“I moderati non esistono: ora sono arrabbiati, con il Pdl”

“I moderati non esistono: ora sono arrabbiati, con il Pdl”

Prima dei ballottaggi, era una sconfitta. Dopo, un disastro. Il Pdl è stato più che ridimensionato alle elezioni, lasciando sul terreno solo rovine. Il partito, rimasto senza Berlusconi, si scopre adesso anche privo di elettori. Ma, come in un’indagine, si deve capire che fine hanno fatto: prima gli elettori del centrodestra c’erano eccome. Insomma, scomparso il polo di aggregazione berlusconiano, gli elettori moderati si sono dispersi. Abbiamo chiesto a Carlo Galli, ordinario di Storia delle Dottrine Politiche, come si è delineata la situazione di un popolo di moderati rimasto in cerca di un partito.

Gli elettori moderati sono rimasti senza un punto di riferimento politico, ora.
Diciamo che i moderati italiani non sono proprio moderati. Non lo sono e non lo erano anche quando votavano Berlusconi, che li caricava con la retorica anti-comunista. Questo è stato il collante e l’ostilità verso la sinistra era forte.

E ora?
Ora la rabbia rimane, perché sono in rivolta: contro Berlusconi, in primo luogo. O meglio, contro il Pdl, perché Berlusconi ha saputo tirarsi fuori in tempo e mandare avanti il povero Alfano, che non ha la capacità di mantenere unito il partito. E sono arrabbiati perché hanno perso il potere; perché l’esperimento berlusconiano è fallito, in tutta la sua struttura, anche sociale. E perché adesso, al potere, c’è Monti, che applica misure da destra vera. Si sa, la destra vera maltratta la destra berlusconiana. E gli elettori adesso lo sentono, e non sono contenti.

Questo spiega il crollo del centrodestra alle elezioni?
Sì, ma non solo. La rabbia è anche quello che spinge gli elettori del centrodestra a votare Grillo. Prendiamo l’esempio di Parma (che ancora va capito se sarà una cosa significativa o un bluff): qui il Pdl ha suggerito ai suoi elettori di votare Grillo, e così hanno fatto. Però ora devono stare attenti, perché, a mio avviso, questi voti che se ne vanno non sono, come diceva Andreotti, in “libera uscita”. Perché la Dc era un partito che esisteva. Il Pdl no. Senza Silvio Berlusconi si rivela un insieme di correnti, cordate e anche cosche, e dipende dai luoghi. Con un partito così diviso e dominato da interessi di brevissimo peridio, gli elettori, vagano allo stato brado. L’indebolimento del ceto medio, frutto di politiche neoliberiste nel resto del mondo e in Italia da dinamiche simili ma diverse, ha liberato una grande massa di voti, che sono a disposizione di chi se li piglia. Grillo? Può essere, ma una valutazione politica su di lui è ancora prematura.

Ma non potrebbe essere un personaggio nuovo?
Ad esempio?

Montezemolo, ormai sembra lanciato in politica. Ha rotto gli indugi, a quanto sembra.
No, Montezemolo non ha capacità, né competenza, né carisma, né statura e nemmeno energia sufficienti per prendere il posto di Silvio Berlusconi. Non ha comunicativa: per imporsi, deve cavalcare un successo generato da altri (ad esempio, la Ferrari), e adesso ci vorrebbe uno che sappia generare speranza, motivare le persone. E Montezemolo queste cose non le ha. Molto più adatto, invece, è Casini.

Casini?
Sì, è senz’altro più attrezzato di Montezemolo per lanciare un’Opa ostile al PdL. Lui ci mette poco a prendere posizioni politiche più di destra – ha già affossato il Terzo Polo, per questo – ma con un limite: raccoglierebbe soltanto i voti di chi non è arrabbiato.

Perché Casini è un moderato.
No, ma “moderato” è una parola che, nei confronti degli elettori, si rivela ridicola. In primo luogo perché fa pensare che dall’altra parte ci siano degli estremisti, e non è così. E poi perché non sono moderati, né si sentono tali. La parola “moderati” su di loro fa poca presa. Sono arrabbiatissimi, e hanno punito i loro vecchi rappresentanti.

Ma chi è allora moderato?
Chi lo è davvero sono i cattolici. Ma, perlopiù si tratta di gruppi che sono legati con le gerarchie di alcuni ministri de governo. Dal punto di vista elettorale, però, non hanno ancora fatto il passo, né da una parte né dall’altra, perché non è una fase, questa, adatta a loro. Avrebbero poco spazio. Altrimenti, esiste una grande componente moderata che, in realtà, un partito lo ha già, ed è quella del Partito Democratico. Ma, al momento, i “moderati” non fanno mosse. Gli altri elettori del centrodestra, invece, possono agire in altre direzioni. E sono imprevedibili.

Ma come si può uscire da questa situazione?
Al momento, c’è una struttura ondivaga del popolo di centrodestra, e in mezzo alle rovine, e ai partiti frantumati, resta in piedi solo il partito che una struttura ce l’ha, il Pd. Ma resterà così, finché non arriverà un nuovo incantatore. Oppure la ripresa economica.  

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