C’è sempre un “prima” e un “dopo” un concerto di Bruce Springsteen. Non c’è dubbio che il “durante” sia la parte più bella, fatta di sudore, canzoni urlate a squarciagola, stanchezza crescente pezzo dopo pezzo. Ma senza il “prima” e il “dopo”, tutto il resto sarebbe vano. Chiedetelo alle migliaia di fan che ieri sera allo Stadio San Siro di Milano hanno assistito al concerto fiume (quasi 4 ore di musica rock live) del Boss del New Jersey in occasione della sua prima data italiana del tour mondiale “Wrecking Ball”. Senza l’attesa apparentemente infinita fuori il Meazza “prima” (alcuni addirittura dalla notte precedente per assicurarsi i migliori posti sul prato) e senza la sensazione di stanchezza “dopo”, pari soltanto alla dose di adrenalina accumulata “durante” il concerto, sembrerebbe come se niente fosse successo per davvero.
E invece no: perché quando le strade del Boss incrociano quelle dei suoi fan, la realtà può anche superare la fantasia. A Milano questo è avvenuto in una giornata iniziata con la paura di una pioggia imminente sopra il cielo milanese e terminata con un caldo soffocante specialmente per coloro che hanno avuto l’ardore di provare l’ebbrezza del “pit”, la zona sottostante il palco dove poter sentire al meglio l’energia contagiosa di Bruce Springsteen.
Quest’anno, come avviene da sempre negli Stati Uniti, è stata una lotteria a sorteggiare il numero di chi dovesse entrare per primo all’interno dello stadio. C’è gente che per assicurarsi uno dei 1500 braccialetti numerati ha deciso addirittura di passare la notte di fronte al San Siro (un classico per i veri appassionati del Boss). Alessandro da Roma, con figlia al seguito, l’ha fatto senza battere ciglio pur di agguantare il fatidico braccialetto e poter mostrare il più vicino possibile a Bruce il mega cartellone con sopra la sua richiesta personale (Born in the U.S.A.). E alla fine Alessandro deve essere rimasto proprio contento per la richiesta esaudita, insieme al resto del pubblico particolarmente reattivo tanto da “costringere” il Boss a suonare la bellezza di 33 pezzi (da Born to run a The River, da The Rising a The Promised Land, da Badlands a No Surrender) in 3 ore e 45 minuti, battendo il record di durata finora raggiunto soltanto nella tappa tedesca di Francoforte lo scorso maggio.
Sarà stato il fascino del Meazza di Milano, oppure il ricordo dell’indimenticato primo concerto in Italia proprio nel capoluogo lombardo nel lontano 1985, a spingere il Boss del New Jersey a lasciare il palco tra gli applausi e le urla ben dopo mezzanotte. Una maratona a ritmo di rock’r’roll, soul, blues e folk che gli “springsteeniani” di lunga data non dimenticheranno così presto, ma anche i neofiti pronti a farsi travolgere da oggi in poi dalla forza trainante di un artista che a quasi 63 anni suonati può permettersi di attirare ai suoi concerti così tante generazioni tutte diverse tra loro (giovani e meno giovani, padri e madri, figli e figlie).
Quale il suo segreto? A saperlo saremmo tutti più giovani dentro non solo per una indimenticabile notte magica, ma per il resto dei nostri giorni proprio come è riuscito a fare fino a oggi l’instancabile Boss del New Jersey insieme alla sua inseparabile “The E Street Band”. Lunga vita a Springsteen, lunga vita al rock!
Bruce Springsteen, Glory Days, live Milano 7 giugno 2012
Bruce Springsteen, Born in the Usa, live Milano 7 giugno 2012
Bruce Springsteen, The River, live Milano 7 giugno 2012