Lei è Face (Facial Automaton for Conveying Emotions) ed è un androide, e mai come quest’anno, nel centenario della nascita di Alan Turing, il “test di Turing” per determinare se una macchina pensa, utile per smascherare i robot, poteva essere più appropriato. Perché a prima vista Face sembra più una donna che un androide (sarà anche che per il suo viso hanno preso ispirazione dalla moglie di uno dei ricercatori coinvolti nell’esperimento). Toscana, nata nei laboratori dell’Università di Pisa, da un team di ricercatori del Centro “E. Piaggio”, in collaborazione con un ricercatore statunitense, l’androide femminile è capace di esprimere le emozioni attraverso espressioni facciali e di interagire con l’uomo. E potrebbe rivelarsi molto utile per la terapia dei bambini autistici.
Il robot infatti è stato già testato dalla Fondazione Stella Maris su un gruppo di bambini affetti da autismo che dovevano interpretare le emozioni espresse sul volto del robot, sotto la guida di una terapista, per poi imitarle. Daniele Mazzei, Technical Leader del gruppo di ricerca Faceteam, secondo quanto riportato sul sito dell’Università di Pisa, ha dichiarato che «con i dati raccolti dal sistema integrato – che saranno analizzati da un altro gruppo di ricercatori del Centro Piaggio guidati dall’ingegner Pasquale Scilingo – stiamo studiando le reazioni esplicite e non dei soggetti durante l’interazione con il robot. In questo modo sarà possibile fornire ai terapisti gli input necessari alla definizione e ottimizzazione del protocollo riabilitativo basato sull’imitazione e sulla reciprocità sociale ed emotiva».
Il robot risulta più funzionale rispetto un attore perché non interrompe il connubio terapeutico che c’è tra la terapista e i bambini. Inoltre, continua Daniele Mazzei «data la natura artificiale del sistema, la comunicazione risulta nettamente semplificata e ridotta rispetto a quella umana e il soggetto affetto da autismo può concentrarsi su un numero limitato e facilmente riproducibile di espressioni emotive». Per rendere l’androide così realistico i ricercatori hanno inventato un motore di animazione facciale HEFES (Hybrid Engine for Facial Expressions Synthesis) che riesce a riprodurre movimenti, mimiche e smorfie caratteristici di diversi stati d’animo, come paura, disgusto o stupore.