“In Italia non c’è futuro” e l’Australia diventa la terra promessa

“In Italia non c'è futuro” e l'Australia diventa la terra promessa

CANBERRA – Sarà per il suo clima mite, o per il suo benessere economico senza eguali, ma l’Australia sta diventando la destinazione prediletta da immigrati provenienti da tutto il mondo. Secondo statistiche ufficiali, nel 2011, 180 mila tra asiatici, europei e americani avrebbero cercato fortuna nella terra dei canguri. E se ai cinesi basta sorvolare un lembo di oceano per giungere a destinazione, migliaia di Italiani sono disposti ad attraversare il pianeta in cerca di quella fortuna economica che nel loro Paese è diventata un miraggio, complice una crisi ormai cronica e un pessimismo dilagante. Eppure non è tutto oro quel che luccica. Problemi di visto, differenze culturali e datori di lavoro disonesti, infatti, possono rendere la vita difficile ai nuovi arrivati in terra australe.

Adele è arrivata in Australia con un visto “vacanza-lavoro” che le ha permesso di viaggiare svolgendo qualche lavoretto occasionale. Quando ha deciso di riprendere l’università, Adele si è installata a Sydney, dove vive e lavora da ben sette anni. Sebbene non sia mai riuscita a stringere legami d’amicizia con australiani, questa ragazza mantovana di 36 anni non ha nessuna intenzione di lasciare il Paese. «L’Australia non ha cultura e le persone sono superficiali» – ammette Adele che aggiunge: «nonostante questo deficit culturale intendo rimanere in Australia. In Italia non vedo come potrei trovare lavoro. La società e’ statica, non ci sono soldi e le prospettive sono pessime». Tuttavia, bisogna sempre restare con i piedi per terra. Infatti, in Australia, se non si è cittadini o per lo meno anglofoni, trovare un lavoro e mantenerlo può diventare un vero incubo. In questo senso Adele ha vissuto un’esperienza esemplare visto che è stata licenziata dall’oggi al domani senza motivo. «Ad essere sincera, me lo aspettavo da tempo», afferma la ragazza con sgomento. Adele era, infatti, impiegata presso un’azienda australiana con altri stranieri, che, per avere un visto regolare, erano costretti a sopportare le continue critiche e gli sbalzi di umore dei loro superiori. «Il mio capo non smetteva di ripetermi che dovevo ringraziarlo perché mi permetteva di lavorare e di avere un visto. Più volte, inoltre, i miei responsabili mi hanno detto che non potevo prendere iniziative e che, dato il mio inglese inadeguato, dovevo considerarmi fortunata per il semplice fatto di avere un impiego», dice Adele.

Dopo essere stata cacciata dal suo capo, la trentaseienne mantovana ha rischiato di dover lasciare l’Australia. Infatti, se un lavoratore straniero viene licenziato, ha tre settimane per trovare un nuovo impiego. In caso contrario deve lasciare il territorio. Fortunatamente però, avendo studiato e lavorato per diversi anni a Sydney, Adele ha potuto richiedere la residenza permanente che, una volta ottenuta, le consentirà di vivere in Australia per sempre. Sebbene i tempi di attesa per l’ottenimento di questo visto siano molto lunghi, Adele è contenta di aspettare. La ragione che la incoraggia? La prospettiva di avere uno stipendio onesto e uno stile di vita di qualità. «Qui posso sperare in uno stipendio tre volte superiore a quello a cui potrei aspirare in Italia», dice Adele. Una ragione, a suo avviso, più che valida per restare.

Nessun problema di visto né di stipendio per Ignazio, emigrato in Australia da otto mesi. Questo parrucchiere siciliano di soli 23 anni è scappato da casa con moglie e figlia senza nessun rimpianto. «In Italia non c’e’ futuro. Quando me ne sono reso conto ho cercato lavoro in Australia e, una volta trovato, mi sono trasferito», dice Ignazio. Ignazio ha ben pianificato la sua partenza. In Italia faceva il parrucchiere ed era pagato profumatamente, ma non aveva possibilità di fare carriera, peggio ancora, rischiava il licenziamento. Allora ha incominciato a cercare lavoro in Australia rispondendo ad alcune offerte su Internet. Una volta trovato un impiego, Ignazio è partito. Arrivato a destinazione, in un paese vicino a Sydney, dice di essersi trovato subito in Paradiso: mare, spiaggia e un ottimo stipendio. «Certo, i datori di lavoro cercano di sfruttarti. Sei legato a loro per il visto, sei immigrato e non parli bene la lingua, ma non c’è paragone tra come sono trattati gli immigrati qui rispetto a come lo sono in Italia. In Australia le persone sono più aperte e meno razziste», afferma il parrucchiere siciliano. Per la sua famiglia, tuttavia, la situazione è più difficile. La moglie di Ignazio, Maria, ha un semplice visto da turista che non le permette di lavorare. Solamente dopo aver fatto un certo numero di visite mediche e aver mostrato un certificato penale pulito, la giovane donna potrà sperare di trovare un impiego e permettersi di mandare la figlia Maria Grazia alla scuola materna.

Delusi dal loro Paese, Ignazio e Adele hanno preferito affrontare le difficoltà e un destino incerto in terra straniera. Come loro, circa 60.000 Italiani ogni anno scelgono di farlo in Australia. Arrivati con un visto temporaneo, molti trovano in seguito un impiego fisso. Un’impresa tutt’altro che impossibile, considerando che il tasso di disoccupazione in questo Paese non sfiora nemmeno il 3 %.

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