Il passato e il futuro secondo Manfredi Catella, e secondo noi

Il passato e il futuro secondo Manfredi Catella, e secondo noi

Leggendo una notizia di agenzia c’è tornato in mente un episodio cui assistemmo, anni fa. Una sera, alla presentazione ad inviti di un libro sedeva in prima fila un importante costruttore milanese, Manfredi Catella. Il dibattito, fortemente incentrato sul sistema di potere milanese che aveva fatto del mattone il proprio (friabile) perno, aveva evidenziato la presa di uomini come Salvatore Ligresti, Cesare Geronzi, Fabrizio Palenzona su Milano. A quei nomi se ne sarebbero potuti aggiungere molti, ma di quelli si parlò particolarmente, e in toni fortemente critici. A vederla col senno di poi, peraltro, quella discussione evidenziò tante debolezze di un sistema che oggi mostra l’osso sotto la carne viva, e una sconcertante povertà di visioni alternative sulla città, il paese e il loro sviluppo. Vabbè.

Quel che ci è tornato in mente, leggendo la notizia di un Manfredi Catella che spiega che il 18% è meno del 20% e quindi il gruppo Hines e il gruppo Ligresti non sono parti correlate, è proprio un intervento di Manfredi Catella avvenuto quella sera. Il succo era che tutto queste critiche nei confronti dei grandi vecchi del potere economico italiano erano ingenerose. “Sono amici, persone rispettabili, e capaci – disse grossomodo – forse più di noi giovani che, per questo, siamo in panchina”. Parole particolarmente sentite, e già in precedenza affidate alle colonne dei giornali da Catella stesso, furono rivolte quella sera proprio a Salvatore Ligresti. Parole che, a giudizio di chi scrive, bastano a colmare quella differenza tra il 18% e il 20% e a “correlare” sufficientemente Ligresti a Catella. Le segnaliamo sommessamente alle autorità competenti perchè venga lo stesso dubbio che colse chi, quella sera, ascoltava perplesso la difesa del “sistema” fatta da chi – in modo allora trasparente – ammetteva di farne parte. 

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14 giugno, ore 15

La risposta di Manfredi Catella

Egregio Direttore,

In relazione al Suo commento pubblicato ieri, Le trasmetto alcune considerazioni.

Lei riporta un intervento che feci in occasione della presentazione del libro “La peste di Milano” del giornalista Marco Alfieri, a cui parteciparono un buon numero di miei coetanei tra i trenta e i quaranta anni, che so essere una grande risorsa anche per la testata che Lei dirige. In quella occasione gli interventi erano concentrati sulla critica del “sistema” e della cosiddetta “classe dirigente”.

Ascoltando gli interventi, rappresentai una personale e – ancora attuale – profonda convinzione relativamente alla necessità che proprio i trenta e i quarantenni dovrebbero assumersi le proprie responsabilità: è proprio questa la generazione che dovrebbe, con meno ipocrisia, impegnarsi in prima persona per questo nostro Paese e smetterla di responsabilizzare le generazioni precedenti. Le Sue indicazioni sono, a mio modo di vedere, fuorvianti rispetto all’intervento che feci, ma soprattutto alle convinzioni che, come detto, rimangano quanto mai attuali.

Se il Suo riferimento alla mia partecipazione al sistema significa partecipazione all’Italia, allora Lei ha certamente ragione e in questo senso, oltre a sentirmi italiano, proseguirò – per quanto nelle mie possibilità – a contribuire con impegno e responsabilità a una transizione storica secondo me necessaria. Se i Suoi riferimenti fossero altri, allora non potrei che ribadirLe che è ora di guardare avanti con quella determinazione e competenza di cui sono convinto la nostra generazione sia dotata, affermandosi positivamente e sostituendosi a quella parte del passato che evidentemente e in modo definitivo non avrà futuro.

Infine, con riferimento alla partecipazione di minoranza in Hines Italia SGR da parte della seconda compagnia assicurativa italiana, Fondiaria Sai – come abbiamo già provveduto a precisare ieri – ribadisco che tale è, e che, fino a prova contraria, i rapporti tra le persone non impattano “percentualmente” su quelli societari.

Grato per la Sua attenzione, Le auguro un buon lavoro,
Manfredi Catella

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Ringrazio anzitutto Manfredi Catella per l’attenzione e la risposta. Del “sistema Italia” di cui parla Catella siamo parte anche noi, che abbiamo fondato ex novo un giornale partendo da zero, e lo abbiamo ovviamente fatto con lo sguardo rivolto al futuro, non al passato. Sul passato di quell’incontro, ricordo bene il Suo intervento – avvenuto appena finita la relazione dei discussant – volto, coerentemente con quanto scrive ora, a scrivere il futuro. Allora come oggi ritengo che il futuro non si costruisce su basi sane se non si sviscerano errori, limiti sistemici e patologie endemiche del passato dal quale il presente discende.
(j.t.)
 

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