Arriva di nuovo un colpo a sorpresa nella vicenda del salvataggio della compagnia assicurativa Fondiaria Sai, che riapre i giochi e rimette il pallino nelle mani della famiglia Ligresti. Poche ore dopo la conferma dell’impegno di Mediobanca a favore dell’operazione di integrazione con Unipol, ribadito dall’amministratore delegato Alberto Nagel, Sator di Matteo Arpe e i veneti di Palladio Finanziaria hanno ufficializzato la loro proposta alternativa e vincolante (fino all’8 marzo). Le due società sono disponibili a impegnare fino a un massimo di 400 milioni per ricapitalizzare la Premafin, la holding che detiene circa il 36% di Fon-Sai, e partecipare poi per questa via all’aumento di capitale da 1,1 miliardi della compagnia assicurativa. E, come Unipol, pongono la condizione che la Consob conceda l’esenzione dall’obbligo di Opa.
Per Premafin si prevede un aumento di capitale complessivo fino a 450 milioni: un massimo di 400 milioni riservati appunto a Sator e Palladio, in cambio di almeno il 60% del capitale post-aumento, e un minimo di 50 milioni offerti in opzione ai vecchi azionisti della holding. La famiglia Ligresti, che detiene direttamente il 51% di Premafin più un altro 20% attraverso i due trust esteri ad essa rinconducibili (The Heritage e The Ever Green), potrebbe perciò investitire fino a 35 milioni di euro. Inoltre, non potrebbe beneficiare di alcun buona uscita, nemmeno attraverso il diritto di recesso, visto che non sono previste fusioni e si manterrebbe l’attuale catena societaria del gruppo (Premafin-Fondiaria Sai-Milano Assicurazioni).
Il piano predisposto da Arpe, che con la sua Banca Profilo si offre anche come promotore di un consorzio di collocamento per garantire il buon esito dell’operazione, indica come secondo «elemento essenziale» dell’operazione una «ristrutturazione dell’attuale indebitamento di Premafin». Che vuol dire chiedere alle banche di rinunciare a una parte dei loro crediti (circa 320 milioni, secondo gli ultimi dati ufficiali) o accettare di convertirli in capitale. Nell’offerta congegnata da Arpe e dal duo Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago, amministratori delegati di Palladio Finanziaria, si ritiene come «auspicabile anche una contestuale ridefinizione dell’indebitamento subordinato della controllata Fon-Sai». Un auspicio che ha un preciso destinatario: quella Mediobanca che è invece la regista dell’operazione di fusione a quattro fra Premafin, le sue controllate Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni e la Unipol Assicurazioni del gruppo Unipol.
Fra il 2003 e il 2008, infatti, Mediobanca ha erogato prestiti subordinati a Fon-Sai e alla Milano per complessivi 1,1 miliardi, di cui 1,05 ancora in essere (qui i dettagli dell’esposizione). Contrattualmente, Piazzetta Cuccia non ha obblighi di conversione. Perciò la richiesta di Arpe, che nel comunicato viene presentata come «equa ripartizione degli oneri relativi al piano di salvataggio», scatenerà un braccio di ferro con la banca di Nagel, per nulla disposta a rinunciare ai suoi crediti. Presentando nel pomeriggio la semestrale di Mediobanca agli analisti, Nagel ha detto di essere impegnato a sostenere Unipol. «Se questa ipotesi non dovesse andare avanti o altre ipotesi fossero affacciate – ha poi aggiunto l’a.d. di Mediobanca – abbiamo esclusivamente come stella polare la solidità e la durevolezza della situazione finanziaria e industriale relativa alla compagnia».
L’incontro avuto nel pomeriggio con Henri De Castries, capo del colosso francese Axa, potrebbe segnalare che Nagel starebbe già preparando le sue contromosse rispetto alla proposta concorrente di Arpe, quali la vendita di attivi di rilievo che potrebbero modificare la convenienza di Sator e Palladio a proseguire. A tal proposito, le due società hanno vincolato la loro offerta all’assenza di qualsiasi atto che possa contrastare la loro operazione. Con questa seconda opzione sul tavolo, comunque, per la famiglia Ligresti, finita all’angolo negli ultimi mesi, si riaprono dei margini di scelta: toccherà al cda della holding, composto da amministratori fedeli alla famiglia, decidere su che strada proseguire.
Ieri sera, infine, Milano Assicurazioni, controllata al 63% di Fondiaria, ha approvato i dati di preconsuntivo sul 2011, che mostrano una perdita di 490 milioni, dovuta ai maggiori accontonamenti per adeguare la riserva sinistri (310 milioni), svalutazione di titoli (180 milioni) e di immobili (90 milioni). Il margine di solvibilità della compagnia è sceso al 132% alla fine di dicembre (includendo l’effetto del decreto milleproroghe per circa 26 punti percentuali). Grazie alla ripresa dei mercati finanziari, al 31 gennaio 2012. lo stesso indicatore patrimoniale si è attestato al 136% (di cui dieci punti percentuali attribuibili al Milleproroghe).
(ultimo aggiornamento h. 23:21)
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