AGGIORNAMENTO A GIOVEDI 12 LUGLIO h 9:18. Questa mattina la giudice Marianna Galioto ha respinto anche il ricorso d’urgenza di Salini contro il gruppo Gavio, che puntava a far accertare l’esistenza di un concerto fra il gruppo di Tortona e alcuni azionisti privati (v. articolo sotto). Ieri il tribunale milanese non aveva accolto nemmeno la richiesta di un provvedimento d’urgenza formulata da Igli/Gavio contro la raccolta deleghe di Salini. «Spetterà esclusivamente ai soci (oggi nella pienezza dei poteri loro spettanti secondo previsioni di legge e di statuto) valutare l’esigenza o opportunità di un eventuale rinvio dei lavori assembleari per una migliore cura dei propri interessi, fermo restando che nessuna determinazione si ritiene qui di dovere o potere assumere a riguardo», ha scritto il giudice Vincenzo Perozziello. Il quale non è entrato nel merito ma ha negato le misure cautelari chieste da Gavio: «Questo giudice ritiene, allo stato, di non poter ravvisare le condizioni formali e sostanziali per l’assunzione di un provvedimento» urgente. Secondo Perrozziello, non tutte le parti coinvolte (azionisti privati e istituzionali) sarebbero state avvertite secondo i criteri previsti dalla legge. Inoltre, nell’udienza di ieri, Impregilo è stata rappresentata dall’amministratore delegato Alberto Rubegni, in potenziale conflitto di interessi, mentre secondo il giudice doveva essere nominato un curatore speciale. La nuova udienza è stata fissata per il 22 agosto. A questo punto la parola passa ai soci che partecipano all’assemblea di questa mattina.
La disputa per il controllo di Impregilo potrebbe subire oggi una svolta clamorosa. Il tribunale di Milano è chiamato a decidere sui ricorsi d’urgenza presentati dai due contendenti: il gruppo Gavio, che fin qui ha esercitato il controllo di fatto, e lo sfidante Salini, promotore della consultazione assembleare fra gli azionisti di Impregilo per la revoca e la sostituzione del cda in carica. I Gavio, che di recente hanno cooptato Fabrizio Palenzona alla presidenza di Impregilo, hanno chiesto che fosse bloccata l’iniziativa di Salini, per insufficienza di informazioni contenute nel prospetto informativo con cui quest’ultima sta sollecitando le deleghe di voto degli azionisti in vista dell’assemblea di domani.
Ben più dirompente e non solo con riferimento all’imminente assemblea, è invece lo scenario disegnato nel ricorso di Salini. Il costruttore romano contesta un’azione di concerto fra Igli, veicolo interamente controllato da Gavio attraverso la società quotata Astm, e altri soggetti privati, l’esistenza di un patto occulto e l’elusione della legge sull’Opa. Un eventuale accoglimento sarebbe eclatante: per la prima volta, un tribunale dichiarerebbe un’azione di concerto prima della Consob. Proprio per questo, secondo quanto è stato possibile apprendere, gli uffici tecnici dell’autorità presieduta da Giuseppe Vegas avrebbero impresso un’inattesa accelerazione sui fatti contestati da Salini. Sono in corso accertamenti presso tutte le parti interessate, sia dal lato Gavio sia da quello Salini, banche e privati inclusi.
Di che cosa si tratta? Igli, viene sostenuto, avrebbe superato la soglia d’Opa obbligatoria (30%) in Impregilo. Non da sola, ma attraverso il concorso di quattro persone fisiche – Giacomo Valle, Alfredo Borchi, Giorgio Patroncini, Giuseppe Sambo – che dallo scorso 21 maggio, data dell’ultimo aggiornamento del libro soci, risultavano titolari di complessive 1.410.311 azioni, ovvero lo 0,35% del capitale di Impregilo. Che sommato al 29,96% di Igli, porterebbe il pacchetto congiuntamente in mano ai presunti concertisti al 30,31 per cento. L’azione di concerto viene contestato sulla base del quarto comma bis dell’articolo 101 bis del Testo unico della finanza, che individua specifici casi di relazioni in presenza dei quali l’esistenza del concerto viene presunta in via assoluta, e senza possibilità di prova contrario. In sostanza, il fatto stesso che ci siano queste relazioni è ritenuto per legge prova assoluta dell’azione di concerto. Nel caso in questione, si tratta di rapporti intercorrente fra Igli, le sue controllanti (Astm e a salire Argo Finanziaria e Aurelia spa) e le controllate di tutto il gruppo, dove Valle, Borchi, Patroncini e Sambo rivestono incarichi societari.
I legami non dichiarati. In particolare, Valle è amministratore indipendente di Impregilo, dove è stato eletto con i voti del socio di maggioranza, e nello stesso tempo amministratore della holding Hpdva, controllata al 100% dalla quotata Sias, che a sua volta è controllata da Aurelia e Argo anche per il tramite di Astm. Sambo è anch’egli amministratore della Hpdva. Borchi è amministratore di altre società del gruppo Gavio: Autostrada dei Fiori, di cui è anche amministratore delegato e direttore generale, Fiori Real Estate, Autostrada Asti-Cuneo. Patroncini è azionista e amministratore di Salt, controllata all’87,5% da Sias. Secondo l’articolo 101 bis, comma 4 bis, del Testo unico della finanza, i rapporti intercorrenti fra una società e i suoi amministratori o direttori generali sono fatti che provano in modo assoluto e senza possibilità di prova contraria l’esistenza di un concerto, che la dottrina definisce “concerto grosso”.
Le conseguenze? Se il giudice di Milano riterrà esistenti i fatti contestati da Salini, l’intero quadro della contesa su Impregilo ne verrebbe sconvolto, e potrebbe spingere Beniamino Gavio a lanciare l’Opa che fin qui ha detto di non essere disposto a fare. Il superamento della soglia del 30% fa infatti nascere per i concertisti l’obbligo solidale di lancio di un’Opa totalitaria, al più alto prezzo pagato. In caso di violazione dell’obbligo, le partecipazioni in eccesso dovrebbero essere cedute entro 12 mesi. Il voto non può essere esercitato né avrebbe potuto nelle assemblee successive alla data in cui l’obbligo è sorto. Probabilmente, tale data andrebbe individuata nell’8 marzo, quando cioè Astm ha rilevato il controllo totalitario di Igli, acquistando le quote dei Ligresti e dei Benetton. In quell’occasione, il prezzo pagato, indirettamente, per ogni azione Impregilo è stato di 3,65 euro.
Se rilevato, il «concerto grosso» investirebbe anche le due ultime assemblee di Impregilo: quella del 27 aprile, in cui è stato approvato il bilancio, e quella del 28 maggio, in cui sono stati cooptati tre amministratori. In entrambe, il voto sarebbe stato espresso “illegittimamente”, e la conseguenza sarebbe che, venuta meno la maggioranza degli amministratori di nomina assembleare, l’intero cda sarebbe decaduto. A questo si aggiungerebbe poi l’esistenza ventilata di un patto occulto fra il gruppo Gavio, Mediobanca e Banca Carige, fondato però su presunzioni semplici, che quindi possono essere “smontate” dalle controparti: sostanzialmente, i rapporti di finanziamento e i patti di sindacato sul capitale delle due banche a cui Gavio partecipa ufficialmente.
Twitter: @lorenzodilena
ultimo aggiornamento giovedì 14 luglio h 9.18