Tu non lo sai, ma l’esercito dei droni ti sta già guardando

Tu non lo sai, ma l’esercito dei droni ti sta già guardando

Immaginate città in cui piccoli aerei senza pilota volano silenziosi ad alta quota, impossibili da individuare ad occhio nudo, equipaggiati con video e fotocamere ad alta definizione e capaci anche di penetrare muri grazie a tecnologia ad infrarossi. Sono i droni, simili a quelli usati in Afghanistan o in Yemen da Obama. Vi sembra fantascienza o l’ultimo film di James Bond? Non fatevi ingannare. Sta già succedendo in alcune città americane ed è solo questione di tempo prima che avvenga in tutto il paese e, chissà, anche in Europa.

Il giorno di San Valentino, Obama ha firmato una legge che ordina alla “Federal Aviation Administration” (FAA), l’agenzia che controlla lo spazio aereo americano, di regolarizzare l’uso commerciale e civile di droni – o Uav (velivolo di ricognizione pilotato a distanza) – all’interno dello spazio aereo americano entro il 15 Settembre 2015. Insomma, per i droni in Stati Uniti, il cielo si è finalmente aperto.

Finora, l’uso domestico di droni era stato severamente limitato per ragioni di sicurezza e preoccupazioni sulla privacy. Attualmente in Stati Uniti, chiunque voglia usarli o testarli, sia università che corpi di polizia, deve chiedere un permesso speciale alla FAA. La nuova legge obbliga l’agenzia a permettere l’uso di droni alla polizia entro 90 giorni.

In realtà, abbiamo scoperto che alcuni corpi di polizia hanno già comprato e testato in segreto droni, alcune volte senza nemmeno il permesso della FAA. E con questa nuova legge, ne seguiranno molti altri. L’espansione dell’uso di droni – che sono potenzialmente più efficaci di alternative tradizionali come gli elicotteri – costituisce una minaccia alla privacy. La American Civil Liberties Union, la più grande associazione per la difesa dei diritti civili in USA, la Electronic Frontier Foundation, una organizzazione che difende i diritti civili nell’era digitale, ed altri esperti sono preoccupati che questa tecnologia finirà per limitare i diritti dei cittadini americani.

«Macchine di video sorveglianza, piccole ed economiche, costituiscono una minaccia ai limiti attuali del monitoraggio aereo, e permettono una sorveglianza pervasiva» sostiene un rapporto della ACLU pubblicato nel Dicembre 2011. Gli autori del documento avvertono del potenziale uso abusivo di questa tecnologia.

La privacy dei cittadini in Stati Uniti è protetta dalla giurisprudenza emanata dal quarto emendamento, che tutela nei confronti di perquisizioni, arresti e confische «irragionevoli». Secondo alcuni esperti, potrebbe non essere abbastanza.

«Credo che il quarto emendamento e le restrizioni che abbiamo adesso siano obsolete. Tutti i precedenti su cui si basano vengono da un tempo in cui non c’era la tecnologia di oggi», afferma Joe Vacek, avvocato che insegna al dipartimento dell’aviazione della Università del North Dakota.

Melanie Hinton, portavoce della AUVSI, la più grande associazione internazionale che sostiene l’uso di droni, non è d’accordo. «Gli Uav non sono assolutamente diversi dagli elicotteri. Tra il GPS sul tuo cellulare, Facebook e Foursquare, tutti sanno cosa fanno tutti», afferma la Hinton, che sostiene anche che con le sentenze del Tribunale Supremo sulla privacy e il quarto emendamento, «i cittadini sono a posto».

Ma le preoccupazioni sulla privacy non hanno impedito a varie polizie di comprare e anche utilizzare droni molto prima della recente legge. Già negli ultimi anni la stampa americana aveva rivelato i nomi di alcuni dipartimenti di polizia che avevano acquistato droni. E già dal 2007, per esempio, che si parla della Polizia di Miami e quella di Houston. Quest’ultima beccata addirittura in flagrante dalle telecamere della stazione televisiva locale, la KPRC.

