Addio agli “spicciafaccende”, Palermo dichiara guerra ai maghi delle code agli sportelli

Addio agli “spicciafaccende”, Palermo dichiara guerra ai maghi delle code agli sportelli

Gestiscono le file agli sportelli, velocizzano le pratiche burocratiche e si occupano di lunghe trafile amministrative che farebbero perdere la pazienza a molti. Si chiamano spicciafaccende. E come si può capire dal nome, la loro missione è quella di risolvere (spicciare) le faccende altrui: una specie di intermediari tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Un “mestiere” antico mai tramontato, soprattutto a Palermo, dove quella dello spicciafaccende sembra essere una delle occupazioni più diffuse in città.

Ma spesso lo spicciafaccende è un abusivo. Uno che si fa pagare in nero, traendo vantaggio dalle lungaggini degli uffici pubblici. Eppure il mestiere è sempre stato tollerato. Fino a ieri. Quando, come racconta l’edizione palermitana di Repubblica, la polizia del capoluogo siciliano ha multato due giovani che “dirigevano” i turni agli sportelli della banca nazionale del lavoro, in questi giorni impegnata nella distribuzione delle indennità per gli scrutatori e dei buoni libro per gli studenti con bassi redditi. 

I due spicciafaccende, entrambi disoccupati, dovranno pagare ora una multa di 308 euro a testa perché facevano «intermediazione abusiva», hanno scritto gli agenti. Secondo i poliziotti, avrebbero gestito in modo del tutto arbitrario una lunghissima fila, facendo passare avanti amici e parenti. E poi, chiedevano qualche euro per il servizio. 

I due sono stati notati da un agente in borghese, che ha chiesto subito loro di allontanarsi. Ma la folla in attesa ha cominciato a protestare. E non contro i due intermediari abusivi, ma contro il poliziotto, accusato di rallentare lo scorrimento della fila e quindi i pagamenti. Quando sono arrivanti anche gli altri agenti, i due spicciafaccende sono stati portati al commissariato. Dove, sopresi dal fermo, avrebbero rivendicato la loro lunga anzianità di servizio in diversi uffici pubblici del capoluogo siciliano. E uno dei due avrebbe addirittura spiegato di essere un figlio d’arte. 

Ora la questura promette che in tutti gli uffici pubblici palermitani verranno effettuati controlli per mettere fine all’antico malcostume. E gli spicciafaccende non sembrano avere scampo. Ma sarà proprio così?
 

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