Se sulla carta il giornale zoppica, sul web corre veloce, sia in termini di ricavi che di lettori. Lo dice il Rapporto 2012 sull’industria dei quotidiani in Italia realizzato da Asig per l’Osservatorio tecnico “Carlo Lombardi” per i quotidiani e le agenzie d’informazione. Nonostante l’incidenza dei ricavi digitali sia ancora marginale rispetto al totale, la pubblicità online nel 2011 è stata l’unica a mettere a segno un risultato positivo, a quota 635 milioni di euro (+12,3% sul 2010), rispetto al calo del 5,5% per i quotidiani a pagamento, e addirittura del 22,4% per i gratuiti. Il dato più impressionante è però l’incremento percentuale: nel biennio 2010-2011 i ricavi da attività online delle aziende editoriali italiane sono cresciuti dell’83 per cento. Aumentano anche i lettori: tra il 2009 e il 2011 gli utenti internet nel giorno medio sono cresciuti del 22%, mentre gli utenti dei siti dei quotidiani del 47 per cento.
Dall’altra parte dell’oceano, per l’editoria digitale, arrivano dati incoraggianti: i numeri recentemente resi noti dall’Audit Bureau of Circulation, la società che effettua il monitoraggio diffusionale sui maggiori quotidiani USA, evidenziano che la diffusione digitale dei 618 quotidiani che partecipano al rilevamento (app per tablet o smartphone, edizioni per e-reader, repliche pdf, edizioni web con accesso a pagamento o comunque con registrazione) ha raggiunto nel marzo 2012 il 14,2% della diffusione complessiva, contro l’8,7% del marzo 2011. C’è di più: un terzo della diffusione per il Wall Street Journal, addirittura più della metà per il New York Times, che pure da circa un anno ha adottato la strategia del “paywall”, ovvero dell’accesso a pagamento al proprio sito, proviene dal web.
A partire dal 2003, la Newspaper Association of America distingue il fatturato pubblicitario delle edizioni cartacee da quello ottenuto online. Rispetto ai valori di quell’anno, nel 2011 si sono persi 24,2 miliardi di pubblicità cartacea e se ne sono guadagnati 2 di pubblicità online. E il trend è destinato a durare.