Il professor Stefano Colli-Lanzi, fondatore e amministratore delegato del gruppo GI Group, guarda con favore alla riforma del lavoro voluta dal governo. «Porterà ad una diminuzione del lavoro improduttivo», spiega. E perché? Con le nuove condizioni «Non ci si potrà più accontentare di quanto avviene nella situazione attuale», spiega. Non solo: «Se – come credo – tanto le aziende, quanto le persone, saranno condotte a muoversi in modo più imprenditoriale per costruire opportunità per sé e per il bene di tutti, assisteremo ad una diminuzione sana della disoccupazione», conclude.
Il punto, insiste, è proprio la produttività. La possibilità che il disoccupato sia obbligato ad accettare il lavoro proposto dall’agenzia, a suo avviso, non provocherà un abbassamento dei salari. Questo, spiega, capita se «c’è una scarsa produttività del lavoro». Il fatto è che «per far crescere i salari va aumentata la capacità di generare valore in ciò che si fa», spiega. «L’alternativa è quella di puntare su forme di sussidio che valgono a prescindere da ciò che si produce». Ma non funziona: «Il sostegno dev’essere invece temporaneo e legato al reinserimento lavorativo. Bisogna far funzionare meglio il mercato del lavoro – aggiunge – solo così i salari aumenteranno».
Ma la riforma, si sa, genera vantaggi e svantaggi. Quali saranno le categorie che saranno più colpite? «I più svantaggiati saranno i lavoratori più improduttivi, e con un basso livello di impiegabilità». Con le misure previste, «verranno assistiti per qualche mese attraverso un sussidio di disoccupazione, ma poi dovranno trovare la possibilità – anche a causa dell’estensione del periodo di lavoro prima della pensione – di essere protagonisti di una riqualificazione professionale che li metta in condizione di risolvere il proprio problema lavorativo». Con la riforma, «nessuno potrà accontentarsi del sussidio a vita, ciascuno sarà chiamato a mettersi in moto per il bene proprio, delle aziende per cui lavorerà e della collettività tutta», conclude.
In ogni caso, la riforma sembra che, al momento, abbia escluso le categorie dei parasubordinati. Un problema molto importante. Quella che Colli-Lanzi definisce “cattiva flessibilità”. «Mi auguro che i provvedimenti riducano la disponibilità di strumenti contrattuali del genere», aggiunge. «Quantomeno, mi auguro che la disincentivino sin dall’origine. Le tutele – spiega – devono essere valide il più possibile per tutti».