L’Ordine dei Giornalisti porta le web tv in tribunale

L’Ordine dei Giornalisti porta le web tv in tribunale

Francesco Vanin è un imprenditore friulano. Nel 2006 ha creato il progetto di comunicazione PnBox, web tv che consente agli utenti di pubblicare video online. Adesso è stato accusato dal Tribunale di Pordenone, a seguito di un esposto dell’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, di “esercizio abusivo della professione”. Di questo reato si parla spesso in riferimento a finti medici, dentisti o avvocati che si spacciano per professionisti. Nel caso di PnBox, società per cui lavorano sei persone (tutti non giornalisti), la questione è più complicata. Il Tribunale contesta che «il canale avrebbe svolto attività giornalistica non occasionale diffondendo gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità politica e spettacolo relativi soprattutto alla provincia di Pordenone».

Vanin obietta che con una formulazione così ampia si rischia di arrivare a risultati paradossali. PnBox non svolge un ruolo di mediazione tra le fonti e i lettori, elaborando le notizie. Mette a disposizione una piattaforma per diffondere propri contenuti e gli strumenti per realizzarli: telecamere, operatori e uno studio televisivo (che è anche un ristorante). In Italia il fenomeno delle web tv negli ultimi anni ha avuto una forte espansione. Dalle 36 del 2003 si è passati alle attuali 590 (il Friuli è una delle Regioni a più scarsa densità, con sole quattro web tv). In base al “Rapporto Netizen 2012” di AltraTv, le antenne digitali solo nel 2011 sono aumentate dell’11% per cento. Quella del Tribunale di Pordenone potrebbe essere la prima sentenza che fissa limiti e regole di questo fenomeno.

Francesco Vanin, quando e perché nasce PNbox.tv?
PNbox.tv è un progetto di comunicazione nato nel 2006 con l’obiettivo di fare citizen journalism, cioè giornalismo partecipato. Per lanciarlo, abbiamo preso una trentina di lavatrici, le abbiamo dipinte di rosso, abbellite con degli aforismi e poi le abbiamo sparpagliate per la città. Lo slogan è «la tv che fai tu»: già da questo si capisce lo spirito. Accogliamo contributi video sia dal web che fisicamente. Prestiamo le telecamere e gli studi televisivi per realizzarli.

Gli stessi studi che si trovano nel ristorante.
Sì, nel 2009 abbiamo aperto gli studios nel ristorante-bar di PNbox.tv, dove puoi venire a vedere come funziona la tv, mangiare, bere e magari anche proporre un’idea da realizzare. È il massimo della partecipazione. In più ci sono wi-fi e acqua gratuiti. In questo modo, quando si mangia un piatto di pasta viene alimentato anche il costo della web tv. Molta gente viene a cena da noi proprio perché sa che in questo modo alimenta anche la libertà di espressione.

Quindi siete giornalisti senza tesserino?
Non vogliamo fare i giornalisti perché non siamo giornalisti. Io sono un imprenditore, non mi sono mai definito giornalista. Siamo solo un mezzo per far dire qualcosa. Il giornalista invece prende un’informazione, la elabora e media tra fonte e lettore. Noi non diamo una nostra visione della realtà. Solo chi vede i filmati che postiamo dà una visione alla realtà. Non abbiamo mai fatto un’inchiesta, ad esempio. Diamo solo il mezzo per esprimersi a chi solitamente non ce l’ha. Il nostro comandamento è quello di non apparire. Chi sta davanti alla telecamera deve raccontare quello che vuole, ma i nostri operatori non appaiono mai. Abbiamo costruito un format apposito per cui appaiono solo delle domande, tipo «come ti chiami, da dove vieni?» ecc. Mi dica se questo è giornalismo.

Ma sembra che l’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia non la pensi proprio così.
Ha visto il capo di imputazione? Esercizio abusivo della professione, articolo 348 del Codice penale. Mi accusano di aver diffuso notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale. Cioè chiunque decida di aggiornare in maniera continuativa il suo profilo Facebook con i risultati delle partite di calcio secondo quanto scrive l’ordine sarebbe imputabile.

Però sulla piattaforma ci sono anche filmati che vengono definiti «notizie e interviste».
Sono filmati che ci vengono dati da altri o sono produzioni tv in conto terzi, cioè noi produciamo video per altri e veniamo pagati per questo. Il che rappresenta il 70% degli introiti della web tv. Si tratta soprattutto di istituzioni. Gli uffici stampa del Comune di Pordenone, della provincia o dell’Unione degli industriali ci chiedono di realizzare i video. Filmiamo i consigli comunali e i cittadini possono vederli e commentare. Questa è vera partecipazione.

In Italia esistono 590 web tv, di cui 4 in Friuli. Perché è stata colpita proprio PNbox.tv?
Forse perché stiamo crescendo e stiamo diventando un po’ più grossi. Abbiamo in progetto di aprire altre web tv a Milano, Bologna e Roma. Forse per questo abbiamo attirato l’attenzione dell’ordine su di noi.

Ora cosa farà? Registrerà PNbox.tv come testata in Tribunale?
Certo che non la registro! Prima di tutto per un motivo etico. Non vogliamo provvidenze dello Stato. Non chiediamo finanziamenti e non li abbiamo mai richiesti. È una questione di principio. Se passa questa idea dell’ordine che chiunque voglia dire qualcosa deve registrarsi e avere un tesserino, andiamo contro tutto quello che sta accadendo nel mondo.

È una crociata contro l’Ordine dei giornalisti?
No, è una crociata per la libertà di informazione. L’ordine esiste secondo una legge dello Stato, e come tale ha ragione di esistere. Io non voglio combattere contro l’ordine. Non sono un giornalista, ma un imprenditore.

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