Il suo nome è Gennaro D’Acampo, ma su Twitter si fa chiamare @Ginofantastico. In Italia è quasi sconosciuto. In Inghilterra, però, è una vera celebrità televisiva. E con i suoi quasi 600 mila follower e più di 505 mila like di Facebook, il cuoco originario di Torre del Greco, Napoli, è diventato anche una star della Rete. Lui si definisce «solo un ragazzo come tanti altri che ama la cucina». Ma all’età di 35 anni, il suo curriculum vanta già cinque bestseller culinari – Fantastico!, Buonissimo!, The Italian Diet, Gino’s Pasta e Italian Home Baking -, innumerevoli comparsate e conduzioni di show televisivi, un programma radiofonico e persino un App per Iphone che porta il suo nome, Gino D’Acampo – Eating Italian.
A portarlo al grande successo, nel 2009, è stata la vittoria del reality inglese I’m a Celebrity… Get Me out of Here, una sorta di Isola dei famosi in cui diverse star televisive (più o meno conosciute) vivono insieme nella giungla australiana per alcune settimane. Nel corso del programma, Gino “Il re della giungla” e l’attore Stuart Manning vennero accusati di aver violato le norme australiane sul maltrattamento degli animali dopo aver ucciso e mangiato dei topi. ITV1, che trasmette il reality, si scusò con le autorità. Ma i due partecipanti furono costretti comunque a pagare 1600 sterline di ammenda.
Nonostante le discutibili scelte culinarie della giungla, Gino D’Acampo in Gran Bretagna è diventato un simbolo della buona cucina italiana. Sul suo sito tutto tricolore, www.ginodacampo.com, spiega di aver imparato l’amore per il cibo da «my nonno Giovanni», anche lui noto chef della città partenopea. «Se chiudo gli occhi», scrive, «riesco ancora a vederlo mentre prepara gli gnocchi». Sin da piccolo, «ho imparato l’amore per le cose semplici: l’aria fresca, il cibo, la famiglia, l’amore». Tanto che già all’età di quindici anni, «avevo capito che la cucina era passione della mia vita».
Quella di Gennaro da Torre del Greco è la classica storia dell’italiano di umili origini che ottiene grande successo all’estero. Dopo aver lavorato nelle cucine di diversi ristoranti in giro per l’Europa, @Ginofantastico diventa capocuoco del ristorante “Mambo King” di Sylvester Stallone a Marbella. In Spagna, lo chef di Napoli si innamora di una ragazza inglese e nel 1995 la segue a Londra. Senza un penny, racconta, «ho bussato a diverse porte, facendo tre lavori contemporaneamente». Dalle 5.30 del mattino fino alle 11.30 di sera.
Ma la sua voglia di emergere è così forte da portare Gino, come lui scrive, «a commettere degli errori». Così finisce in carcere per due anni per aver rubato una collezione di chitarre da 4 mila sterline e un costoso disco di platino nella casa di Paul Young. «Sono il tipo di ragazzo che apprende velocemente», commenta sul suo sito, «e non fa mai due volte gli stessi errori». Dalla cella al business, D’Acampo fonda la ditta “Bontà Italia”, con l’obiettivo di diffondere i prodotti tipici italiani in Inghilterra. Da qui comincia la sua carriera televisiva come ospite del programma Great Food Live su UKTV Food. In poco tempo Gennaro detto Gino per tutti diventa sinonimo del buon cibo italiano, passando dal Saturday Kitchen della BBC al Saturday Cooks di ITV, fino a ottenere uno show tutto suo con An Italian in Mexico di UKTV Food. E dopo aver preso parte a diversi programmi su Channel Five, ottiene lo status di vip per partecipare nel 2009 al reality I’m a Celebrity… Get Me out of Here. Finché nel gennaio del 2011 cucina prosciutto e piselli completamente nudo nella trasmissione This Morning di Channel Five. Al momento conduce un programma per ITV dal titolo There’s No Taste Like Home. In ciascuna puntata, trenta in tutto, incontra una casalinga inglese per cucinare una ricetta tradizionale della famiglia che lo ospita.
Dalla televisione la sua fama è cresciuta presto anche in Rete. Da buon napoletano, Gennaro chiama i suoi follower «tweetfriends» e «tweetladies». A loro dà consigli su come cucinare la pasta al pomodoro, come sfilettare il pesce e su quali vini italiani abbinare con speciali menù. Niente male per un ragazzo diplomato all’Istituto alberghiero “Luigi de Medici” di Napoli che confezionava panini in un fast food londinese.