Che cosa ne pensa il governatore Ignazio Visco dello scontro di potere in atto ai vertici delle Assicurazioni Generali? Con il suo 4,467% la Banca d’Italia è il secondo azionista della compagnia triestina. Curiosamente, la convocazione straordinaria del cda del Leone per sostituire l’amministratore delegato Giovanni Perissinotto, è partita a poche ore dalla conclusione dell’assemblea annuale di Bankitalia. Una coincidenza strana. Forse un segno di riguardo per non disturbare, in diretta, le Considerazioni finali del governatore. O forse ci si attendeva qualche cenno da Visco?
Dall’istituto di Via Nazionale, per ora, non trapela nessuna posizione specifica. Va ricordato che l’orientamento di Bankitalia, già esplicitato nel corso di una vecchia audizione parlamentare, favorisce la tutela delle minoranze e più in generale il rispetto di una governance corretta. Sarà interessante vedere quale posizione assumerà la Banca d’Italia di fronte a una situazione in cui, al di là del giudizio di merito, la decisione di licenziare Perissinotto è maturata fuori dal cda con un metodo che in passato è stato censurato dalla banca centrale. Undici anni fa, infatti, in occasione della defenestrazione di Alfonso Desiata dalla guida del Leone – anche in quel caso decisa d’imperio da Mediobanca – Bankitalia si astenne dal voto per l’elezione dei nuovi vertici, manifestando apertamente contrarietà all’estromissione del presidente.
Il tema si ripropone oggi, e anche se lo scontro per ora si gioca nel cda e non in assemblea, è plausibile che Bankitalia sia stata consultata. Va però rilevato che, al netto delle polemiche fra l’azionista Del Vecchio e Perissinotto, non si può non registrare che a favore dell’amministratore delegato si sono espressi piccoli azionisti, agenti del gruppo assicurativo, sindacati. Diversi analisti di primarie case di investimento (Jp Morgan, Chevreux, Quandt, Crédit Suisse) hanno manifestato riserve sulla «sproporzionata influenza di Mediobanca», spendendo parole positive sulla gestione del business ordinario da parte dell’attuale team. Quello che viene criticato, semmai, sono alcune «attività d’investimento opinabili», svolte «molto probabilmente sotto la pressione del principale azionista». Di nuovo, si tira in ballo il ruolo effettivo di Mediobanca, che ha sempre negato di esercitare il controllo di fatto sul Leone. Ma evidentemente ha dispiegato un’influenza che va ben oltre quello che i suoi vertici sono disposti ad ammettere. È possibile che su questo argomento la Consob di Giuseppe Vegas, che pure è in buona consuetudine con i vertici di Mediobanca, non abbia nulla da dire o da verificare?
La questione, dal punto di vista della Vigilanza bancaria, infine, ha un ultimo, e non meno significativo, risvolto. Mediobanca ha un’esposizione massiccia sul settore assicurativo: prestiti subordinati/ibridi a FonSai (1,2 miliardi), Unipol (400 milioni), Generali (500 milioni), più la partecipazione del 13,4% nel Leone. Si dice anche che Piazzetta Cuccia abbia finanziato l’investimento a Trieste di qualcuno dei soci che vogliono cacciare Perissinotto.
Questa situazione dovrebbe interrogare anche l’Antitrust, nel momento in cui sta esaminando il dossier Unipol-FonSai: quale influenza può esercitare un creditore bancario così esposto sulla struttura dell’industria assicurativa e sulla pressione competitiva del settore?
Twitter: @lorenzodilena