Bussola cineseAnche la Cina punta sulla Tav, non possiamo restarne fuori

Anche la Cina punta sulla Tav, non possiamo restarne fuori

SHANGHAI – Gli Stati Uniti sono diventati quello che sono anche grazie allo sviluppo delle linee ferrate che hanno collegato l’Est con l’Ovest del paese, portando sviluppo e progresso verso le zone estreme e allora popolate dagli indiani, vittime di quel processo di espansione umana che era ed è inarrestabile. È bene quindi ricordare che nel paese dove ora regna sovrana l’automobile, la spina dorsale del prima potenza al mondo, sono i collegamenti ferroviari. Al momento la rete ferroviaria degli Stati Uniti ha superato i 225mila chilometri (al 2008) e proprio nel 2011 l’amministrazione Obama ha annunciato l’intenzione di spendere 53 miliardi di dollari nei prossimi anni per il sostegno alla costruzione di una rete ferroviaria ad alta velocità.

Passiamo alla Cina. Altro paese con estensione territoriale comparabile agli Stati Uniti e molto più estesa di quella europea, nel tentativo di far sviluppare le aree più remote del paese che è grande quasi 4 volte l’Europa, aveva lanciato già con il l’Undicesimo piano quinquennale (2006-2011), l’obiettivo di collegare le varie città con linee ad alta velocità. Processo ancora in corso ma dopo pochi anni è già possibile raggiungere le più grandi città con i treni ad alta velocità. Non senza problemi, ma con un servizio che ha dell’incredibile. È infatti possibile vedere partire, dalla mega stazioni costruite in tempi record, treni ogni 15 minuti, come se si trattasse di una metropolitana cittadina, solo che quando arrivi a destinazione dopo 4 ore hai percorso già 1200-1300 km. Attualmente circa il 40% della popolazione cinese vive nelle città e questa cifra è destinata a crescere molto rapidamente raggiungendo, entro il 2020, il 55%. Tutto ciò rende la connessione tra le città della zona costiera e la parte ovest del paese uno degli elementi cruciali per lo sviluppo dell’economia.

La rete ferroviaria cinese è per estensione la terza più grande al mondo dietro quelle di Stati Uniti e Russia, e rappresenta il cuore del sistema dei trasporti cinese per passeggeri e cargo e, attualmente, il traffico ferroviario in Cina costituisce il 25% dell’intero traffico mondiale su rotaia. Nel 2009 l’estensione della rete ferroviaria ammontava a 86mila chilometri, il 22,8% in più rispetto al 2000. Oggi ci si attende che, rispettando i piani di sviluppo quinquennali, questa cifra possa salire a 110 mila chilometri entro il 2012 e a 180mila chilometri per il 2020.

Un altro importante risultato della politica cinese per lo sviluppo delle infrastrutture è stata l’adozione dei treni ad alta velocità (velocità che va da oltre i 250 chilometri l’ora fino ai 400) e la realizzazione di una rete ad essi dedicata di 4mila chilometri, attualmente in funzione, che sarà ampliata fino a raggiungere la quota di 13mila chilometri nel 2012. Inoltre, in base alle dichiarazioni del Ministero delle Ferrovie, la rete ad alta velocità collegherà tutti i capoluoghi di provincia della Cina e le città con più di 500mila abitanti entro il 2020, servendo così più del 90 per cento della popolazione. L’incremento dell’estensione della rete contribuirà ad una crescente separazione tra le linee “passeggeri” e quelle destinate alla movimentazione delle merci, consentendo così di aumentare ulteriormente la capacità di trasporto dell’intero sistema nazionale. In questo modo sarà possibile alleggerire la pressione esercitata sulla rete dal boom demografico che ha investito le città e, allo stesso tempo, sostenere ed incrementare il movimento merci via rotaia, con particolare riferimento a carbone e ferro, che insieme rappresentano circa il 50% dei trasferimenti merci su binario in Cina.

Rete ferroviaria cinese (fonte Wikipedia)

In questo contesto due nuovi numeri emergono: l’International Channel di 11mila 179 km e 13 giorni. Che cosa rappresentano? Già dal dicembre 2010 è in funzione la nuova linea internazionale da 11mila 179 chilometri che va dall’Europa e arriva a Chongqing ( e viceversa: Chongqing – Xinjiang – Europa). Si tratta della riproduzione moderna della famosa “Via della Seta”, la tratta ha origine da Chongqing per poi svilupparsi verso Lanzhou e Urumqi, seguendo quindi la linea ferroviaria North Xinjiang Railway, per poi attraversare Kazakistan, Russia, Bielorussia, Polonia, e terminare in Germania alla volta di Duisburg e Rotterdam. La durata prevista del viaggio è di circa 13 giorni, rispetto ai 40 giorni che sono ora necessari per raggiungere l’Europa via mare. Ciò rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo della logistica in Cina e per il ruolo di Chongqing come hub internazionale, una megalopoli di circa 41 milioni di abitanti.

