Per capire come un partito che inneggia alla supremazia della razza ariana abbia vinto ventun seggi nel Parlamento ellenico bisogna andare lontano, al confine con la Turchia, in una piccola e anonima cittadina chiamata Orestiada. Da qui, nel 2010, è passato il 90 per cento dei clandestini entrati in Europa – attraversando il confine – della rotta orientale.
La città si presenta come una fila di casette distribuite ordinatamente lungo vie parallele, nelle quali i cani randagi rincorrono abbaiando le macchine di passaggio. Gli abitanti vivono coltivando i campi tutt’intorno e sbrigano le proprie commissioni prima che cali il sole.
Di notte è meglio non stare in giro da soli. «I clandestini attraversano la frontiera e arrivano fin qui a piedi», ci racconta il capostazione. Ha la pelle bianca come la neve e gli occhi di ghiaccio, e parla senza togliere lo sguardo dall’unica carrozza ferma sui binari. «Ci sono solo due treni al giorno e sono sempre pieni di immigrati. Molti hanno paura a prenderli. Uno è alle 4:30 della mattina, provate voi a quell’ora a salire su un treno dove tutte le facce sono nere!». Sulla banchina c’è una pendolare sui quarant’anni, che si sfoga abbassando lo sguardo «Sono i libici quelli che fanno più paura».
La carrozza è quasi tutta occupata. Non è difficile identificare maghrebini e afghani, forse anche siriani. Stanno accucciati sui sedili e fissano diffidenti chiunque passi per il corridoio. Nei loro occhi arrossati si vede tutta la stanchezza di un lungo viaggio, lungi dall’essere concluso. Almeno qui sul treno possono riposarsi. Hanno da poche ore salutato gli alti minareti di Edirne, di cui han potuto vedere le luci solo da lontano, mentre attraversavano il ponte sul fiume Evros. Qui i trafficanti, dopo aver intascato i compenso, danno loro le ultime istruzioni: bruciare i documenti e camminare tra i campi finché non si verrà recuperati dalla polizia greca. È in questo modo che negli ultimi tre anni sono entrati tra i 100 e i 300 clandestini ogni giorno.
La Frontex, l’agenzia europea che controlla le frontiere, prova ad identificarli con scarso successo: sperando di essere accolti come rifugiati, si dichiarano in fuga da paesi in guerra, ma raramente i greci concedono lo status di rifugiato (un particolare che i trafficanti spesso omettono). Nel frattempo la Frontex smista: alcuni finiscono nel carcere provvisorio di Filakio, dal quale verranno rimpatriati dopo settimane o mesi. Tutti gli altri ricevono la carta di espulsione, conosciuta come “carta bianca”, che concede di stare nel paese per 30 giorni prima di dover adempiere all’obbligo di ritorno al paese d’origine.
Grazie a questo documento possono raggiungere Salonicco e Atene, dove se ne perderanno le tracce, oppure possono raggiungere i porti della Grecia occidentale, da cui andranno in Italia. Alla prefettura di Orestiada snocciolano le cifre: «Nel 2010 qui ci sono stati circa 36 mila ingressi illegali. Entravano per lo più attraverso i campi, così abbiamo iniziato a pattugliarli meglio. Nel 2011, dopo l’annuncio di costruzione di un muro sul confine, i fermi sono calati a 28.200, anche perché i trafficanti hanno iniziato a far attraversare ai migranti il fiume. Questo ha portato con sé un aumento dei casi di annegamento, una tendenza che continua anche quest’anno. Nei primi mesi del 2012 abbiamo fermato quasi 7.000 persone, in aumento rispetto all’anno scorso».
Ci sono cittadini che affrontano con grande umanità questa continua emergenza. Una signora ben vestita che vive in una villetta con giardino sulla strada racconta: «L’inverno scorso aveva nevicato tutta notte e al mio risveglio c’era una famiglia a dormire nel mio giardino. Erano due giovani col loro bambino, avrà avuto un anno. Se non li avessi portati subito al caldo sarebbero morti di freddo: altro che neri, le loro braccia erano blu». Ma non sono pochi i cittadini che, esasperati da questo continuo flusso di persone, han dato il proprio voto ai neonazisti di Alba Dorata.
Alba Dorata ha basato la propria campagna elettorale sull’emergenza immigrati. I suoi attivisti accompagnano le signore anziane impaurite a fare la spesa e propongono soluzioni drastiche: mine sul confine e campi di concentramento. Per loro chi non è greco di discendenza o non ha sangue ariano dev’essere fermato. Ironicamente, le mine sul confine c’erano, ci racconta Diamando, una professoressa sui 35 anni che ci apre le porte di casa sua: «Forse le avevano messe i greci, forse i turchi, fatto sta che i territori sul confine erano minati. Nel corso degli anni i campi sono stati sminati: le mine esplodevano al passaggio dei migranti, che non erano avvertiti del pericolo dai trafficanti».
La vecchia politica aveva promesso di costruire un muro di 12 chilometri, detto “Evros Wall”, nel punto più critico in cui avvenivano gli ingressi, ma dopo una pomposa inaugurazione dei lavori non se n’è saputo più nulla: ai giornalisti è vietato fotografarlo, ma la realtà è che a un mese dall’inizio dei lavori il muro anti-immigrati è lungo pochi metri. Se i politici greci si sono rivelati ancora una volta inetti davanti agli occhi dei propri elettori, l’Europa non ha fatto di meglio. La Frontex è stata mandata qui solo dal 2010, ma 30 uomini possono ben poco contro volumi tali, così il loro principale compito consiste nel dare a chi entra “carta bianca”, letteralmente. Non un grande aiuto agli occhi dei greci, anzi.
Dopo un picco di ingressi nel 2005, l’anno successivo ai giochi olimpici, di immigrati che entrano legalmente nel paese non ce ne sono più. Si stima che solo la metà di loro sia rimasta nel paese. Per lo più tornano al paese d’origine, in cerca di lavoro. Al contrario, con l’avvento della crisi è aumentata l’immigrazione clandestina. Nonostante oggi siano rimasti circa 450mila immigrati legali in Grecia, le persone entrate illegalmente sono circa 800-900mila. Un’enormità per un paese che conta appena 10 milioni di abitanti.
È urgente che l’Europa prenda atto che l’ascesa dei nazisti in Grecia è facilitata dalla crisi economica, ma ha radici che vanno individuate nell’emergenza immigrati. La distribuzione dei voti alle elezioni del maggio 2012 non lascia dubbi, Alba Dorata ha preso voti solo nelle zone al confine con la Turchia e l’Albania, vicino alle aree portuali dove gli immigrati aspettano di imbarcarsi per andare in Italia, e nelle aree metropolitane di Atene e Salonicco: proprio dove ci sono più immigrati. Cosa si può fare per fermarli? Lo abbiamo chiesto a colui che ha visto pressoché tutti i clandestini entrati in Europa negli ultimi anni: il capostazione di Orestiada. «Inutile costruire muri sulla frontiera. Questa è gente che viene qui per lavorare. Se li aiuteremo ad avere un lavoro nel loro paese, smetteranno di venire».