Finora nessuno è riuscito a rivelare con esattezza chi possiede o sta utilizzando droni. L’unica fonte affidabile, la FAA, si è sempre rifiutata di rendere pubblici i nomi di coloro che hanno ottenuto un permesso speciale: fare diversamente potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza delle loro operazioni. Qualche numero, però, c’è: Les Dorr, uno dei portavoce della FAA, ha dichiarato via mail che l’agenzia ha rilasciato 313 permessi nel 2011. A fine anno ce ne erano 295 attivi.

Vacek stima che ci devono essere almeno una ventina di corpi di polizia negli Stati Uniti che sono già in possesso di Uav. Lui stesso è al corrente di dieci, ma si è rifiutato di rivelarne il nome perché la sua università collabora con alcune di queste. Vacek ha però ammesso che alcune di queste polizie stanno usando droni in maniera illegale.

«Non ti dirò chi, ma almeno uno di questi corpi di polizia mi ha detto che usano normalmente i droni al di fuori dei limiti imposti dal permesso ottenuto dalla FAA», ha detto Vacek in un’intervista telefonica. «E so che ci sono altre polizie che possiedono droni e li stanno sperimentando, che è anche quello illegale. Alcune di queste li hanno comprati, hanno poi capito che non potevano usarli, ma hanno deciso di farlo comunque».

Siamo riusciti ad ottenere questa misteriosa lista da Melanie Hinton. Questi sono i corpi di polizia in Stati Uniti che fanno attualmente uso di droni: la polizia di Mesa in Colorado; Miami-Dade in Florida; Arlington in Texas; il Texas Department of Public Safety; Montgomery County in Texas; Richland County in Carolina del Sud; Queen Anne’s County in Maryland; la Utah Highway Patrol; Prescott in Arizona; e Yavapay County, anche questa in Arizona.

Steve Gitlin, un portavoce di AeroVironment, la più grossa produttrice di piccoli Uav nel mondo, pensa che un’espansione dell’uso di droni è inevitabile perché «ha troppo senso per non accadere». E la sua compagnia si sta già posizionando per approfittare dell’apertura di un nuovo mercato domestico.

AeroVironment sta pubblicizzando sul proprio sito un prototipo chiamato Qube, che costerà intorno ai 40 mila dollari. Ha l’apparenza di un mini-elicottero, pilotato a distanza da una specie di controller che sembra un iPad. Un video promozionale sul sito mostra le potenzialità del Qube: si monta in maniera semplice e può essere riposto nel cofano di una qualsiasi macchina della polizia, pronto a volare in pochi secondi. Secondo Gitlin, il Qube sarà «estremamente facile da usare, come un videogioco».

Visto che gli elicotteri veri, invece, costano migliaia se non milioni di dollari, Gitlin non ha dubbi che la richiesta di droni come il Qube aumenterà nei prossimi anni. «Ci sono tantissime agenzie che potrebbero trarre beneficio dall’uso di un dispositivo portatile a basso costo come il Qube».

Con lo spazio aereo finalmente aperto, compagnie che già producono droni per usi militari come la Honeywell, Insitu o AeroVironment sono pronte al lancio di modelli pensati apposta per il mercato domestico. Secondo alcune stime, il mercato americano di Uav nel 2011 ha raggiunto il valore di 4,3 milioni di dollari ed è previsto che raddoppi entro il 2020. Nello stesso arco di tempo, il mercato globale passerà dai 6 agli 11 milioni. Insomma, i droni stanno per arrivare in tutto il mondo – Scotland Yard ha intenzione di utilizzarli durante le Olimpiadi di quest’estate a Londra.

Con quest’espansione apparentemente inevitabile, la ACLU crede che l’uso dei droni avrà bisogno di essere regolato con cautela, per il bene di tutti. «Se riusciamo a stabilire delle buone regole per la protezione della privacy, la nostra società potrà godere dei benefici di questa tecnologia, senza doversi preoccupare del suo potenziale oscuro».