Filippo Inzaghi potrebbe tornare all’Atalanta? Le indiscrezioni sono insistenti, la voce gira, tanto che si è arrivato a dire che si tratta solo di una questione di ore. Ma mentre l’entusiasmo cominciava a prendere piede negli ambienti nerazzurri, Pierpaolo Marino, il direttore generale dell’Atalanta Pierpaolo Marino, ha già smentito. Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo difensore Davide Brivio ha detto che «non c’è nessuna trattativa in atto» tra la società e il calciatore.
Eppure il sito TuttoAtalanta, per tutto il giorno, ha parlato di ritorno: ha dato cifre e condizioni. Un contratto lungo tutto un anno e, forse, anche la possibilità di allenare per i tre anni successivi, gli allievi. Pippo in nerazzurro, sarebbe stato un sogno, ma non solo. Rivederlo in campo avrebbe annullato gli ultimi sedici anni della squadra, una lunga avventura che è naufragata nella vergogna del calcio-scommesse, delle partite comprate, della penalizzazione nei punti, un film che si è concluso, in modo grottesco, con i carabinieri che inseguono il Capitano in mutande che cerca di scappare da casa sua. L’epoca Doni, l’uomo che aveva sposato la Dea, conquistato la folla, raggiunto le chiavi e la cittadinanza della città e svenduta per poche migliaia di euro, va dimenticata. Anzi, eliminata.
Ricominciamo, allora, dove ci eravamo lasciati, a quell’estate di sedici anni fa, quando Filippo Inzaghi e la Dea si separarono, e presero strade diverse. Lui aveva 24 anni e 24 reti fatte, un diploma di capocannoniere e un futuro radioso alla Juventus, al Milan e in Nazionale. Lei, invece, un destino di discese e risalite, di nuovi miti, di incantatori e seduttori. Forse è il momento che si ritrovino, e che Pippo, sul finale della carriera, segni ancora, sulla linea del fuorigioco, in nerazzurro. Cosa manca? La curva c’è, e anche Colantuono ha detto che avrebbe piacere ad allenarlo.