«Di qua non si passa». Un gruppetto di pellegrini chiede di spostarsi in un altro settore, un po’ più sgombro, vuole vedere meglio Benedetto XVI. Niente da fare. Il volontario è imponente. Sudato, in tensione, fa la voce grossa, anche se ha la faccia paciosa. «Da qui non si entra né si esce, rimanete qui, sennò chiamo i carabinieri». No, non è il Vaticano, dove per accedere al Papa bisogna passare per la cancelleria del cardinale Bertone, sennò niente, e allora i monsignori tentano di scavallare, ricorrono a qualche sotterfugio, più o meno lecito. È la periferia di Milano, VII Incontro mondiale delle famiglie, un milione di pellegrini con bimbi al seguito per la messa del Papa. Ma qui nessuno scavalla nessuno. Tanto meno le transenne che hanno diviso il Parco di Bresso in una quarantina di settori per gestire in sicurezza la folla. Tocca a una donna mediare, una suora francescana, mediare perché le perentorie disposizioni di sicurezza vengano interpretate con un po’ di realismo e di benevolenza verso chi arriva dagli estremi confini della terra per la messa di Sua Santità.
Finalmente, si può così passare dall’altra parte, sdraiarsi sull’erba, mentre si attende l’arrivo della “papamobile”. Poco più avanti, nell’omelia (qui il testo), sarà Benedetto XVI a caldeggiare il metro della carità per chi non è in riga: tanti fedeli sposati «sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione». Papa e Chiesa «vi sostengono nella vostra fatica», dice ai divorziati. «Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza». È un invito a restare nella comunità, a non aggiungere frattura a frattura.
Nessuna svolta, per ora. Sul punto l’insegnamento non cambia, anzi viene ribadito: «Chiamata ad essere immagine del Dio Unico in Tre Persone non è solo la Chiesa, ma anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. In principio, infatti, Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi».
Joseph Ratzinger sulla papamobile arriva a Bresso (Afp)
La “solita litania”, ribattono nel pomeriggio esponenti del movimento gay: «Le famiglie sono quelle composte da due persone che si amano, quindi anche da coppie dello stesso sesso». Famiglia tradizionale contro famiglie arcobaleno: si può difendere un valore e usarlo come una clava contro chi quel valore non può o non vuole vivere? Lo Stato deve equiparare… «non è una cosa che appoggio», risponde Giovanni, 30 anni, romagnolo, un figlio. «Ma nemmeno giudichiamo», interviene subito la moglie.
La domenica, dirà il Papa, è «il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. È il giorno della famiglia». E sulla spianata del campo di Bresso c’è voglia di festeggiare, o di testimoniare, non di far polemiche politiche o di “difendere” come un qualunque politico in un talk show questa o quell’idea di famiglia. Quando sul megaschermo appare, seduta in prima fila, la triade Monti-Bindi-Lupi, qua e là si sentono dei buuu indistinti. Quando appare Benedetto, l’emozione si scioglie in applauso e si sente tutto «il senso della festa, dell’incontro, della condivisione» della messa.
«Non avrà l’empatia del predecessore», ma Papa Ratzinger a suo modo scalda il cuore dei fedeli, osserva Alessandra, «ognuno ha il suo carisma, in generale». Milanese, 26 anni, traduttrice free lance, Alessandra sorride, ma è sopraffatta dalla stanchezza, è seduta sul prato. Ha scelto di essere volontaria in questo mega raduno dai mille colori, un arcobaleno di famiglie, anche ecclesiali, che trova il suo lato rock nei teli stesi a terra dai gruppi di Comunione e Liberazione, nei sacchi a pelo dei giovani, nelle tende da campeggio delle giovani famiglie arrivate dall’Europa orientale, nei canti dei neocatecumenali, che si accompagnano con chitarre e bonghi. I turni sono stati pesanti, ma ne è valsa la pena: «La famiglia è un simbolo di tutta la società, è lì che si impara a relazionarsi con gli altri, quando c’è un’unione di persone che si amano allora quella è una famiglia», conclude Alessandra. Una definizione che probabilmente non passerebbe indenne al vaglio del teologo diventato papa ma siccome è festa, il Papa è denso di esortazioni più che di ammonimenti: «Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la paternità e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano».
Ma quale esempio di unità e famiglia arriva ai fedeli dai vertici della Chiesa? Da più mesi la Santa Sede è teatro di una guerra di potere fra cordate che non va troppo per il sottile, fra documenti rubati e ricatti più o meno espliciti. Altro che «comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di evangelizzare non solo con la parola ma per «irradiazione», con la forza dell’amore vissuto», come auspica Benedetto. Per qualcuno «in questa giornata i problemi del Vaticano sono messi da parte, per qualcun altro «è un attacco alla Chiesa». Un attacco che viene dall’interno, però. «No – replica subito un giovane padre, nel gruppetto di neocatecumenali, – non dall’interno, ma dal demonio, ma comunque, sono cose umane, passerà». Passerà in fretta? «Figuriamoci, andranno avanti per un po’», è la convinzione di Roberto, 40enne, 2 figli, della provincia di Milano. Alla favola che i signori cardinali si accoltellino alle spalle per il bene della Chiesa, qui non ci crede nessuno. Nemmeno un sacerdote che ha scelto di mischiarsi alla folla: «Però l’unica cosa che conta è la roccia su cui è fondata la Chiesa, cioè Gesù Cristo. Però adesso mi scusi, sta arrivando». Ma chi, Gesù? «No, il suo Vicario… Gesù è già qui, in mezzo a noi che preghiamo».
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