La nuova linea consentirà:

  • Un aumento del flusso di merci movimentate da Chongqing, attraverso la rete ferroviaria, in modo da ridurre la quantità di merci trasportate via aereo e di ottenere così un notevole risparmio di denaro e riduzione di inquinanti nei cieli
     
  • La diminuzione dei tempi di trasporto rispetto alla movimentazione merci via mare
     
  • Un aumento della sicurezza, grazie al fatto di non dover più transitare attraverso il Golfo di Aden evitando così gli attacchi dei pirati
     
  • Facilitare le procedure di sdoganamento

Inoltre, lo sviluppo delle ferrovie ad alta velocità si sta estendendo persino nel sud est asiatico. È infatti già in corso la costruzione del collegamento tra Singapore (!) e il continente asiatico. Sarà quindi possibile spostare merci e persone tra la Malesia e l’Europa senza scendere mai dal treno.

Ecco le opportunità che nel mondo si stanno sviluppando e attuando anche in tempi di crisi, anzi questa è utilizzata come opportunità per investire nelle infrastrutture e creare posti di lavoro e modernizzare i paesi. Si programma il futuro e si ragiona cercando di pensare a che sarà il mondo tra 20-30-50 anni, creando opportunità per investitori, imprenditori, operatori e fornitori di mezzi, tutto un settore è in sviluppo e si posiziona a rispondere alle esigenze delle generazioni future. Le esigenze di trasporto delle merci o delle persone andranno sicuramente a crescere e non a scendere. Collegare tutti questi paesi non può che essere un bene, li costringe a dialogare, a creare standards comuni, progettare lo sviluppo assieme, e questo favorisce la maggiore comprensione legandoli con interessi comuni e ridurrà i conflitti.

Altri progetti in cantiere per collegare il mondo in una rete globale sono quelli del tunnel sotto lo stretto di Taiwan per collegarla alla Cina, ma anche quello dello stretto di Bering, dove si sta studiando il progetto di unire la Russia con l’Alaska e quindi in teoria si potrebbe viaggiare dal Lisbona a New York sempre in treno.

Rete ad alta velocità in Europa (fonte Wikipedia)

Ma cosa accade in Italia? Venti anni di discussione su un progetto comune europeo che unisce il continente da Est a Ovest e da Nord a Sud e che vuole rendere più vicine le estremità del continente. Al di là delle polemiche, mi sembra che ancora una volta che in Italia si preferisca invece guardare al presente restando ancorati al passato, senza ragionare verso con una visione complessiva su cosa saremo dopo 30-50 anni, quando gli scenari mondiali saranno completamente diversi da quelli attuali.

Il mondo del futuro sarà molto probabilmente centrato sull’Asia e noi rischiamo di divenire l’estremo Occidente meno sviluppato se non riusciremo a svicolarci dai legacci rappresentati dall’attuale politica e poca visione strategica del mondo. Nella mia visione, l’interesse complessivo di un paese e lo sviluppo per le prossime generazioni deve prevalere sull’interesse di pochi, e quindi si deve andare avanti ad ogni costo.

Altro cosa è la questione tutta italiana del malaffare e dello spreco. Non è una questione se far viaggiare o meno a 300 chilometri all’ora una mozzarella, ma dovremmo capire come mai un km di Tav costi molte volte di più in Italia rispetto allo stesso lavoro fatto in Svizzera, in Francia o addirittura in Giappone, dove i costi complessivi sono sempre più alti di quelli europei a causa delle precauzioni antisismiche.

Le zavorre che frenano lo sviluppo del nostro paese è la poca trasparenza, gli interessi di parte e la cattiva gestione. È su questo che tutta l’Italia dovrebbe protestare, pretendendo un cambiamento, la legge contro il conflitto di interessi, contro la corruzione! Le infrastrutture in Italia dovrebbero essere invece favorite e viste come un’opportunità come lo sono in tutto il mondo, oppure vogliamo rimanere il Messico dell’Europa?

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