Accade anche questo: che la riforma Fornero venga congelata da un magistrato. Possibile? In questo caso sì. A Oristano è stato accolto il ricorso presentato da 50 professori, che denunciavano una discriminazione nei loro confronti operata dalla legge Fornero. Il tutto basato su una disquisizione, in punta di diritto, che verte sulla differenza tra anno solare e anno scolastico, che, però, appare decisiva. Il sistema pensionistico, per i docenti, segue l’anno scolastico, e non quello solare. E, di conseguenza, anche la messa a riposo degli insegnanti. Un punto forse trascurato dal decreto, contro cui i 50 docenti sardi hanno deciso di ricorrere, avendo conseguito l’età pensionabile il 1 settembre 2012, chiedono di andare in pensione. Per capirsi, se la riforma fosse stata fatta nella prima metà del 2011, non l’avrebbero scampata. Il problema però è un altro: è possibile bloccare un intero provvedimento con un ricorso? Una riforma (fondamentale) come quella delle pensioni può annegare sotto una pioggia di appelli ai giudici del Lavoro? Secondo Tiziano Treu, giuslavorista ed ex ministro dei Trasporti, il rischio è molto limitato.
La riforma Fornero congelata. Possibile?
Innanzitutto, stando a quanto risulta, si tratta di un caso isolato. E il giudice ha interpretato, a mio avviso male e in modo molto strano, la legge. Ha fatto leva su un caso che, in sé, è un’eccezione. Ma la rassicuro: la riforma non è in pericolo, perché il giudice non ha il potere di modificare la legge. Può solo interpretarla, in modo anche poco condivisibile, ma non può annullarla. Per questo, ci sono altri organi.
Ma intanto si parla di congelamento per i 50 professori. Cosa potrebbe succedere?
Intanto, il ricorso non è ancora accolto per via definitiva. Il giudice deve ancora confermarlo. Poi, però, lo si può impugnare. E via via, si sale di grado. Ma solo la Corte Costituzionale può intervenire sulle leggi, gli altri possono applicarle interpretandole. Ma intanto la riforma non si ferma.
Però altri, seguendo questo precedente, potrebbero fare ricorsi analoghi.
Certo, il rischio c’è. Ma solo nel caso analogo. E poi è tutto ancora da decidere. Il giudice non ha il potere di bloccare una legge. Da Montesquieu in poi, i ruoli sono definiti: la politica fa la legge, il magistrato la applica.
Ma nel caso di Milano, come Area C, per fare un esempio, il provvedimento è stato sospeso.
Sospeso, appunto non respinto. In questo caso il verdetto è ancora da dare, tra poco ci sarà la decisione finale. Il punto è che anche le leggi devono essere giuste, e anche se non credo che questo sia il caso, anche Pisapia può sbagliare. Però il ricorso è importante: non si può farne a meno, sarebbe un regime totalitario.
Questo è chiaro. Però spesso in Italia la politica viene frenata da ondate di ricorsi. In queso caso non si manifesta un potere della magistratura molto forte?
No. In tutti i paesi civili è così. Anche all’estero i ricorsi dei cittadini (e i magistrati) possono intervenire su leggi importanti. Il problema, semmai è con i tempi della giustizia, che sono molto lunghi. Anche se, devo dire, nel caso di Area C sono stati molto veloci.
In Italia però c’è anche il problema che le leggi sono tantissime.
In Italia ci sono molte leggi, ma queste cose non cambiano anche se ce ne sono poche. I giudici applicano e interpretano la legge, e possono farlo in modo anche discutibile. Intanto, però, le leggi vanno avanti, e ci mancherebbe. E questo vale anche per la riforma Fornero.
Resta sempre il dubbio, che le lungaggini della legge contrastino con l’azione della politica, cui spetterebbe il primato.
Eppure, ripeto, fin dai tempi di Montesquieu è così: il politico fa le leggi, il giudice le applica. Il problema, parlando in generale, è che il politico faccia buone leggi. Poi, ci possono essere i ricorsi, proprio perché il principio è sacrosanto. Eccessi? Forse. Ma io, almeno in questo caso, non drammatizzerei.