Salverà il mare? Arriva la spugna mangia petrolio (ed è italiana)

Salverà il mare? Arriva la spugna mangia petrolio (ed è italiana)

Una spugna “mangia olio”. Questa la nuova speranza per pulire le acque inquinate, in arrivo dall’Istituto Italiano di tecnologia (Iit) di Genova. Quando in seguito ad un incidente in mare o nelle acque dei fiumi si verifica una fuoriuscita di sostanze inquinanti di natura oleosa, come il petrolio, ripulire le acque in modo da non avere danni sull’ecosistema è un problema tutt’altro che semplice da risolvere. E per adesso non si è ancora trovato un modo per farlo.

Per cercare di risolvere la questione, i ricercatori dell’Iit hanno creato una spugna capace di assorbire gli olii e separarli dall’acqua, attraverso l’utilizzo di campi magnetici. Lo studio è nato nei laboratori “Smart Materials” coordinato dalla ricercatrice Athanassia Athanassiou, al Center for Biomolecular Nanotechnologies (Cbn) dell’Istituto Italiano di Tecnologia presso l’Università del Salento a Lecce. La nuova spugna è fatta di materiali economici modificati con processi nano tecnologici facilmente trasferibili su scala industriale. La spugna è costituita da poliuretano un materiale usato per l’imballaggio e l’isolamento termico, trattato con nanoparticelle di ossido di ferro e di politetrafluoroetilene (noto come Teflon), processi che gli conferiscono proprietà magnetiche, superidrofobiche (repulsione per le sostanze acquose) e superoleofile (affinità per la sostanza oleose).

La realizzazione della “spugna mangia olio”, avviene in due fasi, che devono essere eseguite nella corretta sequenza. Prima si tratta il poliuretano con una soluzione colloidale contenente nanoparticelle magnetiche di ossido di ferro. Grazie alla struttura porosa del materiale, le particelle vengono assorbite al suo interno. Nella seconda fase la superficie della spugna viene arricchita di particelle di teflon, strofinandole sulla spugna con una spatola metallica, il che conferisce alla spugna una carica triboelettrica. Il risultato e un materiale capace di assorbire una quantità di olio che è 13 volte il suo peso.

«L’80% delle nanoparticelle introdotte nella schiuma può essere recuperato e riutilizzato» ha spiegato Athanassia Athanassiou «la nostra nuova spugna è un esempio di materiale innovativo, intelligente ed ecologico, in grado di rispondere a problemi importanti come l’inquinamento dell’ambiente».
 

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