Generali: 50 miliardi debito italiano in pancia, la prima sfida per Greco

Generali: 50 miliardi debito italiano in pancia, la prima sfida per Greco

La prova in Borsa delle Generali, dopo il weekend di fuoco che ha sancito il cambio del timoniere, è stata positiva ma non va nemmeno esagerata. Un incremento del 2,2% contro l’1,2 % dell’indice principale di Piazza Affari e il 4-6% dei principali titoli finanziari italiani, non fa certo gridare al miracolo dopo che è stato ufficializzato l’arrivo di Mario Greco alla guida del Leone.

Il traino della giornata borsistica sono state le indiscrezioni sull’ennesimo piano salva-qualcosa, che ha fatto ripiegare lo spread sotto quota 450 punti. Anzi, a giudicare dalla contrazione del differenziale Btp-Bund ci sarebbe potuti aspettare qualcosa di più dalle performance borsistica delle Generali. 

Il punto è che le circostanze in cui è rapidamente maturata la scelta di Greco sono ancora poco nitide, e giustamente la Borsa è speranzosa ma prudente. Greco ha un ottimo curriculum, è molto stimato sia da chi ci ha lavorato insieme sia dagli investitori, un dirigente capace di darsi obiettivi importanti e di motivare all’azione i suoi collaboratori. Ma nessuno sul mercato ha la più pallida idea di quali siano le regole d’ingaggio del manager.

A Ras come in Eurizon Greco, inoltre, ha dato prova di essere poco incline ad accettare i diktat, dando prova di indipendenza rispetto all’azionista di controllo. Se mantiene la linea,  Mediobanca potrebbe presto farne le spese. La domanda, ora, è: Greco ha davvero carta bianca per rilanciare Generali?

La questione principale che aleggia attorno al Leone è quella del rafforzamento patrimoniale. Svariati analisti hanno stimato che, fra nuove regole sui requisiti di vigilanza delle assicurazioni e impegni finanziari futuri, Generali avrebbe bisogno di un aumento di circa 5 miliardi. È noto che fin qui Mediobanca ha sempre osteggiato operazioni diluitive sul capitale. Ma lo spettro dell’aumento ha continuato ad aleggiare sul titolo, e via via che il titolo scendeva è diventato sempre più temibile. Da Piazzetta Cuccia, peraltro, gli analisti suggeriscono un percorso alternativo: «l’autofinanziamento è l’opzione giusta», hanno scritto stamattina, suggerendo un percorso di dismissione degli asset non strategici. È vero che gli analisti di Mediobanca non esprimono la posizione di Mediobanca, ma il sentiment di Piazzetta Cuccia è quello. 

Generali potrebbe dunque mettere in vendita la controllata elvetica Bsi, e ricavarci, si stima, un paio di miliardi. Operazione non semplice, di questi tempi. La Svizzera non è più quella di una volta. Ma forse si potrebbe mettere in campo una proposta mista, un po’ di dismissioni, e un aumento di capitale più contenuto. Ad ogni modo, finché non sarà lo stesso Greco a dare al mercato maggiore visibilità, gli investitori rimarranno sul chi va là. 

Su questo, come su altri temi, si misurerà il nuovo amministratore delegato. Che cosa farà, poi, Greco riguardo al management? Si affiderà a una squadra che conosce bene la macchina complessa delle Generali per iniziare a razionalizzare o lavorerà, prima, per rivoluzionarla? Se scegliesse quest’ultima opzione, come pure la strada dell’aumento immediato, ci vorrebbe tempo per raccogliere i risultati: e questo spiega la cautela degli investitori.

Al netto di tutte queste preoccupazioni di breve termine, l’incertezza più grande è quanto Greco saprà marcare l’autonomia della compagnia dalle esigenze di Mediobanca e dalle sue zoppicanti operazioni di sistema, e anche dagli appetiti degli soci privati che sperano concludere qualche affare con la compagnia. Come si comporterà, poi, rispetto ai concorrenti FonSai e Unipol sui quali il socio Mediobanca ha  interessi parecchio rilevanti? Nell’ultima assemblea di Generali, Perissinotto aveva promesso battaglia per strappare quote di mercato ai due concorrenti, approfittando del fatto che si troveranno impatanati per qualche tempo nella riorganizzazione manageriale successiva alla prevista fusione.  

Infine, va tenuto conto del fatto che oggi gli spazi di manovra di Greco sono oggettivamente più ristretti rispetto all’esperienza in Zurich. Qui, per esempio, Greco ha raccolto buoni risultati anche grazie anche al fatto che a livello globale è stato fra i primi investitori istituzionali a scaricare sul mercato i titoli di Stato italiani. Una scelta azzeccata e, dal punto di vista dell’investitore elvetico, difficilmente criticabile. In Generali soluzioni così a portata di mano non ve ne sono, dato il ruolo di polmone finanziario dell’Italia. Come Perissinotto, anche Greco dovrà convivere con 50 miliardi di Btp nel portafoglio, e subire l’umore dello spread. Ma la sfida di Greco è anche questa.

Twitter: @lorenzodilena

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