La “coperta” patrimoniale è corta e le banche sono chiamate alla sobrietà. In vista della stagione assembleare della prossima primavera, il governatore Ignazio Visco ha firmato oggi una nota inviata a tutti i gruppi bancari chiedendo «adottare politiche di distribuzione degli utili che consentano di mantenere condizioni di adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, coerenti con il complesso dei rischi assunti». Su questo punto il governatore indica tre strade a seconda dello stato di salute delle singole banche: i più soldi, cioè chi a fine 2011 aveva coefficienti patrimoniali superiori al 9%, è invitato alla cautela e a garantire il mantenimento di questi livelli, per le altre banche è richiesto l’accantonamento degli utili a riserva di patrimonio netto, oppure una distribuzione condizionata ad operazioni sul capitale «tali da assicurare il conseguimento degli obiettivi patrimoniali in tempi brevi».
Bonus da ridurre. Le stesse esigenze di rafforzamento patrimoniale «devono condurre a una contrazione del bonus pool (l’ammontare totale dei bonus, ndr) e/o all’applicazione di sistemi di malus o claw-back», ovvero di recupero dei premi erogati ai banchieri in caso di perdite derivanti dai rischi assunti.
Tagli agli stipendi dei top manager in Mediobanca. Sui compensi ai top manager l’istituto di Piazzetta Cuccia ha giocato d’anticipo. I “top 5” manager della banca che siedono anche nel consiglio di amministrazione hanno presentato al consiglio una proposta di autoriduzione degli stipendi del 40 per cento. Una scelta che si colloca anche in un momento difficile per Mediobanca: causa svalutazioni sui titoli in portafoglio, nei sei mesi luglio-dicembre 2011 il gruppo ha registrato un utile di 63 milioni contro i 263 dello stesso periodo 2010 (vedi articolo sulla semestrale). La procedura per il taglio degli stipendi fissi è stata già avviata con le comunicazioni di rito alla Banca d’Italia, ma non è ancora chiaro se avrà effetto retroattivo sull’esercizio in corso (che nel caso di Piazzetta Cuccia comincia il primo luglio e si chiude il 30 giugno successivo) o se decorrerà invece a partire dal trimestre in corso. Il taglio della remunerazione fissa toccherà il presidente Renato Pagliaro, l’amministratore delegato Alberto Nagel e altri tre storici dirigenti – Francesco Saverio Vinci, Maurizio Cereda e Massimo Di Carlo. Nel caso di presidente e a.d. vorrà dire passare da una superstipendio di 2,4 milioni a uno pur sempre consistente ma più modesto di 1,44 milioni. Negli ultimi tre esercizi, invece, i top 5 di Mediobanca non hanno incassato bonus, men che meno lo riceveranno quest’anno.
Pagliaro rinuncia anche alla buona uscita. Sempre nell’ultimo cda il presidente Pagliaro ha scelto di sua iniziativa di rinunciare alla buona uscita milionaria prevista dal suo contratto di dirigente e amministratore di Mediobanca. Un accordo vigente, risalente al 2003 e poi aggiornato nel 2008, prevede infatti che i manager della banca che sono anche amministratori abbiano diritto a «un’indennità pari a quattro annualità della retribuzione fissa e variabile e dell’emolumento per la carica di consigliere» in caso di uscita concordata, licenziamento senza giusta causa o dimissioni a seguito di giusta causa, oppure in caso di scioglimento anticipato del patto di sindacato. Con la sua scelta Pagliaro ha in sostanza rinunciato a una eventuale buona uscita di almeno 10,2 milioni. Non è dato sapere, invece, se il suo esempio sarà seguito anche da Nagel, Vinci, Cereda e Di Carlo, né se il taglio del 40% sarà esteso a cascata anche a tutti banker di Piazzetta Cuccia.