Mani Pulite: l’indagando, se collabora con la giustizia, diventa testimone». Questo ha portato alla corruzione di Mills come testimone, e di conseguenza all’incriminazione di Berlusconi. Insomma, a tutto quello che è il “caso Mills”. Se non avesse agito in questo modo, «sarebbe cambiato tutto: Mills, ad esempio, non sarebbe stato accusato di falsa testimonianza».

Ma da questo pomeriggio, parlare del “caso Mills” equivale a parlare del passato. La sentenza al fotofinish chiude anche uno degli ultimi capitoli del berlusconismo, cioè la battaglia, quasi ideologica, di Berlusconi contro i magistrati. Si può pensare che il mondo sia cambiato e che, tutto sommato, il nuovo clima di sobrietà porta con sé anche un appeasement, certo non volontario, tra Silvio e le toghe. 

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