La marijuana diventa un antidoto alla crisi economica americana. In occasione della giornata mondiale della marijuana (Pot smoking day), fissata ogni anno per il 20 aprile, l’economista dell’Università di Harvard Jeffrey Miron ha pubblicato uno studio che ha l’obiettivo di dimostrare come la legalizzazione della cannabis possa rappresentare un toccasana per le casse statunitensi. Il risparmio per la giustizia americana sarebbe di 7,7 miliardi di dollari all’anno, assicura. Di cui 5,3 potrebbero essere destinati alle istituzioni locali e i restanti 2,4 al governo federale. Per di più, tassando le foglie a cinque punte come qualsiasi altro bene, l’introito raggiungerebbe i 2,4 miliardi. Se invece la gabella imposta venisse livellata con quelle su alcol e tabacco, il denaro incassato ammonterebbe a 6,2 miliardi di dollari all’anno.
La ricerca è stata sottoscritta da oltre trecento esperti di economia, tra i quali anche i premi Nobel Milton Friedman, George Akerlof e Vernon Smith, i quali hanno firmato un petizione inviata al presidente Barack Obama, al congresso di Washington e ai governatori degli Stati federali.
Secondo lo studio, la legalizzazione della marijuana ridurrebbe prima di tutto i costi della giustizia derivanti da arresti e processi per reati di droga. Secondo Miron, solo lo Stato di New York spenderebbe ogni anno dai 300 ai 600 milioni di dollari per indagini, processi e detenzioni per reati dovuti al possesso o allo spaccio di marijuana.
Per non parlare del business sommerso della cannabis. In California, le spese giudiziarie per proibire il fumo di cannabis sfiorano il miliardo di dollari, a fronte di una spesa stimata attorno agli 11 miliardi annui da parte dei cittadini che fumano la marijuana. Se questo mercato venisse tassato, dice l’economista di Harvard, i ricavi rappresenterebbero una boccata d’ossigeno notevole per le casse a stelle e strisce, afflitte da un debito pubblico di 15 mila 340 miliardi di dollari.
In California, dove la marijuana è autorizzata per scopi terapeutici, nel novembre del 2010 era stato indetto un referendum per legalizzare la cannabis. Il testo della Proposition 19 prevedeva la depenalizzazione degli spinelli per uso personale fino a 28 grammi, a patto che venissero consumati in luoghi non pubblici, e la coltivazione dell’erba in appezzamenti grandi fino a 2,3 metri quadrati. I ricavi statali stimati erano stati superiori a 1,4 miliardi di dollari. Ma il 60% dei californiani votò per il no.
Ogni anno il 20 aprile negli Stati Uniti si celebra la giornata mondiale della marjiuana. La data deriverebbe dall’orario ritenuto ideale dai consumatori di cannabis per fumare uno spinello, ovvero le 4 e 20 del pomeriggio. A coniare il termine four-twenty per indicare la canna, sarebbe stato un gruppo di teenager di San Rafael, in California, chiamato “i Waldos”. I ragazzi nel 1971 avrebbero usato per primi le due cifre in codice per indicare un piano che aveva l’obiettivo di scovare una piantagione di marjiuana di cui avevano sentito parlare. La scelta dei due numeri deriverebbe dalla loro abitudine di incontrarsi per fumare marjiuana sotto la statua di Louis Pasteur nel cortile della San Rafael High School. Ogni giorno, ovviamente alle 4:20 pm.