La “traditrice”, colei che ha trasformato l’Eden leghista nell’ inferno dove si è consumato il sacrificio del “Dio” Bossi e adesso ardono le spoglie di un movimento politico annichilito dalle ultime elezioni amministrative. Per molti militanti leghisti “giuda” ha il volto di Nadia Dagrada, l’ex contabile del Carroccio teste chiave nell’inchiesta sui rimborsi elettorali che vede indagati Umbetro Bossi, i flgli Renzo e Riccardo e l’ex tesoriere Francesco Belsito.
Alcuni di loro l’hanno affrontata direttamente, accusandola di avere messo sulla croce il “capo”, altri le hanno fatto sapere per vie traverse che il suo comportamento non è stato gradito, attraverso un maligno gossip volato di bocca in bocca nella sede di via Bellerio. Altri ancora sono andati molto oltre la dialettica concitata del momento più pesto della storia del partito e l’hanno minacciata di morte con telefonate anonime nella sua abitazione.
Messaggi così inquietanti che hanno indotto la Dagrada, un donnone alto e grosso che ha colpito i magistrati milanesi per la sicurezza con cui ha affrontato delicatissimi interrogatori, a mandare via da casa sua per qualche tempo i genitori coi quali abita. Le minacce più o meno esplicite hanno preoccupato i vertici del partito che venerdì hanno partorito uno strano comunicato consegnato alla stampa con la postilla che si trattava di un avviso soprattutto “a uso interno”. «La Lega Nord – si leggeva nella nota – dichiara che la Dagrada è un’impiegata della stessa Lega Nord alle dirette dipendenzedell’amministratore federale. Pertanto, eseguiva ed esegue precise direttive impartite dall’amministratore fderale ed è suo specifico dovere, come la legge impone, rispondere alle domande dei giudici in coerenza alle sue conoscenze e ai documenti di pubblico dominio o acquisiti dalle diverse Procure».
Le spiegazioni del partito avrebbero sedato le ire. «Si, è vero, Dagrada ha subito degli attacchi da parte dei militanti – ammette uno dei legali delpartito, Domenico Aiello – ma la situazione è tornata alla normalità dopo che è stato chiarito perché che non era giusto prendersela con lei». Nessun esposto in Procura è stato presentato dall’ex responsabile amministrativa che, anzi, adesso smentisce di avere subitole minacce che lei stessa però ha confidato a più di una persona del movimento. Il ruolo della Dagrada nell’indagine è stato sottolineato anche durante l’ultima conferenza stampa dal Procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati.
Bruti ha spiegato che nel prendere la decisione di indagare Umberto Bossi per truffa ai danni dello Stato sono state determinati le dichiarazioni della Dagrada in merito alla firma del “capo” sui bilanci redatti da Belsito. Del resto, Dagrada, che conosceva molto bene Belsito, ha trasformato molte ipotesi investigative in certezze, confermando che coi soldi dei rimborsi si pagavano spese personali per i familiari di Bossi, a cominciare dalle laureee farlocche del giovane Renzo.