Un nastro adesivo di plastica marrone sulla bocca, come quello usato per chiudere i pacchi. E due fascette che bloccavano i polsi. In questo modo avrebbero viaggiato nell’ultima fila di un volo Alitalia Roma-Tunisi due immigrati respinti dall’Italia e rimpatriati nel loro Paese. Ad accompagnarli, alcuni agenti della polizia di Stato. Ma a uno dei passeggeri, il 33enne filmaker palermitano Francesco Sperandeo, quella scena proprio non è andata giù. Così ha chiesto spiegazioni ai poliziotti. Ricevendo la risposta: «È tutto normale». Lui allora ha tirato fuori lo smartphone, ha fatto una fotografia e l’ha pubblicata su Twitter e Facebook, interpellando sia Amnesty International che Emergency.
«Guardate cosa è accaduto oggi sul volo Roma-Tunisi delle 9,20 ALITALIA», ha scritto. «Questa è la civiltà e la democrazia europea. Ma la cosa più grave è stata che tutto è accaduto nella totale indifferenza dei passeggeri e alla mia accesa richiesta di trattare in modo umano i due mi è stato intimato in modo arrogante di tornare al mio posto perché si trattava di una normale operazione di polizia». Il messaggio e la fotografia sono stati subito postati e condivisi da altri utenti dei social network. E così si è scatenata la protesta in Rete.
La Polizia di Stato, dopo accertamenti sul caso, ha riferito che i due immigrati sarebbero algerini (e non tunisini) provenienti da Tunisi e diretti a Istanbul con scalo tecnico a Roma. «Hanno tentato di entrare nel Paese illegalmente e per questo sono stati respinti», dicono dal dipartimento di sicurezza. Le mascherine che si vedono nella foto, fermate con lo scotch marrone, sarebbero state applicate ai due stranieri «in quanto, dopo aver fatto partire le procedure di respingimento, avevano messo in atto comportamenti autolesionistici mordendosi le guance e sputando sangue addosso alle persone».
I due immigrati sarebbero arrivati a Fiumicino la mattina del 15 aprile, attorno alle 7, e avrebbero rifiutato per due volte di imbarcarsi sul volo diretto in Turchia, tentando di rimanere in Italia. Constatato il rifiuto di rientrare in Tunisia, le autorità di polizia hanno adottato la procedura di respingimento che prevede di riportare le persone nel luogo dal quale sono partite. Quindi a Tunisi. I due immigrati avrebbero fatto resistenza e poichè, in base a quello che dice la Polizia di Stato, tentavano di ferirsi, è stata applicata la mascherina fermata col nastro adesivo fotografato da Francesco Sperandeo «per consentire la sicurezza dei passeggeri in volo».
L’Ambasciata tunisina in Italia, interpellata da Linkiesta, ha fatto sapere di non essere a conoscenza dell’accaduto, assicurando però che «non si tratta assolutamente di una prassi usuale» nei rimpatri dei cittadini tunisini. Alitalia, invece, risponde così: «Noi non facciamo altro che vendere i biglietti alla polizia di Stato. Non ci occupiamo del trattamento dei passeggeri e non siamo a conoscenza di eventi simili in passato».
La questura di Roma ha assicurato di «compiere accertamenti su chi si è occupato dell’accompagnamento dei due cittadini tunisini». Al ministero dell’Interno, invece, nessuno sembra essere al corrente dell’accaduto. Ma precisano: «Non è una usanza fare questo tipo di rimpatri».
La notizia dai social network è arrivata nei palazzi della politica. Stefano Pedica (Idv), vice presidente della Commissione Affari Europei e componente della Commissione Affari Esteri al Senato, ha annunciato un’interrogazione parlamentare sul caso. Intanto sul profilo Facebook di Francesco Sperandeo crescono i commenti alla fotografia. C’è chi urla «VERGOGNA» e chi scrive «NON MI PIACE». Qualcuno racconta pure la propria esperienza: «Anche io ho fatto un viaggio Roma/Tunisi qualche anno fa. E il detenuto rimpatriato sputava contro i passeggeri per sfregio. Forse è loro consuetudine farlo e hanno trovato un sistema per evitarlo».