Si continua a parlarne: agli italiani sembra che Monti piaccia. Molto, per alcuni. Abbastanza, per altri. Di sicuro, piace di più rispetto ai partiti. Tanto che, secondo un sondaggio pubblicato da Repubblica lunedì 2 aprile, gli italiani rinuncerebbero a votare nel 2013 e si terrebbero Monti. La cosa, in sé, è impossibile a livello costituzionale (a meno di dichiarare lo stato di guerra, ma sembra una misura eccessiva) però è significativa. Ma sarà così? Linkiesta ne ha parlato con Guido Viale, economista e scrittore, che ha di recente firmato il “Manifesto per un soggetto politico nuovo”.
Gli italiani vorrebbero tenersi Monti, secondo il sondaggio. Come vede questa posizione?
Innanzitutto, avendo lavorato anche io nel campo dei sondaggi, ho scarsissima fiducia nei risultati che ne emergono. Anche quando sono condotti in modo estremamente onesto, l’esito è di una visione statica limitata e parziale. Per cui, non ho nessuna fiducia nei sondaggi.
Detto questo..
Detto questo, è un fatto acclarato che gli italiani, ormai, abbiano una scarsissima fiducia nei partiti. Si parla del 4%, o dell’8%, a seconda. Non è una novità. Ma per quel che riguarda Monti, c’è da dire che il suo consenso sta, mano a mano, diminuendo.
Sì?
Già. Le misure che sta applicando sono impopolari, vanno a colpire le persone più svantaggiate e i risultati benefici sono procrastinati. Di volta in volta, sempre più in là: prima era il 2013, poi il 2015. Adesso Monti ha detto che sta lavorando per la prossima generazione. Come a dire che per questa non c’è nulla da fare.
E allora che accadrà?
È prevedibile che la popolarità di Monti, nel giro di poco tempo, sia prossima allo zero. E allora, anche il risultato dei sondaggi sarà diverso, e la voglia degli italiani di tenerselo sarà molto poca. Resta il problema che c’è, ancora, un vuoto gigantesco: italiani che non sanno per chi votare.
Appunto. Eppure Monti era arrivato ed era apprezzato anche perché, rispetto all’esecutivo precedente, dava l’idea di agire.
No. La popolarità di Monti era dovuta alla paura, del tutto giustificata, del crack totale dell’economia italiana. Oltre al fatto che, secondo la stampa italiana (e non si capisce ancora perché) Monti era visto come un toccasana. Però ora sta applicando solo misure che, a mio avviso, ci porteranno alla situazione di Grecia e Portogallo, facendo gli interessi della grande finanza internazionale e applicando le direttive della Bce.
Secondo Diamanti, Monti è un’altra faccia dell’anti-politica. Come Grillo, ma da un punto di vista diverso.
No. Monti è politica. Sono i partiti, invece, che hanno consegnato la loro capacità e il loro ruolo alle influenze della finanza internazionale. Si sono fatti da parte, senza discutere le misure, senza dare un senso politico. Sono i partiti di oggi la vera anti-politica. Sono la più matura manifestazione dell’antipolitica in Italia. Non è un caso che una parte consistente della società vorrebbe ancora occuparsi di politica, ma in questi partiti non si ritrova.