Per fortuna sta passando il concetto che quando il cittadino comune – noi dunque – deve farsi un’idea dell’uomo di Stato, per capire se abbia titolo o meno per rappresentare il popolo italiano ai massimi livelli, a decidere non sono più soltanto le carte dei giudici, soprattutto quando non hanno rilevanza penale. A quel punto, entra in scena anche la cosiddetta opinione pubblica, con la sua forza evocativa, che si esprime sotto forme diverse. I giornali sono una di queste forme. E così, ad esempio, capita oggi 12 luglio di leggere su Il Fatto Quotidiano una bella inchiesta, firmata da Marco Lillo, che rivela che Patroni Griffi, per la sua casa pagata pochi soldi e vista Colosseo (vi ricorda qualcunoi?) paga poco più di mille euro di Imu. Ecco, è il momento di una sana indignazione civile, con tutti i sacrifici richiesti ai cittadini normali, anche se di illegale non c’è proprio nulla.
Da queste parti, ormai lo sapete, siamo convinti che quando i giudici perderanno un po’ di peso in questo Paese e i cittadini ne riacquisteranno un po’ di più, sarà un gran giorno per l’Italia. Potremo finalmente parlare di quell’equilibrio virtuoso che compone le società più democratiche. Per il momento, sempre noi cittadini, dobbiamo accontentarci di piccoli, infinitesimali passi avanti. Un passo in avanti è la ridefinizione del rapporto tra cittadini e uomini delle istituzioni, come se a un ipotetico tavolo della concertazione noi avessimo conquistato il diritto – pieno e inalienabile – a non trangugiare più ogni sopraffazione che ci viene inflitta. Non è ancora una vittoria storica, ma avvisaglie ce ne sono e anche pesanti. Come tutte le cose nuove, e quindi rivoluzionarie rispetto al passato, di queste vittorie bisogna fare tesoro, mantenendo un certo equilibrio. Ecco la cosa più difficile.
Per esempio: è utile scagliarsi contro le (legittime) vacanze dei parlamentari alle Maldive o in altri luoghi dorati, come fosse davvero l’aspetto più insostenibile della casta? Probabilmente c’è ben altro a cui rivolgere la nostra attenzione, semmai su vacanze di questo tipo si può stendere un velo di malinconica ironia, pensando che certe sensibilità non sono più di questa terra.
Piuttosto, è utile monitorare non solo le azioni materiali di questi signori, ma soprattutto ciò che dicono, come parlano e, mi verrebbe anche da pensare, come mangiano. Perché le parole disvelano perfettamente non solo una mentalità, ma anche il grado concreto di aderenza con la realtà (terrena) delle cose. Per scoprire, la maggior parte dei casi, che sono persone che hanno sempre vissuto su un altro pianeta, che non sanno di che cosa parlano, che utilizzano meccanismi mentali che all’Ambra Jovinelli di un tempo avrebbero seppellito sotto una cassa di pomodori.
Prendiamo – appunto – la vicenda del ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, che è riuscito nell’impresa titanica di comprare una casa ex-Inps di 100 metri vista Colosseo al prezzo di 177mila euro nel 2008. Anche in questo caso, la legge è salva, insieme ad altri condomini Patroni Griffi ha fatto regolare ricorso per eliminare quel vincolo di «casa di pregio» che avrebbe fatto salire il valore dell’immobile fino all’insopportabile cifra di 250mila euro. Guarda tu il destino, per tutelare i suoi interessi in quella occasione Patroni Griffi si rivolse all’avvocato Malinconico. Già, quello che fu costretto a dimettersi appena nominato.
A Gennaio, alla Repubblica raccontava che non dormiva più. «Penso solo alla casa, a questa benedetta casa. E sono in ansia, vedo giornalisti dappertutto che mi inseguono». Effettivamente, dev’essere un bell’incubo. Poi, spiega l’iter di quella casa che «era cadente, con l’eternit sui tetti! Ho trovato il mio appartamento col cesso posto sul balconcino. Questo era il grande palazzo».
E qui, uno comincia ad avere qualche dubbio sulle sensibilità del ministro, necessarie per stare su questa nostra terra. Partendo proprio dall’Eternit. Non le viene in mente, caro Patroni Griffi, che in questo momento c’è in ballo un processo che probabilmente farà storia nel nostro Paese e che ha prodotto una scia di dolore infinito? Non le sovviene che moltissime scuole dei nostri bambini sono ancora ricoperte d’amianto? Ma andiamo avanti con l’intervista.
Tralasceremo le questioni che riguardano più direttamente la casa contestata, attestandoci perfino sulla dichiarazione conclusiva del ministro: «Il mio è un atto lecito, che migliaia di altri italiani avrebbero fatto e farebbero!» Vero, inutile negarlo.
Preferiamo soffermarci su altre parole, altri concetti di Patroni Griffi. Per esempio, su quella sciocchezzuola del suo doppio stipendio. Puntualmente, Antonello Caporale gliene chiede conto: «Ministro, un secondo privilegio di cui ha goduto è di aver percepito per tanti anni due indennità: magistrato amministrativo e capo di gabinetto di molti ministri». La risposta è da incorniciare: «È un problema che non mi sono posto. Pensavo a una partita di giro per lo Stato».
Una partita di giro per lo Stato?
È sulle parole di questi signori, sulla loro astrazione totale dalla realtà, che il cittadino deve costruire la sua indignazione. Non sono più sopportabili fumisterie di questo tipo, non sono tollerabili in un Paese civile, devono avere necessariamente un contrappasso democratico. Ma non vogliamo negarvi il finale, quando il giornalista, stralunato per la risposta di Patroni Griffi, insiste: «Due stipendi invece che uno, quale partita di giro?» Godetevi la replica del ministro: «Pensavo che l’incarico di capo di gabinetto, per la delicatezza e l’aggravio dell’impegno, giustificasse l’indennità aggiuntiva. Del resto, stabilita dalla legge, non da me».
La chiusa non era bellissima per noi giornalisti. Rivela la considerazione che questi signori hanno sempre avuto di noi cani da guardia in pensione. «Ma cosa potevo saperne io che sarei diventato ministro – sembra implorare Patroni Griffi – e avrei trovato giornalisti così aggressivi e insinuazioni così velenose?».
Capite, questi qui considerano giornalisti aggressivi i professionisti che fanno semplicemente il loro mestiere. Fanno domande, sì fanno domande. Ma tu guarda. E se non rispondi, capita perfino che vanno a guardare quanto paghi di Imu. E la figuraccia raddoppia, come la rabbia di un paese che fa sacrifici. Che facciamo, Patroni Griffi, anche stavolta finta di niente?
(prima pubblicazione 12 gennaio 2012)