Marcia indietro: ritirata la tassa sugli sms

Marcia indietro: ritirata la tassa sugli sms

É durata poche ore l’ipotesi del governo di finanziare il Fondo per la protezione civile con una tassa di due centesimi sugli sms telefonici inviati ad amici, fidanzati, parenti. La conferma del ritiro arriva dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. In base alla bozza del decreto legge in elaborazione, il Fondo contro le calamità avrebbe dovuto essere alimentato attingendo agli aumenti delle accise sulla benzina con l’aggiunta dei due centesimi per ogni sms. Ma in seguito alle proteste da parte degli operatori del settore, Palazzo Chigi ha deciso di rinunciare. 

Nel testo era scritto esplicitamente che «in alternativa all’aumento dell’aliquota di accisa ovvero in combinazione con lo stesso, il fondo di cui all’articolo 28 della legge n. 196 del 2009 è corrispondentemente e obbligatoriamente reintegrato, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, con le maggiori entrate derivanti dalla tassazione fino a una misura massima di due centesimi di euro per ciascuna comunicazione effettuata attraverso l’invio di brevi messaggi di testo (sms ) mediante telefono cellulare, computer o siti internet gestiti dalle società telefoniche». I gestori delle società di telecomunicazione «provvedono al pagamento dell’imposta, con facoltà di rivalsa nei confronti dei clienti».  

Il tempo della breve vita della tassa è bastato ai cinguettatori di Twitter per ironizzare sull’inserimento di nuove gabelle da parte del governo Monti con l’hashtag #tassecreative. C’è chi propone una imposta sulle parole di Bossi, aggiungendo che «magari è la volta buona che si sta zitto», chi sul «battito di ciglia» e chi addirittura sui «piccioni che non guardano prima di attraversare la strada». E non manca neanche chi bacchetta i twittatori: «Una tassa a chiunque faccia errori di ortografia sui social network».

X