Sistri, atto finale. Doveva essere la panacea contro l’ecomafia. È diventata solo l’ultimo scandalo tutto italiano di affari e mala gestione. E l’epilogo di questa storia peserà inevitabilmente sulle nostre tasche.
Per chi non lo ricordasse, con Sistri è stato denominato (fin dai tempi dell’allora primo ministro Prodi che lo volle, poi confermato dal governo Berlusconi con ministro per l’ambiente Stefania Prestigiacomo) il sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti speciali. Una sorta di mappatura da realizzare con chip, chiavette usb, rilevazioni satellitari dei rifiuti speciali. Come disse trionfalmente la Prestigiacomo l’anno scorso, durante un tour di presentazione del sistema alla stampa, servirà a sconfiggere le ecomafie. Lo disse negli uffici della Selex, società della Finmeccanica che si aggiudicò l’appalto per la gestione del complicato apparato, in un regime di segreto di Stato che solo l’anno scorso, dopo insistenti pressioni, il ministro Prestigiacomo si impegnò a scardinare, senza avere avuto poi il tempo per farlo realmente. Motivo? La morte prematura del governo Berlusconi.
L’operazione Sistri ha coinvolto 300mila aziende, piccole medie e grandi, che producono rifiuti, e 22mila imprese di trasporti. Il progetto prevedeva la distribuzione di quasi 600mila dispositivi elettronici con il monitoraggio continuo di circa 500 siti di smaltimento. In Italia l’80% circa dei rifiuti prodotti in totale è nella categoria dei rifiuti speciali di cui il 10% è costituito da quelli speciali pericolosi.
Siamo all’epilogo finale, quindi: il Sistri sarebbe dovuto entrare in funzione il primo luglio. Ma per la nona volta in tre anni è slittato. Il ministro Clini lo ha sospeso fino a dicembre 2013 (sì: più di un anno) per verifiche tecniche.
Nove rinvii più una sospensione a tempo indeterminato; 70 milioni di euro versati da 325 mila imprenditori italiani; 500mila chiavette Usb distribuite; 90mila black box installate: sono gli imponenti numeri calcolati dal quotidiano Metro, del fallimento del Sistri. E la Selex ora ha richiesto la cassa integrazione per tutti i dipendenti.
Sistri verrà rinviato, «al fine di consentire la prosecuzione delle attività necessarie per la verifica del funzionamento del sistema», ha fatto sapere Passera. Insomma, non funziona. O meglio, non funziona ancora. E questo nonostante i “click day”, giornate di prove generali reiterate a più ondate e tutte prima di ogni annunciata start up. I click day hanno prodotto via via risultati sempre contraddittori: se per il ministero dell’ambiente sancivano una «proponibilità del sistema, anche se con qualche criticità», il bilancio delle aziende è sempre stato di tutto altro avviso: il sistema non funziona. Numerose le “criticità” rilevate. Intanto, il segnale gps si perde sovente; poi la compatibilità con le chiavette usb con i computer poco chiara, poi la farraginosità del rilevamento dati.
E ancora: le black box fanno azzerare le batterie degli automezzi. Ma le aziende, obbedienti, hanno aderito, e pagato. Per tre anni il contributo annuale, poi per l’installazione delle centraline black box sui camio, poi per la formazione del personale, poi ancora per l’aggiornamento dello stesso. Non più tardi di un paio di mesi fa Conftrasporto scrisse a Monti, Passera e Clini una dettagliata lettera con tutti i problemi del sistema.
Adesso, presa coscienza del sostanziale fallimento del sistema, sta scoppiando la rabbia. Il Codacons sta riunendo le richieste di azioni risarcitorie degli operatori del settore e Federtrasporti sta organizzando un’azione legale di categoria.
Con il decreto sviluppo, il governo ha poi di fatto annullato il contratto stipulato tra il ministero dell’Ambiente e Selex Service, l’azienda del gruppo Finmeccanica che ha realizzato il sistema. Le imprese non dovranno più versare – almeno a partire dall’anno 2012 – i contributi legati alla loro presenza nel progetto. Ma chi restituirà loro i soldi già versati? Per adesso il punto è avvolto nel mistero.
«È una storia che va definita – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini– Ho chiesto la sospensione e non un’altra proroga al Consiglio dei Ministri in attesa di arrivare a verifiche decisive». La decisione per la sospensione è stata dunque presa per effettuare le verifiche richieste dopo il parere del Digitpa, l’ente nazionale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione. «Il Digitpa – ha aggiunto Clini – ha trasmesso al ministero le sue valutazioni solo lo scorso 16 maggio, alla vigilia dell’entrata in funzione del Sistri prevista dal 1 luglio 2012, dopo una serie di rinvii stabiliti a partire dal 2009».
Il parere di Digitpa, in particolare, solleva una serie di questioni in merito alle procedure seguite da parte del ministero per l’affidamento a Selex-Finmeccanica, della progettazione e realizzazione del Sistri, in merito ai costi ed al funzionamento del sistema. Il ministro ha trasmesso quindi la relazione all’Avvocatura dello Stato e al Comando del Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri per le valutazioni di competenza e ha inoltre richiesto agli organi competenti del ministero di effettuare una valutazione interna in merito a quanto osservato da Digitpa. Comunque, tra un rinvio e l’altro, l’Italia è ancora senza un sistema avanzato per la tracciabilità elettronica dei rifiuti, richiesto tempo fa dall’Unione Europea.
Nel frattempo la Selex, che ha organizzato una sezione di attività intera proprio per il Sistri, con call center dedicato, sofisticati sistemi di trasmissioni dati e di ricezione, sala operativa con monitor per la tracciabilità dei camion e delle discariche, si è trovata spiazzata e ha lanciato un braccio di ferro con il governo: la società controllata da Selex Elsag (Finmeccanica), ha deciso di richiedere una procedura di Cassa Integrazione Ordinaria per l’intero personale.
«La Cig – si legge in una nota – interesserà la totalità del personale inizialmente per 13 settimane, mentre il futuro dipenderà dalle decisioni del Ministero dell’Ambiente, a cui il decreto assegna la responsabilità di definire la nuova data di avvio del sistema, fermo restando la piena disponibilità di Finmeccanica a recepire le eventuali indicazioni del Ministero necessarie a rendere il sistema stesso ancora più rispondente alle esigenze degli utenti. L’azienda, con le sue risorse giovani e qualificate (il 64% della popolazione aziendale, con un’età media di 40 anni, è composta da laureati) – prosegue la nota – ripone notevoli aspettative su questo contratto, anche nella prospettiva di poter replicare il progetto e l’esperienza in altri settori e Paesi». Insomma: senza Sistri, tutti a casa. La palla, ora passa al governo.
*giornalista di Metro