Nelle Generali si comincia a muoversi qualcosa. Anche se, per ora, non sembra andare verso la rinconquista della «leadership mondiale» annunciata ai dipendenti da Mario Greco al momento dell’insediamento, tre settimane fa. Il neo amministratore delegato, voluto dai grandi soci in sostituzione di Giovanni Perissinotto per rilanciare il gruppo, accelera sulla strada delle dismissioni per liberare capitale e migliorare la redditività.
Di ufficiale, va detto, non c’è ancora nulla. Solo indiscrezioni. Stando all’agenzia americana Bloomberg, comunque, la compagnia triestina avrebbe conferito mandato alla Citigroup per cedere la controllata americana Generali Usa Life Reinsurance. Il processo di vendita dovrebbe partire a settembre e la società, che opera nel campo della riassicurazione “vita”, potrebbe valere fra 800 milioni e 1 miliardo di dollari. Negli Stati Uniti le Generali sono presenti inoltre con una filiale a New York.
Sebbene le Generali non abbiano confermato né smentito la notizia (peraltro già ipotizzata in passato), va ricordato che già in occasione della presentazione dei risultati semestrali, lo scorso 2 agosto, Greco aveva detto di essere impegnato a lanciare una «attenta revisione della strategia del gruppo e del portafoglio di attività», e che «qualsiasi decisione sulle dismissioni» sarebbe stata presa nell’ambito di tale revisione. Per di più, la compagnia sta cercando di venire a capo della vendita della partecipazione del 69,13% nella israeliana Migdal, dopo che il compratore, secondo la stampa locale, ha chiesto la revisione al ribasso del prezzo inizialmente fissato a 814 milioni di euro.
Sullo sfondo resta poi la vendita di un’altra partecipata estera, la svizzera Bsi, per un valore stimato di circa 2 miliardi di euro. Anche qui è stato dato mandato a una banca d’affari (alla Jp Morgan). Sommando i valori delle tre cessioni si potrebbe arrivare a un valore cospicuo, oltre 3,5 miliardi: un valore non molto distante dai quei 5 miliardi di aumento di capitale che secondo diversi analisti sarebbe necessario perché le Generali mettano definitivamente in sicurezza i requisiti patrimoniali. A fine luglio il margine di solvibilità era al 133% contro il 120% suggerito dall’Isvap.
Sventare la necessità di un aumento di capitale, d’altra parte, era una delle preoccupazioni dei grandi soci delle Generali, da Mediobanca al gruppo De Agostini a Caltagirone. E anche una delle tante ragioni che avevano provocato frizioni con l’ex amministratore delegato Giovanni Perissinotto. Probabilmente, per ora, Greco ha scelto di mandare segnali rassicuranti, che allontanano lo spettro di una ricapitalizzazione che aprirebbe parecchie falle nei portafogli dei grandi azionisti, molti dei quali hanno investito a prezzi compresi fra 20 e 30 euro. Bisognerà comunque attendere il nuovo piano strategico per sapere se, al netto delle cessioni, le Generali di Greco avranno davvero voglia di «avviare la fase di crescita e di sviluppo» promessa dal nuovo amministratore delegato.
La Borsa ha comunque apprezzato. Ieri il titolo Generali ha guadagnato il 4,81% a 11,54 euro, ai massimi dallo scorso aprile. La performance si spiega, soprattutto, con la discesa dello spread fra Btp e Bund sotto 410 punti. Contrazione che impatta direttamente (positivamente) sul valore del portafoglio dell’assicuratore triestino, esposto per circa 50 miliardi su titoli di Stato italiani.
Twitter: @lorenzodilena