Farouk Sultan fu nominato capo della Corte Suprema nel 2009 per garantire a Hosni Mubarak la successione del figlio Gamal. Allora furono pochi, politici e magistrati riformisti, a protestare. Furono giusti profeti. In una sola tranquilla sera egiziana, la Corte Suprema da lui presieduta ha decretato lo scioglimento della Camera Bassa del Parlamento (dove il 75% dei seggi è a maggioranza islamica) per illegittimità della legge elettorale, ne ha delegato i poteri alla Giunta Militare ed ha confermato la candidatura di Ahmed Shafiq, annullando di fatto la norma che prevedeva l’annullamento dei diritti politici attivi e passivi dei funzionari del vecchio regime.
L’ultimo ex ministro della gestione Mubarak in questo fine settimana si giocherà con il radicale Mohamed Moursi la presidenza, da sfavorito, ma con innumerevoli appoggi e con la garanzia che senza un Parlamento attivo i giochi sono azzerati. Dunque tutti i «figli» di Mubarak sono ancora in campo. Lo è Tantawi, il capo supremo dell’esercito pronto a gestire la transizione con il pugno di ferro e con la legge marziale. Lo è Omar Suleiman, ex vicepresidente e capo dei servizi segreti che ritornerebbe in campo dall’alto dei suoi contatti con la CIA, Netaniahu e molti esponenti dell’entourage repubblicano americano. I figli, quelli veri, di Hosni, Gamal ed Amaa Mubarak, sono stati assolti ma restano in carcere in attesa del giudizio del 9 luglio per reati economici. Chi può dire che vi rimarranno e che il giudizio potrà tenersi regolarmente? In fondo se nulla si è voluto provare nel giudizio sulle repressioni, a maggior ragione non lo si farà in quello sul loro immenso patrimonio. E a loro, privi di aspirazioni e capacità politiche, basta questo.
D’altronde il nuovo Egitto sarà di chi riuscirà a conservare i propri soldi. Soldi vecchi ma anche nuovi, quelli dei miliardari Mansour e Sawiris. Anche loro ed i loro patrimoni sono figli di Mubarak. Proprio il patron di Libero, di Joyent e ben presto di Matrix, controllata di Telecom Italia, Naguib Sawiris ha commentato su twitter la sentenza con un raggiante: «Questa è l’ultima occasione per unire le forze della società civile in vista delle prossime elezioni». Se mai ci saranno. «Oltre le presidenziali c’è il rischio di guerra civile, sia che vinca Shafiq con la ovvia accusa di frode e golpe militare, sia che vincano i Fratelli Musulmani, preferiti da Obama ed Hillary Clinton, “utili idioti” incapaci di comprendere che il paese con loro sarebbe sull’orlo della Sharia e della bancarotta», ci dice Ashraf Ramelah, attivista, presidente di Voice of Copts e molto vicino a Sawiris. «La sentenza è stata un’ottima decisione ed il patto fra militari ed islamici si è rotto. Con Shafiq potrà esserci comunque un interlocutore politico, si potrà finalmente sperare in una nuova Costituzione ed i giovani troveranno un nuovo leader». Il vecchio Mubarak sta morendo, ma i loro figli hanno vinto la rivoluzione.