Magliette, cappellini e pantaloncini con i loghi Nike e Adidas contraffatti. Non siamo a Napoli né in Cina, ma alle Olimpiadi di Londra 2012. Il presidente del Comitato olimpico egiziano ha infatti ammesso che gli atleti della nazionale del Cairo hanno ricevuto indumenti sportivi non proprio originali.
Il sospetto, in realtà, esisteva già. Su Facebook e Twitter se ne parlava da qualche giorno, con tanto di cinguettio di conferma da parte della nuotatrice Yomna Khallaf. Dal suo account l’atleta aveva fatto notare come il suo borsone sul davanti avesse il baffo della Nike, mentre sulla zip il logo con tre strisce dell’Adidas. «E ancora altre cose molto divertenti», aggiungeva. Alla fine, nonostante le lamentele rivolte ai funzionari del comitato, le atlete sono state costrette a pagare 2.000 sterline a testa per sostituire gli articoli contraffatti con quelli originali.
«Abbiamo comprato i vestiti da un rappresentante della Nike. Non puoi indovinare la differenza tra gli originali e quelli contraffatti», ha spiegato in un’intervista al giornale Ahram Online il presidente del comitato Mahmoud Ahmed Ali. «Tutti i prodotti Nike presenti sul mercato egiziano sono realizzati in Cina. Hanno tutti lo stesso logo, come fai a distinguerli?». Ali ha anche chiesto alla Nike di identificare il rappresentante che gli aveva venduto la merce e denunciarlo.
Peccato, però, che il presidente avesse già dichiarato alla Associated Press che la nazionale egiziana aveva «acquistato la merce da un distributore cinese, vista la situazione economica». Ali aveva spiegato che la merce originale era troppo costosa, considerato anche che gli atleti egiziani presenti alle Olimpiadi sono 112. La Nike ha fatto sapere che il distributore ufficiale dell’azienda in Egitto aveva inviato due comunicazioni ufficiali al Comitato olimpico egiziano, invitandolo a risolvere la situazione, ma che non aveva mai ricevuto risposta.