Vetrine coperte da immagini femminili che non lasciano intravedere gli interni. E insegne luminose accese fino a tarda sera. I centri massaggi orientali, a Milano, sono spuntati come i funghi. Nel 2007 erano meno di dieci, a cinque anni di distanza hanno raggiunto quota 700. Ma spesso, dietro uno shiatsu o una tecnica thailandese, si nasconde un mercato a luci rosse. È quello che ha scoperto l’Unità centrale informativa della polizia locale di Milano. Su 488 controlli effettuati dall’inizio del 2011, 15 attività sono state chiuse per sfruttamento della prostituzione. Con una novità: tra i titolari dei centri benessere sequestrati non ci sono solo cinesi, come spesso si crede, ma anche tanti italiani. E al di là delle vetrine accattivanti, molte volte si annida la mano della criminalità organizzata.
«Le indagini, su delega del pubblico ministero Ester Nocera della Procura di Milano, sono state svolte con attività di osservazione e pedinamento, anche grazie alle segnalazioni di molti cittadini», spiega Tullio Mastrangelo, comandante della polizia locale. Nove le denunce effettuate, sette le persone arrestate, 313 le sanzioni per inosservanza dei regolamenti. «Non vogliamo criminalizzare una specifica attività commerciale», dice l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli, «ma solo chiudere quelle illecite. Non tutti i centri massaggi sono luoghi di prostituzione, né c’è una etnia specifica dietro le attività criminali». Certo, aggiunge Mastrangelo, «molti dei centri sequestrati erano di proprietà di cittadini di origine cinese, ma tra le persone denunciate ci sono anche tanti italiani».
I titolari dei negozi sequestrati avrebbero approfittato della condizione di debolezza e disagio delle ragazze reclutate per effettuare i massaggi “spinti”. «Si tratta spesso di extracomunitarie che vengono ricattate, con la promessa di permessi di soggiorno per restare in Italia», spiega Granelli. E dietro queste attività, si muovono anche grandi organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta. Basta un “prestanome” e, come chiarisce il comandante Mastrangelo, «la criminalità organizzata sfrutta queste attività per riciclare il denaro sporco proveniente dai traffici illeciti: un’occasione che le organizzazioni criminali non si fanno scappare, così come accade con il gioco d’azzardo».
A Milano i centri massaggi si affollano soprattutto intorno alla Stazione Centrale e a Sud Est, nella zona 4 del Comune, da Porta Romana a Rogoredo. «A facilitare le indagini», dice Granelli, «sono state proprio le segnalazioni dei residenti delle zone interessate, che avevano notato strani andirivieni, soprattutto maschili, anche a tarda sera». In altri casi, invece, sono state le ragazze che lavoravano nei centri a denunciare lo sfruttamento della prostituzione. Come è accaduto per il Centro di Estetica moderna “Vip Harmony” di via Gasparotto 2, a pochi passi dalla stazione. Per il proprietario, un italiano di 56 anni incensurato, G.V., il Giudice per le indagini preliminari ha convalidato lo stato di fermo nel carcere di San Vittore. L’accusa è di sfruttamento, esercizio di casa di prostituzione, favoreggiamento, induzione alla prostituzione e all’immigrazione clandestina e violenza sessuale. «Tre ragazze, una italiana, una haitiana e una colombiana», continua Mastrangelo, «hanno avuto il coraggio di denunciare lo sfruttamento della prostituzione e le violenze sessuali subite dal titolare». Da qui sono partite le indagini.
All’interno del centro lavoravano venti ragazze, di cui otto senza contratto di lavoro regolare. Tutte venivano reclutate via web. «A loro veniva prospettato un lavoro normale», aggiunge il comandante. La realtà, però, sarebbe stata ben diversa. «Secondo le ricostruzioni dei fatti non sarebbero mai stati consumati rapporti completi», specifica Mastrangelo, «solitamente in questi centri la prestazione non si conclude con la penetrazione, ma ci si ferma alla eccitazione manuale od orale del cliente». Relax, body massage, soap massage, tantra, al centro “Vip Harmony” il prezzo di un “percorso benessere” era mediamente di 150-200 euro per un’ora. Prestazione sessuale compresa. «Nelle tasche delle ragazze, però, finivano solo 50 euro», spiega Mastrangelo. A fronte di un giro d’affari di 20 mila euro al mese. E nel corso della perquisizione a casa del titolare, la polizia ha sequestrato circa 41 mila euro, tutti ritenuti guadagni dell’attività illecita di prostituzione. «Per di più», continua il comandante, «il titolare avrebbe preteso prestazioni sessuali, attuando violenza sessuale sulle ragazze con la scusa della verifica della “correttezza” del lavoro con i clienti».
Le giovani che hanno denunciato, tutte poco più che ventenni, sono state accolte nelle comunità messe a disposizione dagli operatori del Comune di Milano. «Per loro», dice l’assessore Marco Granelli, «è cominciato un percorso di recupero della dignità e reinserimento nel tessuto sociale».