Sono circa le undici del 25 febbraio 2012 quando il processo Mills, all’ultima tappa di una corsa travagliata cominciata cinque anni prima, si ferma per una breve pausa caffè. Poco più di un’ora dopo, il collegio dei giudici della X sezione penale del Tribunale di Milano si riunirà in camera di consiglio per decidere il verdetto nei confronti di Silvio Berlusconi, accusato di avere corrotto con 600mila dollari il legale inglese per fargli testimoniare il falso in due processi.
Come sempre accade in questi casi, avvocati, giudici e giornalisti si riversano al bar del Tribunale che entro pochi minuti, essendo un sabato, chiuderà i battenti. Tra le persone accalcate al bancone, due componenti del collegio, il presidente Francesca Vitale e uno dei due giudici a latere, Antonella Lai. Le due magistrate sorseggiano un caffè con Cristina Rossello, l’avvocato divorzista milanese che sta seguendo l’ex premier nella causa di divorzio con Veronica Lario.
La scena non passa inosservata a un cronista che avvicina l’inedito terzetto e si presenta alla Rossello, elegantissima nel suo chanel bianco con profili scuri. Il giornalista e l’avvocatessa scambiano qualche convenevole, poi la Rossello lo esorta con calore a scrivere bene del giudice Vitale e della decisione molto importante che prenderà di lì a breve. La divorzista del Cavaliere aveva assistito all’udienza in aula, a fianco dei penalisti dell’imputato. Una presenza che alcuni addetti ai lavori hanno giudicato singolare visto che civilisti e penalisti hanno poco a che spartire. Ancor più inusuale la scena di giudici e avvocato dell’imputato al bar, poco prima di una delicatissima camera di consiglio (senza voler pensare male, il giudice “deve apparire oltre che essere imparziale”, sancisce la legge).
Il collegio – oltre a Vitale e Lai c’è anche il secondo giudice a latere, Caterina Interlandi – alle 14 e 50 esce con il verdetto: Silvio Berlusconi viene prosciolto con la formula della prescrizione. L’episodio è stato ricordato in questi giorni nel Palazzo di Giustizia milanese, teatro di una velenosa e sorprendente coda del processo Mills. Vitale e almeno una delle due altre giudici rischiano un procedimento disciplinare perché avrebbero rallentato il processo, provocandone la “morte” per prescrizione, avvenuta il 15 febbraio, quando erano in corso le arringhe difensive. Non sono in discussione né il merito, né le motivazioni del verdetto, ma – chiarisce una fonte giudiziaria – il focus riguarda i “comportamenti” dei giudici.
La sentenza peraltro è definitiva, non essendo stata impugnata da nessuna delle parti. I sospetti sui magistrati sono stati addensati dal procuratore generale Manlio Minale che ha chiesto informazioni sull’atteggiamento dei giudici al presidente della corte d’appello, Giovanni Canzio. Se quest’ultimo dovesse ravvisare qualche irregolarità dovrà comunicarla alla Cassazione, titolare dei procedimenti disciplinari a carico delle “toghe”.
Lo scontro sui tempi del processo venne alla luce in tutta la sua crudezza l’11 marzo 2011, quando De Pasquale protestò contro la decisione della Vitale di sospendere il processo Mills un mese e mezzo per lasciare spazio alle udienze del caso Ruby: «La prescrizione è prossima, bisogna fare in tempo anche ad andare in appello e in Cassazione. Chiedo che venga fissata una road map. Se il 18 luglio posso fare la requisitoria, ce la facciamo». Secondo il procuratore generale, il processo sarebbe stato rallentato anche dall’accordo tra Tribunale e difese per fare udienza solo al lunedì in cambio della rinuncia all’allora premier ai legittimi impedimenti. Accordo che, tuttavia, ricorda Vitale nelle motivazioni, è stato condiviso anche dal presidente del Tribunale Livia Pomodoro.
Uno “strappo” certo, invece, si è consumato tra Vitale e uno degli altri due giudici a latere (Lai o Interlandi) che a metà del processo, nell’autunno 2011, ha depositato nella cancelleria una busta in cui esprimeva il suo dissenso su un’ordinanza che influiva sui tempi del procedimento. Questo documento verrà aperto solo se un giorno qualcuno chiederà i danni civili ai giudici del processo Mills.