Francia sempre più vicina all’Italia, gli scandali non toccano Sarkozy

Francia sempre più vicina all’Italia, gli scandali non toccano Sarkozy

PARIGI – «Sarkozy è un pagliaccio. Ci deve restituire i soldi con cui abbiamo finanziato la sua campagna elettorale». Quando Saif al-Islam, figlio del colonnello Muammar Gheddafi, sputava il rospo pronunciando queste parole il 16 Marzo 2011 nel corso di un’intervista alla tv Euronews pochi, o forse nessuno, avrebbero scommesso sulla veridicità di quanto affermato dal solerte comunicatore e “voce ufficiale” di un regime già agonizzante e in preda al panico. Sembrava il ridicolo tentativo di colpo di coda di un dinosauro oramai spacciato. Solo in Francia alcuni giornali cercavano invece di approfondire la faccenda perchè, per quanto fosse chiaro che il regime di Gheddafi cercasse di agitare l’ultimo spauracchio per spaventare l’Occidente (ed evitare un’imminente intervento della comunità internazionale), doveva nondimeno esserci una base di verità nelle parole, alterate, del figlio del colonnello.

Non fosse per il fatto che in un’operazione del genere spuntava di nuovo una vecchia conoscenza del mondo politico francese, quel trafficante d’armi franco-libanese Ziad Takieddine già coinvolto nel 1995 nel finanziamento della campagna elettorale di Edouard Balladour, ed implicato nell’affare Karachi, poi intermediario ufficioso negli affari loschi del governo francese dal 2002 in poi (epoca in cui Sarkozy divenne ministro dell’interno). Sulla base di alcuni documenti confidenziali il quotidiano Mediapart, diretto dall’ex-direttore di Le Monde Edwy Plenel, sgancia la bomba direttamente sul tetto dell’inquilino dell’Eliseo, a poco più di un mese da una campagna elettorale che ora più che mai entra nel vivo. E la sgancia nel momento in cui Sarkozy è in crescita nei sondaggi e sembra riuscire a raggiungere e secondo alcune rilevazioni a superare lo sfidante socialista François Hollande al primo turno dell’elezioni presidenziali del 2012. Secondo infatti il recente sondaggio di Le Monde al primo turno Sarkò guadagna 2,5 punti su Hollande rispetto ad inizio marzo, attestandosi sul 27,5% delle preferenze, mentre il candidato socialista è dato avanti con il 28,5 per cento. Ad ogni modo, per Sarkozy conta che né Giscard d’Estaing nel 1981, né Mitterand nel 1988, né Chirac nel 2002 avevano registrato un tale aumento dopo aver annunciato la propria intenzione di presentarsi per un secondo mandato, fa notare il giornale. Per il secondo turno confermato il vantaggio di Hollande è ancora consistente, seppur in calo. Il candidato socialista è dato al 56% mentre il presidente uscente è al 44 per cento. 

La chiave di volta nell’affare Sarkozy-Gheddafi sono le note ed i memoriali che l’oscuro trafficante Takieddine invia al gabinetto di Sakozy tra il 2003 ed il 2008. Lo stesso Takieddine, il 12 Ottobre 2011 davanti al giudice Renaud Van Ruymbeke, ne certifica l’autenticità: «Queste note redatte sul mio computer e riguardanti diversi paesi quali la Siria, l’Arabia Saudita, la Libia ed il Libano sono reali e le ho io stesso confidate a Guéant (Claude Guéant, attuale ministro dell’interno francese ndr) che ne aveva bisogno per consegnarli al ministro che lui soprannominava il capo (si riferisce a Nicolas Sarkozy ndr)». Dai documenti emergono i contatti del trafficante d’armi con Abdallah Senoussi, ex capo dei servizi segreti libici, e con Saif al-Islam. Nell’inchiesta portata avanti dal giudice Renaud Van Ruymbeke e coadiuvata da Roger Le Loire coinvolti, oltre Takieddine, diversi personaggi dell’entourage dell’attuale presidente francese : Renaud Donnedieu de Vabres, ex consigliere speciale del ministro della difesa François Léotard, Nicolas Bazire, ex capo gabinetto di Edouard Balladur e attuale numero due del gruppo LVMH (Louis Vuitton-Moet Hennessy), Thierry Gaubert, ex collaboratore al ministero del tesoro.

