A questo punto, forse, qualche domanda bisogna cominciare a porsela. Al termine della settimana mediaticamente più turbolenta del govermo Monti, il presidente del Consiglio prende carta e penna e scrive una lettera al Corriere della sera che ieri aveva pubblicato un articolo di fondo a firma Pierluigi Battista in cui aveva, sia pure alla maniera del Corriere, invitato il professore (ma non solo lui) a non esagerare.
Ma che cosa ti combina Mario Monti? Ancora una volta imita il suo predecessore e candidamente mostra il suo stupore per quel che è successo in Italia (a sua insaputa, of course). Mai e poi mai avrebbe immaginato che sue dichiarazioni rilasciate a Tokyo potessero essere tradotte (già perché lui ha parlato in inglese) estrapolate fuori contesto e date in pasto agli italiani. Provocando, e questo è il punto, l’irritazione dei partiti per quel sondaggio da lui ingenuamente citato.
L’incipit è meraviglioso: “Vedo solo ora che alcune considerazioni da me fatte in una conferenza tenuta l’altro ieri a Tokyo presso il giornale Nikkei hanno suscitato vive reazioni in Italia. Ne sono molto rammaricato, tanto più che quelle considerazioni, espresse nel corso di un lungo intervento in inglese, avevano l’obiettivo opposto a quello che, fuori dal contesto, è stato loro attribuito. Volevano infatti sottolineare che, pur in una fase difficile, le forze politiche italiane si dimostrano vitali e capaci di guardare all’interesse del Paese”.
Il “solo ora” basta e avanza. Come a dire che lui l’editoriale su Repubblica di martedì mattina a firma Ezio Mauro, all’indomani della sua dichiarazione sul “non tirare a campare”, manco l’aveva letto. Nulla sapeva, impegnato com’era a cercare di offrire una buona immagine del nostro Paese all’estero, di quel che stava succedendo dalle nostre parti. Men che meno avrebbe mai potuto immaginare che i partiti tutti si sarebbero irritati sentendosi sminuiti dalla berlusconiana lettura di un ennesimo sondaggio.
Insomma, Monti vive come cinquant’anni fa. Nel suo mondo non esiste Internet. A ciascuno di noi, quando va all’estero, basta premere un tasto del telefonino o del computer per leggere la schermata di un qualsivoglia sito italiano e capire quel che sta accadendo. Lui no. Mario Monti non lo sapeva. E, partito alla fine della settimana scorsa, se ne accorge solo ora. O, magari, per fortuna, qualcuno glielo ha riferito.
Per carità, il professore potrebbe avere ragione. Ogni sua dichiarazione può essere davvero stata mal interpretata. E allora sarebbe un’altra la domanda da fare: possibile che tutti i giornalisti al seguito, oltre a non conoscere l’inglese, non hanno nemmeno chiesto lumi al suo ufficio stampa? Davvero singolare, visto che tutti hanno scritto dei complimenti di Obama (di cui peraltro non c’è traccia nel discorso del presidente americano) perduti a causa della telefonata di Cicchitto. Chi li ha informati di questo singolare episodio? E, ancora, come detto, sarebbe bastato fare clic su un computer per rendersi conto di quel che stava avvenendo in Italia. Ammesso che, per gravi problemi, la delegazione italiana non abbia potuto avvalersi in questi giorni della rassegna stampa nazionale. Ma ci risulta che siano andati nella produttiva Asia, non nel deserto dei Gobi.
La lettera, che qui vi linkiamo di nuovo, prosegue. Ed è un capolavoro che raggiunge il suo apice nel passaggio sugli italiani, più maturi di quanto tutti si aspettassero. Bontà sua, professore. Sembra davvero trattarci alla stregua di quegli alunni un po’ indisciplinati che alla fine la fanno esclamare: “apperò, non siete mica così bestie come mi avevano detto”.
Se ci consente, illustre presidente del Consiglio, accetti un nostro suggerimento: non c’è cosa che manda più in bestia le persone dell’essere trattati dall’alto in basso, dell’essere considerati ingenuotti, sempliciotti, che si bevono tutto. Era partito bene, col consenso di tantissimi. I sondaggi sono ancora con lei. Però non interrompa il dialogo, non si rimetta semplicemente in cattedra. Sarebbe una delusione anche per noi.