La discarica dietro a Villa Adriana, nell’area di Corcolle, è sempre più vicina. Con una nota inviata al sottosegretario Antonio Catricalà, anche Mario Monti avrebbe detto sì. Nella sostanza, avrebbe ribadito la sua fiducia al Commissario straordinario Giuseppe Pecoraro, nominato dal precedente governo e sostenitore della discarica a Corcolle, incoraggiandolo ad «andare avanti». Possibile? «Io spero che non sia qualcosa di definitivo. Sembrerebbe un colpo di mano degli uffici del Presidente – e non del Presidente», spiega a Linkiesta Philippe Daverio, fin dall’inizio contrarissimo alla discarica a Corcolle e fondatore di Save Italy, programma per difendere i beni culturali italiani. «Io confido – continua – nel suo noto buonsenso».
Ma si sa: se la spazzatura puzza, il denaro no. «Dietro ci sono una fitta serie di interessi, politici ed economici: tutti sappiamo quanti soldi si fanno con il pattume». E le posizioni sono diverse: se il sindaco di Roma Alemanno è contrarissimo, Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, la vuole. «Non mi voglio addentrare nei litigi politici sul pattume», continua Daverio. «Ma la cosa grave non è che ci sia qualcuno che voglia la discarica: la cosa grave è che si contrapponga il pattume a capolavori secolari. Ma non solo», insiste, «il problema non riguarda solo le tre ville di Tivoli: il problema riguarda il modo di pensare al futuro di quell’angolo di Lazio». Che significa? «Significa che Tivoli è già un pattume estetico, è già una discarica resa tale dagli abitanti di Tivoli, con tutti i loro disordini immobiliari, la loro totale mancanza di cura». E allora, sorride, «sarebbe anche logico aggiungere pattume a pattume». Ma il punto è che ci vuole una inversione di tendenza, ed evitare di disperdersi «nella pattumologia».
Al momento, ci sono voci contrarie nello stesso governo: il ministro per la Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi, e il ministro per l’Ambiente Corrado Clini hanno espresso la loro totale contrarietà. Anche il presidente della Repubblica starebbe seguendo con attenzione la vicenda. Ancora di più, lo ha fatto proprio oggi l’archeologo Andrea Carandini, che ha rifiutato la presidenza al Consiglio Superiore dei Beni Culturali: questa di Corcolle è «l’ultima goccia», ha scritto in una lettera indirizzata al ministro Ornaghi.
«La posizione di Carandini è una cosa seria. Andrebbe presa in esame», continua Daverio. Del resto anche lui, con Save Italy si è schierato. «Ma sopratutto, vorremmo lanciare un appello, contro questo scempio. Un appello alla cultura del mondo universitario, che è tanto presente in questo governo». Che deve fare? «Che si faccia sentire, che tenga alto il livello del dibattito e non ceda ai livelli bassi degli affari. Si resti a quelli della priorità: la politica è stabilire priorità, e questo della difesa dei Beni Culturali deve essere una priorità». Per quanto lo riguarda, «se le cose non cambieranno, dovremo fare qualcosa. Una protesta, molto dura. Ma educata».