Il 18 Ottobre 2011 la polizia aggiunge un documento prezioso al fascicolo dal nome «GEN/NS. V.MEMO DG» in cui compaiono chiaramente le iniziali di Nicolas Sarkozy. Si tratta di un memorandum redatto da un testimone, Jean-Charles Brisard, ex membro della squadra di Edouard Balladur nel corso della campagna presidenziale del 2005. Nel documento figura anche il numero di conto in Svizzera della sorella di Jean-François Copé, segretario dell’Ump, il partito di Sarkozy. Nella prima parte del documento, intitolata «CAMP07», si parla della campagna presidenziale del 2007. Nella nota si parla di « modalità di finanziamento della campagna » di «NS», modalità effettuate nel corso della visita in Libia di «NS» e «BH» (Nicolas Sarkozy e Brice Hortefeux, ex ministro ed oggi deputato europeo). La visita era stata preparata accuratamente da Takieddine e aveva portato ad incontri tra «ZT» (Ziad Takieddine ndr) e Saif al-islam. Si parla di contratti per la fornitura di servizi di cifratura e protezione delle comunicazione militari e di fabbricazione di carte d’identità con microchip. Secondo la nota il finanziamento libico alla campagna di Sarkozy era dell’ordine di «50 ME » (milioni di euro, ndr).

Ovviamente Sarkò si è affrettato a rispedire al mittente le accuse definendole «grottesche». Però dai documenti emerge ugualmente un fatto nuovo e sconcertante. La società Amesys, filiale del gruppo francese Bull, ha venduto strumenti tecnologici alla Libia di Gheddafi anche per censurare Internet ed in generale per «sorvegliare la rete». Jean Marc Manach, giornalista per il sito Owni, ha recentemente pubblicato un libro dal titolo Nel paese di Candy in cui, partendo da altri documenti, ha svelato la collaborazione tra Claude Guéant e le autorità libiche per la fornitura di programmi e tecnologie per filtrare, bloccare e censurare i contenuti e le comunicazioni in rete e via radio. Secondo le informazioni dettagliate fornite da Manach, il 24 Aprile 2006 Ziad Takieddine consegna ai libici una sintesi del programma «Homeland Security» che Amesys vuole vendere alla Libia e che consiste in tre fasi.

La prima: «Proteggere la Libia» attraverso una rete extranet capace di cifrare tutte le comunicazioni (scambi di documenti, telefonia mobile ect). La seconda fase è quella delle «intercettazioni». Esperti della società francese si recano in Libia per formare i libici a «tracciare, intercettare e registrare» le e-mail o le voci su IP. Tra le opzioni anche quello di attivare l’ascolto della rete Gsm per identificare numeri, titolari dei telefoni, geolocalizzazione delle chiamate, intercettazioni di tutte le comunicazioni in banda larga ed i sistemi radio o walkies-talkies utilizzati da taxi, ambulanze, bus. Il terzo livello è quello delle « interferenze elettroniche ». Nei contratti si parla anche della fornitura di due jeep che montano il sistema Shadow, che permette di schermare le informazioni rendendo i veicoli «invisibili».

Tutti questi scandali però invece di indebolire il presidente francese lo hanno fortificato. Seguendo una dinamica che noi qui in Italia conosciamo fin troppo bene, quando gli scandali si moltiplicano la popolarità di un politico sale alla stelle oscurando quella dello sfidante. Sarkò non solo ha ribattutto punto su punto a tutte le accuse ma è passato pure al contrattacco. Pompato da un sondaggio Ifop (che ha mediaticamente usato in suo favore in quanto un altro sondaggio, quello LH2, lo dà addirittura dietro di tre punti percentuali) ha addirittura osato dire quello che non aveva osato dire fino ad ora (perchè giudicato  «perdente» nei sondaggi) ovvero la frase feticcio: «Vinceremo». Lo ha fatto venerdì scorso a Meaux mentre visistava quartieri riabilitati e mentre lodava «il piano più gigantesco che sia stato fatto in una democrazia». In queste ultime ore poi si è pure scagliato contro il baluardo dei socialisti, le famose 35 ore, giudicate «il più grave errore economico nel nostro paese».

Col meeting di Villepinte, l’11 Marzo scorso (giudicato come un «successo») e la trasmissione «Des paroles et des actes» giovedì scorso su France 2 (in cui Copet, segretario dell’Ump, ha nettamente vinto il dibattito televisivo contro Hollande) Sarkò non solo sta staccando il rivale ma dimostra di sapersi muovere più agilmente su qualsiasi terreno e di avere una straegia chiara e decisa laddove Hollande invece risulta troppo timido e prudente, soprattutto su argomenti più scivolosi. Insomma l’outsider Sarkozy, costretto in un angolo da Hollande, sta menando fendenti facendo indietreggiare il suo sfidante che se non cambia passo rischia di cadere all’indietro. La misura del sorpasso la dà un dato fondamentale che uno dei consiglieri stampa di Sarkò, Franck Louvrier, ha ricordato con un sorriso stampato sulle labbra: Hollande alla televisione ha attirato 4,1 milioni di telespettatori. Sarkò, nel suo ultimo intervento il 6 Marzo scorso ne ha attirati 5,6 milioni. Come a dire, il popolo francese continua ad amarlo più di ogni altro leader politico. Hollande è avvertito : anche le accuse post-mortem di Gheddafi non faranno indietreggiare l’attuale inquilino dell’Eliseo.

Twitter : @marco_cesario

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