Caro Napolitano, ma se il demagogo è Grillo perché non dirlo apertamente?

Caro Napolitano, ma se il demagogo è Grillo perché non dirlo apertamente?

Doveva essere il passaggio più chiaro, limpido come acqua di fonte: «No ai demagoghi di turno». Una difesa della politica, quella vera, che nasce da passione, buoni studi, profonde convinzioni. Napolitano si è fatto ormai rintocco etico della nostra disperazione, e se ci è concessa una modestissima malignità, il presidente della Repubblica sa perfettamente maneggiare quello strumentino di precisione che è il populismo applicato alle magagne di un paese.
Per essere sino in fondo credibile, dopo averci indicato i partiti come un passaggio ineludibile e virtuoso della democrazia, il nostro Capo dello Stato dovrebbe forse spiegarci meglio cosa pensa di queste formazioni politiche che ci hanno governato negli ultimi vent’anni, e giusto per restare nei pressi della demagogia, porsi il legittimo interrogativo se non siano (stati) proprio i partiti tradizionali i più genuini vessilliferi di cotanta deriva.

Perché vede, caro Presidente, il dubbio che sorge, e che naturalmente scacceremo in un baleno, è che Lei si sia messo a difesa di un certo ordine costituito – naturalmente con la proprietà del titolo che le spetta – come immaginando un terribile invasore alle porte. Un invasore che sta sfruttando biecamente e con pochissima fatica l’estremo disdoro in cui è caduta la nostra Repubblica, per raccoglierne le spoglie alle prossime consultazioni elettorali. Una sorta di succhiaruote, ciclisticamente parlando, pronto a sfruttare la scia per colpire in volata. E allora, se davvero le cose stanno così – ma Lei giustamente negherà – perché non farne cognome e nome, nella persona di Grillo Beppe? Chi altro sarebbe, sennò, il «demagogo di turno»?

Questa «conventio ad excludendum» nei confronti del comico ligure, che comprende tutti i segretari dei partiti più tradizionali, porterebbe a concludere che Pd, Pdl, Terzo Polo, Idv, ecc, ecc, si sentano totalmente immuni dall’accusa di aver cavalcato il qualunquismo in tutti questi anni. Ma questo, caro Presidente, Lei sa benissimo che agli atti non risulta. Anzi, la storia di questo ventennio ci porta nella direzione opposta e non solo perché il Televenditore maximo si è impossessato del Paese con i mezzi leciti che la democrazia gli ha messo a disposizione, ma soprattutto perché i suoi avversari – per combatterlo – hanno usato sempre e solo i suoi stessi strumenti. E allora di che lamentarsi?

Per cui, gentile presidente Napolitano, la situazione non è quella da lei illustrata e cioè da una parte un demagogo e dalla parte opposta i partiti con la profondità della politica, il loro progetto per il Paese, le riforme per i cittadini, l’esigenza insopprimibile di rinunciare ai soldi pubblici, il dimagrimento dello Stato, la scelta luminosa dei candidati. No. La situazione – estremamente desolante – è che si fronteggiano e si combattono demagoghi in servizio permanente effettivo, ognuno con le sue armi dialettiche, ognuno con i suoi trucchi da illusionista, ognuno con l’obiettivo di trascinare gli elettori nella sua rete.
Come al solito, la fatica più improba toccherà a noi cittadini. Scegliere.  

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