I qui presenti Alessandro Da Rold e Michele Fusco, tifosi autenticamente rossoneri, nonché autorevolissimi rappresentanti di mondi diversi – Da Rold espressione purissima del tifo curvaiolo, Fusco già direttore della comunicazione milanista nella stagione sportiva 86/87 – partendo da posizioni diverse seppur non antitetiche, giungono alla seguente, amara, conclusione:
Verificata l’intenzione consapevole da parte del dottor Berlusconidi smantellare la squadra, e probabilmente la società, nel tentativo neppure tanto nascosto di trasformare il Milan in un piccolo Bari, chiedono che il medesimo abbia la pubblica decenza di fare un passo indietro definitivo, lasciandoci lo splendido ricordo di un ventennio abbondante di successi unici e travolgenti che mal s’attagliano alla condizione poco dignitosa che si è venuta a creare con la cessione di giocatori fondamentali come Thiago e Ibra;
In subordine, gli scriventi chiedono – se inascoltati rispetto a dimissioni che comunque parrebbero inevitabili e doverose – che il Presidente abbia almeno il buon cuore di evitare qualsiasi contatto con il Milan e torni pienamente (come annunciato) a occuparsi della vita politica, visto che ha dichiarato ufficialmente che «me lo chiedono tutti gli imprenditori che incontro» (ma chi incontra ultimamente?);
Ulteriore subordinata, questa di esagerata importanza, èdi quantificare la liquidazione del geometra Galliani in modo da regalare al solido professionista l’onesta e spensierata pensione che merita ma soprattutto convincerlo definitivamente che un’epoca è passata e c’è la necessità di gente più moderna, più fresca, meno sdraiata sul padrone;
Detto delle subordinate, gli scriventi vogliono tornare, ancora per un momento, al punto centrale che anima questa «Lettera aperta» al Presidente Berlusconi. Con le sue dimissioni, gentile Cavaliere, e con la conseguente cessione della società a un altro, serio, imprenditore, noi (rossoneri) ci libereremmo anche di sua figlia Barbara che in questa casa comune ha fatto soltanto danni, gravissimi danni, a partire dal fidanzamento scellerato con l’ex giocatore di calcio Alexandre Pato (esattamente ex da quando si è messo con lei). Siamo certi che Lei immagina per la sua adorata Barbara un futuro più consono al lignaggio della vostra famiglia;
E quando si parla di altro imprenditore, saremmo ben lieti si trattasse di uno sceicco arabo, con tanto di velo bianco e anellazzi d’oro pure ai piedi, ben lieto di spender soldi per una grande squadra, nonché contornarsi di bellissime donne, più silenziose e meno invischiate politicamente delle signorine che il Cavaliere si è portato dietro in questi anni a San Siro. Ultima in ordine di tempo l’onorevole Mariarosaria Rossi, detta anche l’apicella regina, perché autrice di un ultimo drammatico coro per il Popolo della Libertà, un lontano ricordo delle canzoni del maestro di chitarra Mariano Apicella.
L’addio della triplice Galliani, Berlusconi e Barbara – caricatura stitica della ben più nota Giraudo, Bettega e Moggi – avrebbe anche un effetto benefico su una curva Sud ormai ridotta a un sottoscala di una festa del Partito Democratico: che ci sia ognun lo dice dove sia nessun lo sa. O meglio, una curva di tifosi che nel giorno del primo allenamento a Milanello intona cori per un Galliani prodigo a staccare biglietti gratuiti e il giorno dopo la cessione di Thiago Silva e Ibrahimovich prova a muovere velate critiche («Compraci qualcuno»), è un insulto a qualsiasi ultras del pianeta Terra.
Non ultimo ricasco della sua dipartita (sportiva), gentile Cavaliere, sarebbe l’automatico licenziamento dell’allenatore più scarso della storia rossonera (16 dicembre 1899), il signor Massimiliano Allegri, la cui impresa titanica di cedere Pirlo alla Juventus, considerato bollito in buona compagnia di Galliani, ha vinto a mani basse il “Minchia Award 2011”;
Detto tutto questo, Presidente, facciamo partire il cronometro del decoro rossonero. Ogni secondo perduto sarà per tutti noi un ulteriore avvicinamento al crepaccio della vergogna. Abbia un filo di cuore e ci restituisca la dignità.
Non più Suoi,
Alessandro Da Rold e Michele Fusco.