Arriva il voto e la Grecia si sposta a destra

Arriva il voto e la Grecia si sposta a destra

«Cosa cambierà, signor Samaras, quando sarà presidente?» «Niente». La risposta, data in privato e rivelataci da Y.S., imprenditore e in segreto blogger, esprime in tutta la sua crudezza come la Grecia si sta avvicinando alle elezioni del 6 Maggio. Con totale disillusione.

Ancora più significativo è che questa frase non sia stata pronunciata da un poliziotto che rischia la vita per 600 euro al mese, da un giovane che con il suo magro stipendio – sempre più tassato – aiuta i genitori a cui hanno tagliato le pensioni minime o da un insegnante che col suo salario dimezzato si inventa ogni giorno nuovi sistemi per istruire i suoi allievi, ma dal leader di Nuova Democrazia, il partito che con ogni probabilità otterrà la maggioranza relativa nel nuovo Parlamento, e colui che con sempre più decisione sta marcando i toni in chiave di revisione del piano di riforma contenuto negli accordi con la troika.

Nei vicoli e nei bar di Atene ci si immerge in un’atmosfera densa e sospesa, come se la necessità di una decisione e la speranza di un cambiamento si scontrino con la consapevolezza della gravità della situazione e l’impossibilità di scegliere tra facce sempre uguali, sempre meno credibili, espressioni di un sistema profondamente corrotto.

Le decine di persone, moltissimi giovani, hanno fornito un’ampia gamma di risposte, dal non voto, al voto pro-troika a naso turato, fino al ben più comune  voto-ma-non-so-cosa. Ed è questa estrema incertezza la chiave di lettura con cui guardare alle elezioni greche.

Fino a poche settimane fa, un’alleanza fra PASOK e Nuova Democrazia era vista come l’ultimo possibile baluardo politico del programma di salvataggio contenuto nel memorandum. Oggi, i sondaggi elettorali sembrano raccontare una storia diversa, con cui i partiti stanno forse iniziando a fare i conti.

In Grecia, a una settimana esatta dal voto, è vietato diffondere sondaggi ma, insieme a S.G., professore all’Università di Salonicco, ne abbiamo visionati due. Il primo è stato realizzato ad Atene e dintorni, in un’area fondamentale per il risultato nazionale e caratterizzata da un’alta percentuale di giovani.

I risultati danno Nuova Democrazia, il principale partito del centrodestra, al 14% e il PASOK, membro del PSE che aveva ottenuto il 45% alle elezioni dell’Ottobre 2009, al 12%, in piena caduta libera. Salgono all’11% i Greci Indipendenti e SYRIZA, due formazioni anti-troika collocate rispettivamente a destra e a sinistra nello spettro politico greco. Al 9% si attesterebbero KKE, il partito comunista su posizioni filo-sovietiche, e Golden Dawn. Quest’ultimo è un partito apertamente neo-nazista, che fonda la sua retorica su un nazionalismo spinto all’esasperazione, proponendo l’arresto e l’espulsione dalla Grecia di tutti i migranti, contro cui ha organizzato in varie occasioni vere e proprie spedizioni punitive, in particolare nei sobborghi della capitale.

Il secondo sondaggio, commissionato su tutta la Grecia (apparentemente da alcuni ufficiali UE che lavorano a Bruxelles a stretto contatto con la troika), sembra confermare questa dinamica elettorale, assegnando ai due partiti principali circa il 35% dei voti totali, con il PASOK che passerebbe dal 19,8%, mostrato dalle rilevazioni delle scorse settimane, al 15,5%. La legge elettorale greca assegna un premio di 50 seggi, su un totale di 300, al partito vincitore. Pochi nutrono dubbi sul fatto che sarà Nuova Democrazia. Ma, dietro il movimento di Samaras, il frazionamento politico è impressionante. Molti dei nuovi partiti (in realtà nient’affatto nuovi, trattandosi di formazioni fondate da transfughi di PASOK e ND) oscillano tra il 3% (asticella dove è situata la soglia di sbarramento) e l’11%.

Se i risultati dei sondaggi venissero confermati dalle urne, formare una coalizione di governo sarebbe arduo, e gli scenari del tutto inediti. Un’alleanza tra i partiti di destra? Una coalizione fra Nuova Democrazia, Syriza e Greci Indipendenti, come la recente e sorprendente apertura di Syriza verso gli Indipendenti induce a pensare? Ma, a quel punto, come verrebbe applicato il memorandum? E cosa comporterebbe per l’Europa la riapertura, proprio ora, del fronte greco? Siamo sicuri che non cambierebbe davvero nulla, come Samaras ha detto al nostro amico Y.S.?

«A volte penso che l’ignoranza sia un bene – dice – da quando l’ho sentito non dormo da due giorni»  E i suoi occhi scavati e febbricitanti non sembrano dargli torto. 

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