Dopo anni di attesa, la Parmalat del dopo-Bondi ha fatto la grande acquisizione: 904 milioni di dollari per Lactalis American Group, divisione americana del suo azionista di controllo, il gruppo francese Lactalis. La società in questione produce e distribuisce formaggi e derivati del latte soprattutto negli Stati Uniti.
Trattandosi di operazione con parte correlata (l’azionista di controllo, appunto), è stato necessario chiedere il parere vincolante dell’apposito comitato di amministratori indipendenti. Hanno votato tutti a favore. Comitato e cda sono stati assisisti da Mediobanca, che ha rilasciato il parere di congruità. Le procedure formali, insomma, sono state rispettate. A fine marzo Parmalat aveva cassa per 1,5 miliardi, di cui 1,1 conferiti alla tesoreria centrale del gruppo Lactalis. A maggio 200 milioni sono stati destinati a «opportunità di investimento più favorevoli» (non era difficile), il resto è largo circa la partita di giro interna a Lactalis, che così può allegerire i debiti a monte della catena.
Detto questo. Il prezzo pagato, riferito al valore d’impresa (mezzi propri+ debiti netti), è pari a 9,5 volte il margine operativo lordo (mol) previsto per il 2012. In base allo stesso parametro, Parmalat quota oggi a poco più di 4 volte (v. dati Bloomberg). Quando un anno fa venne comprata da Lactalis nell’ambito di un’Opa, Parmalat fu valutata 8,9 volte il mol. Il confronto di questi numeri è eloquente.
È vero che la Lactalis American ha di fronte un mercato più dinamico e una marginalità lorda del fatturato dell’8,57% che si confronta con il 7% scarso di Parmalat (primo trimestre 2012). È anche previsto un meccanismo di aggiustamento del prezzo in base al margine operativo lordo effettivamente realizzato.
Eppure, la sensazione è che i formaggi americani di Lactalis siano stati pagati cari, forse troppo. Di quanto sarà il multiplo sugli utili netti (P/e): 20 volte? E quali saranno le «importanti sinergie industriali»? Per saperlo tocca aspettare il documento informativo «che verrà pubblicato nei termini di legge». Questa mattina si vedrà come la pensa la Borsa.
Twitter: @lorenzodilena