Marine Le Pen sarebbe la candidata più apprezzata dai giovani francesi. Secondo uno studio dell’Istituto CSA, la leader del Front National, il partito d’estrema destra fondato dal padre Jean-Marie, raccoglierebbe al primo turno il 26% delle intenzioni di voto degli elettori d’età compresa tra i 18 e i 24 anni, seguita da Hollande con il 25%, Sarkozy con il 17%, Mélenchon (candidato dell’estrema sinistra) con il 16% e Bayrou (candidato centrista) con l’11%.
Negli ultimi tre mesi, Marine Le Pen ha raddoppiato il consenso nella fascia 18-24 anni (nel 4°trimestre 2011 era stimato al 13%), sebbene i sondaggi condotti sull’insieme degli elettori l’abbiano vista regredire di un punto percentuale (dal 17-18% al 15-16%). Un abbassamento dell’età media degli elettori così netto è paragonabile solo a quello riscontrato nelle percentuali di Mélenchon, passato dal 5% al 16%. Il rally dei due outsider si è tramutato in flessione per i due principali sfidanti: Hollande è calato considerevolmente dal 39% al 25%, mentre Sarkozy è passato dal 19% al 17%.
Intenzioni di voto al primo turno 18-24 anni. Fonte dai CSA, grafico Le Monde
Tralasciando le percentuali, il dato politico è il successo della gestione Marine Le Pen. Il Fn ha sempre avuto una cattiva reputazione, un elettorato anziano e una strategia comunicativa estremista e grottesca. Jean-Marie, il padre padrone del partito, in passato si è espresso più volte in modo volgare, sostenendo tesi negazioniste e razziste, ottenendo come risultato condanne bipartisan e una demonizzazione del suo elettorato. Per esempio, quando nel 2002 Jospin mancò clamorosamente il secondo turno, numerosi esponenti della sinistra invitarono i propri elettori a votare Chirac. Un boicottaggio che si è ripetuto a parti invertite anche in alcune circoscrizioni durante le ultime amministrative.
La figlia Marine ha saputo cambiare passo, facendo dimenticare le ignominie del padre e proponendosi come candidata anti-sistema. Le tesi sono rimaste identiche (no all’Europa, protezionismo economico, chiusura all’Islam, no ai matrimoni gay, no all’immigrazione, priorità ai cittadini di nazionalità francese), ma il modo d’esprimerle si è trasformato da oltraggioso e urlato a provocatorio e argomentato, abbattendo quella sorta di pregiudizio morale che impediva ai francesi di votare Le Pen e di dichiararsi apertamente per il Fn. Marine ha sempre partecipato alla vita del partito e dal 1986 ha ricoperto ruoli politici di responsabilità crescente: candidata (sconfitta) alle legislative, consigliere comunale e regionale, fino ad essere eletta parlamentare europea (ancora in carica).
Forte di una laurea in giurisprudenza, di una dialettica tranciante e di una dimestichezza con i media acquisita sul campo, Marine le Pen è cresciuta all’ombra del padre, senza però mai sottrarsi al voto della base. Nel gennaio 2011 è stato proprio il congresso del partito a sceglierla come candidata all’Eliseo. In questi giorni in cui Umberto e Renzo Bossi sono travolti dagli scandali, il successo del partito francese più simile per contenuti ed elettorato alla Lega Nord dimostra, ancora una volta, come l’assenza di rinnovamento, fosse anche per discendenza, sia la principale lacuna della politica italiana durante la seconda Repubblica.