Stamattina sul Corriere Fabrizio Palenzona, il power broker all’incrocio fra Mediobanca, Unicredit e il business dei trasporti di terra e d’aria, si avventura in ardite piroette per difendere il sistema che rappresenta. Dopo improbabili paralleli fra tale mondo, messo alle corde dalle sue contraddizioni e dalle perdite, e la logica di mercato (che, ovviamente, non è immune da errori), Palenzona taccia di «italica furbata» chi rileva i guai giudiziari dei Gavio. Per farlo, li circoscrive a Tangentopoli, tralasciando, deliberatamente, quel che le indagini della Procura di Monza hanno fatto emergere di recente sull’affaire Penati-Serravalle. L’intervistatore, quello che voleva licenziare i padroni che distruggevano valore, non fa una piega, e gli porge un assist (“Salini ha parlato del nuovo campione nazionale delle costruzioni al premier Mario Monti”). La risposta di Palenzona, che a furia di citare Maranghi pensa di essere diventato banchiere pure lui, dimostra che il Nostro non teme il surreale: «Noi, invece, non cerchiamo benedizioni politiche». Palenzona, in effetti, le benedizioni politiche le dà.