Quest’anno a Trieste il 2 giugno più che giorno di festa sarà una giornata di resa dei conti. A sorpresa i grandi soci delle Generali hanno chiesto la convocazione straordinaria del consiglio di amministrazione per sabato mattina: sul tavolo c’è la sostituzione dell’amministratore delegato del gruppo Giovanni Perissinotto.
Un comunicato diffuso dalla compagnia in serata ha confermato la riunione del cda con un ordine del giorno che fa riferimento a tre norme del Codice civile: l’articolo 2381 (deleghe gestionali), il 2386 (compensi) e il 2389 (sostituzione degli amministratori). Secondo quanto trapela da ambienti finanziari, dopo le insistenze di molti soci privati, a partire da Leonardo Del Vecchio (Luxottica), Francesco Caltagirone e il gruppo De Agostini, il principale azionista Mediobanca avrebbe proposto al manager ravennate un’uscita concordata. In sostanza, un copione simile a quello che un anno fa aveva portato al dimissionamento pre-cda dell’allora presidente Cesare Geronzi. Ma la proposta, per ora, è stata rifiutata da Perissinotto: evidentemente il manager preferisce andare alla conta dei voti in cda, ritenendo che l’esito delle scontro di potere non sia ovvio. Rispetto a un anno fa, del resto, l’equilibrio delle forze non è del tutto definito, e ci sono diversi consiglieri non del tutto convinti del blitz contro l’amministratore delegato.
La rosa dei successori, riferiscono le agenzie, sarebbe ridotta a tre nominativi: in pole position vi sarebbe Mario Greco, attuale numero uno del settore General insurance del gruppo Zurich e manager formato alla scuola McKinsey e cresciuto nel gruppo Ras (oggi Allianz) fino a diventare amministratore delegato (v. curriculum). Secondo voci di corridoio, un altro nome possibile sarebbe quello dell’attuale direttore finanziario della compagnia Raffaele Agrusti, mentre il terzo candidato potrebbe essere lo stesso amministratore delegato di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel.
Nonostante i buoni risultati registrati nel corso del primo trimestre 2012, la gestione Perissinotto è stata apertamente criticata da uno dei soci forti di Generali, Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, uscita il giorno dell’assemblea degli azionisti del Leone, il fondatore di Luxottica dichiarò: «Il problema è quando si vuole fare finanza. Quando, usando i soldi dei risparmiatori che vorrebbero solo fossero ben gestiti, si comprano invece un pezzettino di Telecom e l’1% di una banca russa; si mettono a repentaglio oltre due miliardi con un altro finanziere come il ceco Kellner; oppure ci si impegna nell’operazione CityLife in una percentuale che nessun immobiliarista al mondo farebbe; e sui fondi greci sono stati persi 800 milioni. Penso quindi che oggi l’amministratore delegato, capo azienda unico, senza alibi di azionisti e presidenti, dovrebbe dare dignitosamente le dimissioni». Parole che hanno catalizzato i malumori latenti e che sono diventate l’epicentro dell’ennesimo terremoto ai vertici del Leone.
Resta da capire se questa ennesima svolta a Trieste servirà davvero a rilanciare la compagnia. O se invece si risolverà nuovamente in un inutile giro di poltrone. Anche un anno fa, quando fu cacciato Geronzi, era stata promessa una svolta: che non c’è stata. Complice l’aumento del rischio Italia, i titoli della compagnia sono crollati ai minimi storici. E hanno messo sotto pressione investitori come Del Vecchio, De Agostini, i soci veneti e la Fondazione Crt, che avevano investito a prezzi compresi fra 20 e 30 euro. Qualche socio è invece rimasto deluso perché non è riuscito a fare affari con la compagnia come desiderava. E con il titolo a 8,2 euro anche un azionista storico come Mediobanca, che ha in carico la partecipazione poco sopra 10 euro per azione, si è deciso al rimescolamento di carte. Che poi tutto questo possa determinare un cambio di passo nella gestione, è tutto da vedere.