Professor Monti, davvero nel ’94 un liberale credeva in Berlusconi?

Professor Monti, davvero nel ’94 un liberale credeva in Berlusconi?

Giusto per non girarci intorno, Professore, le porremo subito l’interrogativo che ci angoscia: ma lei, nel ’94 dove viveva? Nel senso che da autentico liberale quale si è sempre professato, titolo che peraltro le viene universalmente riconosciuto, le sue parole sulla nascita di Forza Italia (e dunque di Berlusconi) ci sono sembrate strabilianti, pronunciate certamente da un signore distratto che in quegli anni stava decisamente su un altro pianeta. Pronunciate ieri di fronte a Joseph Stiglitz, quelle parole assumono certamente un peso non irrilevante. Ripercorriamole insieme, professor Monti: «Nel 1994 con molta attesa, anche da parte mia, si è affermato un nuovo movimento politico, ma poi si è visto che il nuovo movimento era portatore di molte istanze e fremiti, ma non di una ordinata cultura da schiacciasassi di liberalizzazioni e di rimozione dei vincoli corporativi. Il risultato è il paradosso che molte liberalizzazioni le ha fatte la sinistra».

Dunque, un primo aspetto che balza all’evidenza. Un liberale come Lei crede (ha creduto) in Berlusconi. La cosa peraltro era nota, e anche da parte nostra lo si era sottolineato, sapendola cittadino-elettore di Forza Italia nella sua prima tornata elettorale. Ma è un episodio che viene sempre stato raccontato sottotraccia, come per non farlo sapere troppo in giro.

Ma qui casca l’asino, Professore. Quando si deve raccontare un po’ della sua storia, anche ad uso della casalinga di Voghera, si va regolarmente a pescare quella sua battaglia epica contro la Balena, tipo l’uomo e il mare. Quella battaglia sui principi, sui valori, sui conflitti di interesse, sulle posizioni dominanti, che racchiusi nel titolo giornalistico più diffuso sulla Rete, dice così: «Mario Monti, l’uomo che sfidò Microsoft». Sfidò, da commissario europeo, e vinse, tanto che il vecchio Bill (Gates) fu costretto a cacciare un bel 500 milioni di euro per abuso di posizione dominante.

Se ce lo consente, professor Monti, vorremmo dirle sommessamente che è certamente singolare essere così attenti alle regole quando si assume una dimensione pubblica e istituzionale e poi, invece, mostrarsi un po’ distratti quando si tratta di esercitare i propri diritti di cittadino-elettore. Perché se lei ha votato (come ha votato) Silvio Berlusconi nelle elezioni del 1994 è esattamente andato contro tutti i principi liberali che hanno ispirato (e ispirano?) la sua lunga carriera di economista.

Vorremmo elencarle, qui, gentile Professore, quei buoni motivi (alcuni normativi, altri di carattere etico, altri ancora di opportunità) che avrebbero dovuto quantomeno allarmare i suoi sacri principi, fermandole la mano in cabina elettorale. Cosa che invece, ci pare di capire non sia accaduta.

1) Questione normativa. Silvio Berlusconi non era eleggibile. Non lo era in quanto titolare di concessioni amministrative (le televisioni). È una legge del 1957. Naturalmente il Parlamento italiano ridusse tutto in farsa (grazie anche alla sinistra) e a tutt’oggi il Cavaliere è ancora saldamente deputato della Repubblica Italiana.

2) Questione etica. Il Cavaliere si è simpaticamente iscritto alla Loggia P2 già nel lontano 1978 con tessera n.1816. Ora, gentile Professore, non sappiamo che idea lei si sia formato di questa simpatica band che faceva capo a Licio Gelli, ma certo non poteva dare l’impressione di una bocciofila.

3) Questioni di opportunità. Ve ne sarebbero due, gentile presidente del Consiglio. La prima riguarderebbe i favori, diciamo così, ricevuti da Bettino Craxi al tempo della nascita di Fininvest (ricorda, la connessione, i pretori, bla, bla bla…). La seconda sarebbe poi quella di derivazione prettamente «montiana» e cioè quel conflitto di interessi che ha sempre legato il Cavaliere e che rappresenta (ancora oggi) un unicum nel panorama occidentale.

Ecco, Professore, tutta questa roba qua, che oggi appare lontana come un’epoca mesozoica, nel 1994 poteva forse (forse) assumere una dimensione più piena, poteva (forse) muovere una certa discussione sui principi liberali, poteva magari stimolare uno studioso come lei a una riflessione più approfondita.

Ma se questo nel suo animo non è accaduto, e si recato al seggio, quel giorno, per votare serenamente Silvio Berlusconi, questo rassicura anche tutti quelli che quel giorno non l’hanno fatto.  

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