Le nozze assicurative fra Unipol (Ugf) e il gruppo Premafin-Fondiaria Sai promettono un utile di quasi 1 miliardo di euro e un’elevata solidità patrimoniale (solvency ratio al 150%). Nel 2015, però. Il 2011, stando ai dati diffusi fra ieri sera e questa mattina, si è chiuso invece in rosso per entrambi i gruppi. Prima delle tasse, Unipol ha perso 267 milioni, Fondiaria Sai più di un miliardo.
La situazione di partenza non è promettente. Le condizioni della società da salvare sono state sostanzialmente confermate dai dati diffusi oggi (qui il comunicato). La perdita consolidata di Fondiaria Sai ammonta a 1.034,6 miliardi, che segue il rosso di 928 milioni del 2010 e quello di 391 milioni dell’esercizio precedente. Sul risultato hanno pesato svalutazioni su partecipazioni e titoli (373 milioni), avviamenti (101 milioni), immobili (284 milioni) e l’emersione di maggiori costi per risarcimenti dei sinistri agli assicurati, frutto della politica di sottoriservazione praticata per anni nel ramo Rc auto (810 milioni). Nell’ultimo esercizio, per ogni 100 euro incassati nel settore Danni, Fondiaria Sai ne ha spesi 112 fra risarcimenti dei sinistri e spese di gestione.
Ma nemmeno il salvatore sorride troppo. Il gruppo bolognese guidato da Carlo Cimbri ha raccolto premi per 8,7 miliardi (+2,1%) continua a segnare un miglioramento della gestione tecnica del ramo danni, frutto delle azioni manageriali messe in atto. Per ogni 100 euro di premi incassati con le polizze Danni, Unipol ne spende 95 fra risarcimenti e spese di gestione (il cosiddetto combined ratio è cioè al 95%). Nello stesso tempo, ha dovuto accusare un colpo molto pesante sulla controllata Unipol Banca, svalutata nel complesso per 419 milioni (300 milioni solo per gli sportelli). Il braccio bancario del gruppo Unipol ha crediti deteriorati per 1,7 miliardi, un quinto del totale crediti. Sui risultati di Ugf ha influito positivamente la cessione del 51% di Bnl Vita per 325 milioni, che ha portato una plusvalenza netta di 55 milioni sulla capogruppo. Ugf ha chiuso il 2011 con una perdita lorda consolidata di 267 milioni. Il rosso si riduce a 94 milioni grazie a un effetto fiscale positivo per 173 milioni (qui il comunicato). Cimbri ha sottolineato che senza gli eventi eccezionali il 2011 si sarebbe chiuso con un utile netto di 112 milioni: il che sarebbe comunque poco (3,5%) per un gruppo che ha un patrimonio netto contabile di 3,2 miliardi, valore che per la metà è fatto di avviamenti (1.523 milioni, dopo l’impairment test su Unipol Banca).
Questa è la base su cui si innestano le nozze dei due gruppi, che dovranno essere precedute da aumento di capitale da 1,1 miliardi a testa. Dopodiché, si procederà alla fusione a quattro fra un Unipol Assicurazioni (controllata di Ugf) e Premafin, Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni. Le sinergie? Circa 335 milioni, per lo più provenienti dal recupero di efficienza della gestione tecnica del ramo danni (150 milioni), grazie all’allineamenti delle prassi operativi di Fon-Sai a quelle di Unipol, e dalla riduzione dei costi operativi (165 milioni). Il nuovo gruppo così creato punta a raggiungere una raccolta premi di 7,1 miliardi nel ramo Vita e 10,5 miliardi nel ramo Danni. Confrontando questi obiettivi con gli aggregati a fine 2011, si ha che la crescita nelle polizze Vita è del 3% annuo, mentre nel Danni il piano di Cimbri prevede un calo annuo del 2%, causa abbandono dei clienti aziendali non remunerativi. A regime si punta a guadagnare 7 euro – al netto di risarcimenti, spese di acquisizione e gestione del cliente – ogni 100 euro incassati dai clienti per polizze Danni, a cominciare da quelle vendute agli automobilisti. Che cosa abbiano da guadagnarci questi ultimi non si capisce: se ne occuperà l’Antitrust a tempo debito. L’unica certezza è che, al momento, le polizze Rc auto di Fondiaria Sai e quelle del gruppo Unipol hanno questo in comune: di essere fra le più care sul mercato.
Twitter: @lorenzodilena