“Ecco perché ci stiamo preparando al collasso dell’euro”

“Ecco perché ci stiamo preparando al collasso dell’euro”

Da quando sono aumentate le tensioni in Eurozona, lo Stato nordico sta correndo ai ripari per fronteggiare una vera e propria crisi valutaria, e non tollererà più altri stupidi salvataggi o una segreta unione fiscale. «Dobbiamo affrontare apertamente la possibilità di una disgregazione dell’euro», ha detto Erkki Tumioja, veterano ministro degli Esteri finlandese, esponente del partito socialdemocratico, una delle sei formazioni parte della coalizione attualmente al governo. «Nessuno – nemmeno il partito dei “Veri finlandesi” (euroscettici) – in Finlandia lo sostiene, ma dobbiamo essere preparati a questa eventualità», ha detto al Daily Telegraph. «I nostri funzionari hanno una sorta di piano operativo per ogni eventualità, come chiunque altro».

Le parole di Tuomioja sono le più schiette mai pronunciate finora da un ministro di un Paese membro dell’Eurozona. Mentre parla della crisi, sulla sua scrivania tiene una copia dell’Economist, sulla pagina c’è una foto di Angela Merkel che legge un finto report dal titolo “Come disgregare l’euro” e una didascalia che dice: «Tentata, Angela?». «È ciò che tutti pensano», afferma Tuomioja. «Tutti però concordano sul fatto che un frazionamento della moneta unica costerà molto di più sul breve e medio termine che gestire la crisi». «Mi lasci tuttavia aggiungere che un break-up dell’euro non significa necessariamente la fine dell’Ue. Anzi, l’Europa potrebbe funzionare molto meglio», afferma descrivendo la corsa all’unione monetaria degli anni ’90 come un eccessivo balzo politico rispetto alla forza di gravità dell’economia di allora. Nel tentare di tenere insieme una coalizione eterogenea, la Finlandia è risultata il più inamovibile tra il blocco dei Paesi creditori dell’Eurozona. Basti pensare alle sue prese di posizione sul collaterale richiesto alla Grecia e alla Spagna in cambio dei prestiti di salvataggio. 

La coalizione attualmente al Governo si muove sopra uno strato di ghiaccio molto sottile da quando gli elettori si sono avvicinati ai partiti euroscettici. I “Veri Finlandesi” hanno raggiunto il 19% nelle elezioni dell’anno scorso: «I contribuenti sono estremamente arrabbiati» gridò all’epoca il loro leader Timo Soini. «Non ci sono regole su come uscire dall’euro, ma è soltanto una questione di tempo perché questa camicia di forza monetaria sta causando la miseria per milioni di persone e distruggendo il futuro dell’Europa», ha detto Soini. Aggiungendo: «È una catastrofe, stiamo andando in bancarotta ma nessuno in Europa vuole essere il primo ad uscire e assumersi le proprie responsabilità». 

Come gli altri Stati membri, anche la Finlandia ha il potere di veto per bloccare le misure di salvataggio. Tuttavia, a differenza degli altri, ogni ulteriore piano di salvataggio, incluso il bailout spagnolo, deve passare la ratifica da parte del parlamento. Il tema della disgregazione dell’euro potrebbe tornare prepotentemente in cima all’agenda quando, il prossimo ottobre, gli ispettori della Troika composta da Ue, Bce e Fmi riferiranno sul rispetto della tabella di marcia imposta dall’Europa alla Grecia a condizione dei due piani di salvataggio. Gli appelli di Atene per avere altri due anni di tempo per allungare il proprio regime di austerità sono stati oggetto di una strenua opposizione da parte dei creditori. 

«Sta alla Grecia decidere se voler stare nell’euro o meno», spiega Tuomioja, aggiungendo: «Noi non possiamo forzarla ad uscire. Possiamo tagliare i prestiti, ma ciò porterebbe al fallimento. Oppure possiamo speculare se ciò implicherà l’uscita dall’euro. Nessuno saprebbe come limitarne le conseguenze». Il ministro finnico ha spiegato poi che il suo Paese bloccherà ogni tentativo di spogliare il meccanismo salva-Stati Esm dal suo status di creditore senior, «una mossa che complicherebbe enormemente gli sforzi per far ritornare gli investitori a comprare bond italiani e spagnoli». «I prestiti concessi dall’Esm hanno la priorità. Per noi è una condizione non negoziabile. Siamo molto preoccupati per il fatto che le regole dell’Esm possano cambiare». Tumioja ha il sospetto che la “banda dei quattro” – compresa la Bce di Mario Draghi – stia cercando di intrappolare gli Stati membri in una qualche forma di unione fiscale: «Non mi fido di loro», osserva Tumioja. 

Due settimane fa Mario Draghi ha spiegato che la priorità dei creditori sarà «affrontata» nell’ambito del piano Bce-Esm per acquistare congiuntamente bond. Molti funzionari europei hanno sostenuto che all’ultimo summit europeo di fine giugno c’è stato un accordo sull’anzianità dello status di creditore dell’Esm, accordo poi smentito da Finlandia, Olanda e Germania. Gli avvertimenti sull’Esm sono stati ripresi da Miapetra Kumpula-Natri, presidente del Comitato europeo del Parlamento finnico, che la tenuta dei salvataggi è vicina ai limiti. «La nostra legge approvata quest’estate dice che l’Esm ha la stessa priorità del Fmi come creditore. C’è un chiara comprensione di questo aspetto. Qualsiasi cambiamento significherebbe che il Parlamento dovrebbe approvare una nuova legge, eventualità molto difficile perché i rischi sarebbero più elevati». 

La seniority dei creditori europei è diventato un tema estremamente sensibile per i mercati dopo che la Bce e l’Europa si sono rifiutate di iscrivere a bilancio le perdite derivanti dalla ristrutturazione del debito ellenico, mentre i fondi pensioni e le assicurazioni hanno perso il 75% dei loro investimenti. I critici sostengono che tale accordo è un precedente fatale, che alimenterà ulteriori fughe di capitali dalla Spagna e dall’Italia. 

Kumpula-Natri sostiene che la Finlandia non può spingersi oltre. «C’è una sensazione condivisa che ci deve essere un limite. Non so dire se esso sia al 10% del Pil, o altro. Non c’è niente di scritto. Ma è chiaro che un piccolo Paese (come il nostro, ndt) non può continuare ad aiutare gli altri in eterno».

(traduzione a cura di Antonio Vanuzzo)

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